«Domenica ricomincio a correre».
«E la caviglia?»
«Non mi fa più male».
«Però comincia gradualmente».
«Certo, non ti preoccupare. Non vedo l’ora».
Enrico fa cenno di sì e non commenta ulteriormente. In cuor suo è ben felice di quella decisione, e quanto gli sono mancate quelle domeniche mattina! Il fatto è che adora fare sesso con sua moglie quando torna dalla corsa. Il viso arrossato, i capelli in disordine, il corpo accaldato: fantastica siano l’effetto dell’eccitazione, non dell’attività fisica, e accendono il suo desiderio come nient’altro. Perché, purtroppo, ormai si è arreso: sua moglie non è proprio interessata al sesso. Per anni ha tentato di risvegliare in lei una seppur minima reazione. Ha cercato di escogitare le più ingegnose posizioni e scandagliato quel corpo centimetro per centimetro con ogni estremità prensile o tattile del suo corpo. Niente, alla fine ha rinunciato; al massimo riesce a evocare quei gridolini che arrivano precisi come un orologio proprio quando lui sta per finire, la cui puntualità tradisce la natura fittizia e ormai intristiscono ogni suo orgasmo. Da tempo ormai compensa la mancanza di partecipazione di sua moglie con la fantasia, di quella per fortuna è ben provvisto, immaginando che al posto della sua compagna algida ci sia di volta in volta una delle varie donne a cui, nel corso della sua vita, ha saputo risvegliare un interesse. Storie vecchie, come le sue compagne di scuola o di università, o incontri più recenti, come la cassiera del supermercato: non crede di sbagliare, ultimamente gli fa il filo. Si sente in colpa per questo? Per niente, anzi sua moglie dovrebbe essergliene grata, visto che la tradisce solo con il pensiero! Comunque è un’attività deprimente, gli sembra di essere arrivato ad aver bisogno di un porno per consumare un rapporto soddisfacente. C’è rimasta la corsa: quando sua moglie torna un po’ sudata, con i capelli arruffati, con quella spossatezza che può immaginare dovuta alla lascivia, non ha bisogno di pensare ad altre donne e anche i suoi gridolini, in quel contesto, riesce a crederli spontanei.
Eleonora apre gli occhi. Enrico ancora dorme, constata soddisfatta. Sbadiglia e si stiracchia. Se riesce a prepararsi in silenzio, magari ce la fa a tornare prima del suo risveglio e a far subito la doccia. Perché Enrico smania di fare l’amore con lei al ritorno dalla corsa, quando è ancora tutta sudata e sicuramente anche maleodorante, una pratica che le sembra un po’ malata. Chissà che gli prende la domenica mattina, proprio non riesce a capirlo. Ogni volta lei tenta di temporeggiare, gli chiede di aspettare che si lavi, che fretta c’è, hanno tutta la mattina a disposizione, ma niente, non c’è verso. Sta diventando una fissazione. E fosse solo quello. Perché, purtroppo, ormai si è rassegnata: suo marito non è proprio portato per il sesso. Ha questa idea di erotismo atletico, come se tutto dipendesse dal grado di complicazione posturale che riesce a imprimere ai loro amplessi. Alla fine Eleonora ha l’impressione di essere impegnata in una prova ginnica. Il tutto in un rigoroso silenzio. Mai una parola o un’espressione che testimoni la sua partecipazione. È come fare sesso con un manichino, una macchina priva di anima impegnata in un’attività il cui scopo a volte le sfugge. Ma lei fa l’amore anche con il cervello, forse soprattutto con quello, e ha bisogno che l’altro le parli e le racconti il suo piacere e come lei riesce a evocarlo. Ha anche tentato di spiegarlo a Enrico e lui, con buona volontà, ha provato a dire qualcosa ma le sue parole le sono suonate fasulle, prive di risonanza interiore. Evidentemente è un’attitudine che deve nascere spontanea, altrimenti non funziona. Allora, è meglio immaginarsela, quella partecipazione, e per fortuna la fantasia non le manca. Ha avuto un amante che come nessun altro è riuscito a farla sentire desiderata e capace di dare e ricevere piacere. È triste ammetterlo, ma quando si rende conto che l’esibizione atletica di Enrico sta per concludersi, chiude gli occhi e rievoca nella mente le parole infuocate del suo antico amore, che hanno saputo accendere il suo desiderio e che a tanti anni di distanza ancora sono capaci di farlo.
Enrico si sveglia. A giudicare dalla luce che filtra dalle tapparelle deve essere piuttosto tardi. Eleonora è sdraiata al suo fianco, di spalle. Aveva detto che sarebbe andata a correre, evidentemente non se l’è sentita, pensa deluso. Allunga comunque una mano verso sua moglie. I riccioli sulla nuca sono un po’ inumiditi. Una luce di speranza si accende nei suoi occhi.
«Buongiorno. Allora sei già andata a correre?»
Sposta la mano sulla schiena e la sente bollente. Comincia ad accarezzarla.
«Macché. Avrei voluto, ma non sono riuscita ad alzarmi. Non mi sento bene. Mi brucia la gola, devo avere la febbre. Speriamo che non sia il Covid, ho sentito che i casi stanno risalendo».
Enrico si blocca e ritira la mano. Guarda le sue dita, lievemente inumidite.
«Vado a prepararti il caffè».
E schizza fuori dal letto.
Immagine di copertina da pexels cottonbro studio