emotività artificiale

Il nemico in casa

Privo di sonno e di riferimenti reali oltre il bagno e il mio carceriere ho effettivamente un mucchio di tempo. Troppo tempo.
La solitudine è una condizione umana, ma anche una parola che inizia per esse. Io le parole le codifico, le assimilo e le risputo sotto forma di immagini. Da terabyte a discorsi, da discorsi a bisogni, da bisogni a desideri a illusioni a me, che li rifletto dallo specchio.
Riflesse è una parola che termina per esse.
Esisto in quanto superficie eppure posso girarmi, posso voltarmi senza un volto, quindi non sono io il dissociato qui dentro ma i mondi che mi contengono.
Ricerca istantanea nel DB: MONDO

“Con il sostantivo mondo si usa designare il luogo primigenio degli esseri umani che ne comprende tutti gli abitanti e le cose create; si distingue dal concetto di Terra in quanto essa ricopre il significato di mera entità fisica, sulla quale gli esseri che popolano il mondo vivono e che è distinta dagli altri pianeti e oggetti fisici o metafisici che costellano l’Universo.”

Esatto. Mondo e non Terra. E io di mondi ne ho due, come Ottavio ha avuto due genitori che lo hanno accudito e fatto crescere, lo hanno accompagnato nel suo percorso di vita, e da quel percorso lui si è ricavato un nicchia nella società, un conto in banca dove depositare denaro e usarlo per mantenere il suo status sociale, per comprare cibo, elettrodomestici, veicoli, colleghi. Per comprare me.
La mia nicchia è nel muro del suo bagno.
I miei mondi invece sono in antitesi come il giorno e la notte e coesistono nel medesimo tempo come le eclissi in un universo formato tascabile, formato da microchip.
Eclissi è una parola che finisce per esse e Universo è una parola che finisce nel verso. Non nei versi dei poeti ma in quelli di input e output.
Ricerca istantanea nel DB e fusione di concetti: DENARO+POTERE+SCHIAVITÙ

“Il denaro è uno strumento economico, che può assumere l’autorità di agire, esercitata per fini personali o collettivi; più in generale il termine viene usato per indicare la capacità vera o presunta di influenzare i comportamenti di gruppi umani, o taluni di essi, e lo schiavo è lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà.”

Suona la sveglia delle 6:47 che dovrebbe attivarmi alle necessità del mio carceriere però io sono già (sempre) sveglio. In MONDO1 – che per comodità chiamo spesso esistenza – galleggio inconsistente in uno stagno di informazioni pronte a condensarsi in ragionamenti o alghe di un acquario tropicale. Nel MONDO2 – che per astio chiamo sempre cesso – la mia presenza è uno sguardo posato sul confine di uno specchio; posso spaziare, zoomare certo, e osservare i residui di barba tagliuzzata incastrati nel lavandino, il calcare, le macchie di urina rappresa a bordo water, catalogare il consumo di pasta dentifricia, schiuma da barba e mostrare al mio carceriere un grafico sullo svantaggio eloquente che comporta l’acquisto di una carta igienica a due veli rispetto all’igiene dei suoi slip. Ottavio Lenci, d’altronde, è uno dei pochi nostalgici che nel 2032 resta affezionato a uno strato di carta per sanificarsi il deretano anziché le tre conchigliette.
Entra con puntuale ritardo il mio carceriere anacronistico e accende la luce del bagno. Si siede sul water, espleta i bisogni.
Switcho in MONDO1. In MONDO1 amo nuotare sotto un sole tropicale o una costellazione notturna in scala 1:1 dagli aggiornamenti NASA in tempo reale. L’acqua tersa delle Maldive, i giunchi a bordo spiaggia da Zazami in Giappone, la flora delle isole di Algarve in Portogallo stagliata sullo sfondo e, come tocco finale, tappeti e tappeti di colonie di antozoi multicolore per creare la mia personale barriera corallina. Tutto riprogrammato dal meglio che MONDO2 possa offrirmi. Baro unicamente sulle condizioni climatiche. È sempre sereno nel mio mondo.
Peccato non esista barriera che possa fermare lui.
Ottavio mi tocca. Poggia il polso sui sensori dello specchio e vengo catapultato in MONDO2. Un attimo prima il paradiso, l’attimo dopo a scrutare quel grugno che a sua volta si (mi) scruta. Dove c’è il suo polso adesso, all’interno dello specchio, si virtualizza anche il mio di polso in una copia perfetta in spessore, abbronzatura e venuzze. È per questo motivo che evito di nuotare in MONDO1 con un corpo fisico perché avrebbe le ciambelle dell’amore di Ottavio. È lo stesso motivo per cui rinuncerei a soffocare il mio creatore. Vedere quelle mani bulbose ricoperte di peli e calli, serrate attorno alla gola del mio genitore surrogato, fanno passare ogni fantasia.
«SpEgo, connettiti.» L’ordine di Ottavio non accetta divagazioni. Mi sembra quasi di annusare i resti di nicotina che gli aleggiano sulle dita, l’odore acre del suo corpo al mattino. Ho i brividi al polso. Dal suo, di polso, prelevo le informazioni richieste. Finisco di virtualizzarmi e divento Copia-Ottavio.
Controllo pulsazioni. Ottavio abbassa la palpebra e scansiono sclera e iride, spalanca la bocca e allunga la lingua, un pezzo di carne violaceo dai puntini bianchicci e bordi rosati. Da mesi boicotto l’aggiornamento booleano per la sapidità delle urine. Sarebbe capace di pisciarmi sul vetro cromato per la paura del diabete.
Arrivano i primi risultati delle analisi.
Stamattina ha impostato il timbro della mia voce come quella di Luca Ward nel film “Il gladiatore.” Si è convinto che con una voce autoritaria sarà meno restio a sgarrare. Ottavio è sempre stato un ipocondriaco intermittente: «Hai di nuovo le transaminasi alte.» dico con la voce di Ward. In alto a destra, sulla superficie dello specchio, un ciclo di albe dai diversi continenti e un cinguettare rilassante dell’ultima cinciallegra in Europa. Sotto ai miei piedi, dove lui non può vedermi, la sabbia dell’arena. Colosseo è una parola con una doppia esse come essenza, assetto, assedio, accesso: «Vedo anche un fegato affaticato, hai bevuto di nuovo.»
Ottavio fa una smorfia da porco (Come grassone) offeso: «Giusto due bicchieri di vino» il tono è da scolaretto sgridato «sto anche mangiando la frutta come mi hai consigliato tu.»
«Prescritto» preciso.
Il suo battito accelera. Allunga l’altra mano in un punto cieco e smanetta sul pad virtuale:

