Un moderno comtrappasso

Un moderno contrappasso

‘Ding’ breve, ‘Ding’ esteso, pausa, ‘Ding’ breve, ‘Ding’ breve, ‘Ding’ esteso, pausa prolungata. Questo era il contemporaneo surrogato del codice Morse che Frank cominciò a diffondere nella sala di lettura della biblioteca quel pomeriggio. Sonori ‘Mi Piace’, roboanti ‘Super Mi Piace’ e silenziosi rifiuti, tutti celermente assegnati tramite smartphone su Binder, l’App per incontri definitiva. Ben presto nella sala fece eco la risposta di tanti telefoni intelligenti che appartenevano ad altrettante donne di varia età, immerse nella lettura con un occhio solo. Quella sequela di notifiche era l’inevitabile risposta ai messaggi in codice di Frank, con la sua incontestabile volontà di approccio. Binder infatti non era un’App di incontri come tante, basate sull’antiquata aspettativa di dover realmente piacere all’altra parte per ricevere il suo apprezzamento. Il suo innovativo sistema permetteva invece di soddisfare l’immediata volontà dell’utente di notificare chiunque desiderasse e da cui fosse desiderato. Questo a condizione che l’utente in questione fosse disponibile a sborsare per un abbonamento mensile pari a buona parte di uno stipendio comune; ma per Frank lo scialacquare non era un problema, aveva il privilegio di poter attribuire qualsiasi valore alla propria autostima grazie a una situazione economica fortuitamente prosperosa. L’App inoltre aveva un sistema di localizzazione in grado di rintracciare gli altri utenti più vicini all’utilizzatore senza alcun margine di errore. All’acquisto, Frank lesse una delle linee guida degli sviluppatori che recitava: «Si consiglia l’uso in luoghi pubblici affollati e silenziosi per ottenere il massimo effetto!», per questo motivo si ritrovò nella biblioteca quel pomeriggio, molto soddisfatto dal risultato ottenuto con il semplice movimento di un dito sullo schermo. Dunque si susseguivano tutt’attorno squilli frequenti; da frequenti diventarono presto continui, poi inevitabilmente ininterrotti. Una monotona cantilena di notifiche rimbombava ormai incontrastata fra quelle pareti, quindi Frank pensò che qualcosa cominciava a essere fuori controllo mentre il display del telefono si riempiva di cuoricini. D’istinto staccò definitivamente il dito dallo schermo, senza risultato: la successione di squilli era inarrestabile.

«Allora, cos’è questo casino? Dovrebbero vietarvi di portare i telefonini qua dentro!». Il rimprovero non proveniva da qualche anziano antitecnologico, bensì da coetanei di Frank che esigevano il silenzio adatto all’ambiente. Ormai vittima di palese imbarazzo egli si affrettò a chiudere l’App. Seguì un silenzio non più lungo di un paio di secondi: «Le notifiche pop-up di Binder sono sempre attive!» recitò poi un nuovo messaggio a schermo; non c’era modo per disattivare quel servizio, come Frank si rese subito conto. Provò a spegnere il telefonino, ma nulla da fare: «Chiusura del servizio di Binder in corso. L’operazione potrebbe richiedere da qualche minuto a svariate ore, si prega di attendere per non perdere alcuna notifica!» fu l’ultimo messaggio, poi giù di nuovo squilli su squilli a discapito di ogni tentativo di Frank di silenziare il cellulare, che non rispondeva più ad alcun input.
Chi era interessato alla pace del luogo si fece avanti con aria non troppo pacifica. Frank capì che doveva uscire da lì, però nel farlo si ritrovò nelle figurate vesti da pifferaio di Hamelin, mentre conduceva fuori dalla biblioteca quell’indesiderata truppa di squillanti telefonini e relative proprietarie: tutte lo seguivano senza comunque staccare occhi e orecchie dagli apparecchi. Poteva forse Frank approfittarne per conoscere dal vivo quelle donne dall’apparenza entusiasta? Sembrava proprio di no, perché il suo ruolo mutò in quello di popolo eletto in fuga attraverso il Mar Rosso, mentre cercava d’infilarsi nella variegata folla femminile: tutte si spostavano compatte e distanti dai fianchi di lui. Frank capì infine di non poter avere alcun contatto fisico con l’oggetto del desiderio, finché il suo cellulare avesse continuato ad avvisarlo senza sosta che c’erano stati contatti virtuali; ognuna di loro era ipnotizzata dall’immagine che aveva di lui sul proprio smartphone, mentre la presenza in carne e ossa era come ripudiata. Non aveva neanche la possibilità di rimuovere la batteria per far cessare quella nenia incantata e i suoi ipnotizzanti effetti, perché il suo modello di telefonino non lo permetteva. Cominciò allora a incamminarsi verso casa, per fortuna non molto distante. Fu costretto ad accelerare man mano il passo mentre quella caotica processione dietro di sé lo seguiva a regolare distanza. Inoltre da ogni angolo della strada spuntavano nuove donne con le mani sullo smartphone a rimpinguare quella marcia, fino al punto in cui a Frank, ormai a passo di corsa e sulla soglia della nevrosi, sembrò che anche uomini, animali e artefatti della strada si aggregassero agli instancabili inseguitori, tutti sonorizzati da notifiche proprie. Arrivato finalmente a casa lasciò l’esercito babelico dietro la porta senza che esso rompesse comunque le proprie righe; attendevano soltanto il ritorno del loro condottiero, implacabili e tutt’altro che silenziosi.
A quel punto Frank capì di essere al limite della sopportazione. Cacciò un urlo liberatorio tenuto fino all’ultimo rantolo, con lo stato mentale di chi è convinto di aver quasi del tutto perso il senno e di avere un ultimo barlume di lucidità sufficiente per rendersene conto. Riuscì comunque a trascinare il telefono all’orecchio, nonostante l’insopportabile tiritera sonora diffusa ormai ovunque nell’aria intorno a lui, con lo scopo di fare almeno una chiamata, una sola chiamata alle uniche persone che, ne era convinto, avrebbero potuto salvarlo: aveva digitato il numero dell’assistenza di Binder, raggiungibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Fu un incredibile e inaspettato sollievo per Frank constatare come l’avvio della telefonata avesse imposto il silenzio assoluto attorno alla sua persona. Aveva lo stato d’animo di un beato, nel sentire nient’altro che gli squilli indicanti la chiamata in corso, prima che una voce serafica di donna, in apparenza affabilissima, rispondesse con laconiche parole:
«Gentile cliente, dovrebbe sapere che la nostra App è stata sviluppata al solo scopo di accontentare chiunque ambisca alla soddisfazione della propria vanità senza comunque conoscere persona alcuna. Le facciamo i complimenti per aver scelto noi e aver quindi ottenuto l’accesso al girone dei narcisisti più esclusivo!»
Dopodiché ‘tuu tuu’, chiamata terminata. Quindi tutto tornò come poco prima, e giù notifiche su notifiche.

Foto di copertina di Frannifer

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Giovanni Ricciardi, classe 1988, nato e cresciuto tra i paesaggi brulli del Gargano, rimasto in Puglia per studio e attualmente trapiantato in Veneto per lavoro. Appassionato di lettura e talvolta di scrittura, a scapito di occupazioni dalle priorità forse maggiori. Un paio di miei raccontini son stati pubblicati sulle riviste online Tuffi e Foga.

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