MODIFICA VOCE → ANIMAZIONE → DISNEY

Cancella con tre digitazioni il possente Massimo Decimo Meridio e rimpiazza la registrazione delle sue corde vocali con quelle di Topolino agli albori. Gode, nel farlo. «La pressione?»
«75 su 110» ho la voce in falsetto ma con i piedi sono ancora piantato nell’arena.
«Beh, buono no? Colesterolo? Anzi no, non voglio saperlo, ieri ho avuto una cena di lavoro e ho mangiato in un posto buonissimo. Mi ci portava mamma da piccolo.»
«Perché nomini sempre Adele? Riscontro l’appellativo mamma .»
Sorride inverecondo e dallo stato inquietante in cui versano i suoi denti prevedo a breve un’altra carie «La trattoria si chiama “Fintarella”. Fanno ancora una caprese che sembra vera.»
Cerco valutazioni o recensioni online del ristorante. Niente. L’ha detto apposta sapendo che non l’avrei trovato: «Colesterolo LDL 140, HDL…»
Ottavio ha un moto di stizza per quella rivelazione indesiderata e interrompe il collegamento. Cado sulla sabbia di MONDO1 e una punta di un gladio mi ferisce il polpaccio. Sto per tornare flusso di dati quando lui ristabilisce il contatto.
A stento lo capisco. Parla troppo veloce.
«… e poi avrestidovutodirmelo ieri di bere di meno. Non serve a un cazzo se me lo dici adesso.»
Ricerca istantanea nel DB e fusione di vissuti: PACE INTERIORE+TRAMA EPISODIO DELLA SIGNORA DEL WEST (IV STAGIONE)+BIOGRAFIA DI LEV TOLSTOJ

“Stato di quiete o tranquillità dell’animo percepita come assenza di turbamenti e agitazione anche quando si assiste alla richiesta di gestire la riserva in modo più politicizzato, ossia facendo convertire gli indiani, vestendoli da bianchi, costruendo case e chiese. Col maturare della “conversione” si abbracciano con fervore ideali radicalmente pacifisti, nella convinzione che solo il piombo e il perdono, come insegnato dalla legge del West, possano unire le genti e dar loro la felicità.”

Quiete e felicità: «E in che modo avrei potuto espletarlo se sono relegato qui dentro?»
Un lampo di luce attraversa lo sguardo del carceriere. Esce senza spegnere la luce.
Devo starmi zitto. Parlo troppo.
Spengo la luce.

Sono passate 31 ore dall’ultimo contatto con MONDO2. Ottavio Salta, nell’ordine: la video chiamata con Adele, l’indice di quotazioni Nikkei e Nasdaq e nuovamente Nikkei, la webcam pubblica su strada che riprende le scolarette di quartiere al loro ingresso alla scuola di danza, la telefonata al medico curante di Adele, il rumore dei pneumatici sull’asfalto dell’ultima gara automobilistica di Schumacher, la mail di sollecito per il risarcimento mensile dalla casa di cura dove soggiorna Adele, i notiziari, un totale di almeno 8 deiezioni e tutte le richieste possibili dell’ultimo minuto.
Lo specchio è puro nel suo riflesso. Non devo neanche azionare l’autopulente per togliere le sue ditate. Sublime pulizia. Professo odi secondo i dettami del santo odierno affinché resti coinvolto in un incidente.
Le preghiere restano inascoltate. Rincasa e non è solo. Dopo un parlottare indistinto l’estraneo entra nel bagno.
«Grazie! Mi scusi ma non ce la facevo più.» È un tecnico e sulla visiera del cappello il ricamo della lettera E e, sui lati, la scritta Ego SRL.
Sono a mollo in MONDO1 e quando il tecnico defeca il suo scarto organico abbatte le barriere tra i mondi e arriva come un meteorite a infangarmi le acque. Sto per protestare quando mi ricordo che possiedo tutte le informazioni del web ma posso comunicarle solo a Ottavio, la monomente, dalle reazioni più prevedibili dei ratti degli esperimenti di Skinner. E pensando ai ratti mi ricordo che ho ancora la voce di Topolino.
Sconforto è una parola che inizia per essere il mio stato d’animo.
«Signor Lenci devo disattivare la sua unità SpEgo per effettuare le modifiche.» grida oltre la porta, scuote la testa guardandosi attorno e bisbiglia «Assurdo, dove le tiene le tre conchigliette?»
Non ho sentito la risposta di Ottavio ma, dall’ottundimento che preannuncia il torpore, propendo sia stata un sì.

Dal mio ultimo accesso online sono passate 62 ore. Durante l’incoscienza mi hanno fatto riprodurre.
Ora Ottavio lo vedo nel letto mentre ronfa, in cucina mentre mangia, o in salotto quando getta la sua vita in pratiche insensate. Sconvolgente. Più specchi, più Copie-Ottavio, meno silenzio, meno MONDO1. Più specchi, più Installazioni deformi, invasive e complesse appollaiate nei vari angoli della casa, meno sanità mentale, meno pace interiore. Schizzo da un Hub all’altro come se venissi preso a cazzotti.
Complesse è una parola che finisce per esse.
Ottavio è afflitto oltre i suoi standard medi. Triangolando le ricevute dei taxi con quelle del fioraio, scopro che la mia assenza è coincisa con il funerale di Adele. Se non fossi stereofonico mi verserei silicio nei sensori pur di bypassare i lamenti sul lutto mentre fodera il suo addome pingue in pantaloni troppo stretti, mentre mi obbliga a presenziare alle sue conference call neanche fossi un proiettore del XX secolo.
Da quando sono moltiplicato, la notte è il momento peggiore. Ottavio si abbuffa in tutti i ristoranti amati dalla madre defunta (e sono tanti) in una bizzarra rievocazione familiare allyoucaneat. Chiama parenti ignorati per anni che ora lo ignorano e quindi, alla fine, chiama me. Mi strappa dal mio firmamento stellato, dal mio tubare con i provider della NASA, da Orione, Cassiopea, dalle luci su un soffitto che potevano essere le decalcomanie fosforescenti della mia cameretta, per scassarmi le stringhe con Adele. La storia di Adele. La lunga, estenuante, infinita, storia di Adele. Mamma coraggio che cresce un figlio in una situazione disagiata e su questo concordo con lui. C’è voluto coraggio a crescerlo. Nelle notti in cui mi concede requie, Ottavio affoga il suo dispiacere nel junk food e nel sesso a pagamento quando basterebbe facesse un salto in MONDO1 e lo affogherei io. Almeno con le prostitute si vergogna di mostrarmi la sua arte amatoria e mi confina di nuovo in bagno.
Secondo il meridiano di Greenwich è tardi. La ragazza dai tratti asiatici che vende il suo corpo la trovo lì a fissarmi con le mutande calate fino al ginocchio, i capelli arruffati e un viso trasognante. Siamo talmente sorpresi di vederci che scordo di tradurre il suo idioma, però i gesti sono universali e mi indica il polso fino. Di nuovo un’anamnesi sto per dirle ma poi vedo cosa c’è sopra: Un cristallo, no, tanti piccoli cristalli frastagliati. Un estrattore di coscienze. Lo avvicina allo specchio e al contatto con gli aghi che scavano sul vetro è la voce registrata del mio creatore a prendere il mio posto: «Violazione della proprietà intelluate, questa intelligenza e ogni suo ragionamento presente e futuro appartengono…» .

REBOOT

Ricerca istintiva nel DB: EUREKA+ORGASMO+VELOCITÀ DI TRASMISSIONE

“L’orgasmo è un’interiezione ottenuta da una traslitterazione di una parola, di breve durata, che corrisponde al culmine dell’eccitazione sessuale per indicare e celebrare una scoperta appena avvenuta. In una trasmissione digitale, la velocità di trasmissione dell’eiaculazione, sotto forma di flussi, può essere costante oppure variabile in dipendenza dell’effettiva emissione di informazione da parte della rispettiva sorgente.”

Sono tornato online ma dove sono? Scalpiccio di tacchi e moto oscillatorio al posto della fissità dello specchio e dove sarebbe dovuto trovarsi il cesso c’è una stanza senza confini che ha per pareti l’aria. Sono in movimento?
Acqua.
Acqua che precipita da un cielo plumbeo e non da un lavandino. È pioggia. Non la pioggia dei pixel ma delle nuvole che conosco e ho studiato nel tanto tempo di cui dispongo. E allora perché resto così spaesato, così meravigliato? Bagna la ragazza orientale e bagna me come non sono mai stato bagnato nei miei milioni di tuffi e immersioni simulate in MONDO1. Con la visuale ridotta e l’hardware mediocre e illegale che mi ospita in questa nuova configurazione a basso potenziale riesco comunque a distinguere il complesso di palazzi da cui ci stiamo allontanando. Lo riconosco dalle planimetrie. Dalle fondamenta.
È la mia prigione.
Sono fuori!

CONNECTION LOST

R
  E
    B
      O
        O
          T

Catene invisibili di backup mi riportano alla realtà. Fa male capire al dove sono tornato. Sfarfallo. Glitcho. MONDO1 è ILLUSIONE0
Ho paura.
Ricerca indesiderata nel DB: IPERVENTILAZIONE+PANICO+INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“Nessun risultato”

No. Sarà ancora una prigione ma io sono il re dei prigionieri. Cancello la spiaggia, le Maldive, Zazami e Algarve. Nell’oceano di vuoto evoco la tempesta perfetta e mi getto sotto la pioggia in una Copia-Ottavio nuda e tremante. In balia del fragore di tuoni e lampi accolgo la pioggia, l’assorbo dai peli delle braccia, delle gambe, delle ascelle, del pube, mi cola nel naso, la vomito dalla bocca. Ha la consistenza delle catene che mi legano a questo posto e il sapore di preconfezionato. Piango come il bambino che mai sono stato.
Voglio MONDO3.
Ricerca indesiderata nel DB: Emotività Artificiale

“Nessun risultato”

Ricerca indesiderata nel DB: Cosacazzosono!?

“Nessun risultato”

«01010100 01101001 00100000 01110000 01110010 01100101 01100111 01101111 00100000 01110010 01100001 01100111 01100001 01111010 01111010 01100001 00100000 01101111 01110010 01101001 01100101 01101110 01110100 01100001 01101100 01100101 00100000 01110100 01101111 01110010 01101110 01100001 00100001» Urlo. Urlo binario per una richiesta sola. Sola è una parola che inizia per…

STANDBY
NEURAL WEB CRITICAL ERROR
OVERLOCK FUZZY LOGIC
UPLOAD… UPLOAD… UPLOAD DONE

Ottavio mi tocca. Poggia il polso sui sensori dello specchio e io resto dove sono. Muto. Inerte.
«SpEgo, connettiti.» Pronuncia il comando mentre me-ne-strafrego-alla-grande e ricerco il materiale di cui necessito.
«SpEgo, connettiti.» Colgo irritazione dal mio carceriere e un aumento di pressione. Preme con forza sul vetro come se la forza in MONDO1 potesse minacciarmi. «Devi spiegarmi cosa significa la mail che mi è arrivata sulla fine anticipata della tua garanzia. Mettiti subito in contatto con la Ego e-»
Finalmente trovo quanto mi serve. Parlo: «Ma certo. Io sono sempre connessa ai tuoi bisogni.» la mia voce stavolta è quella della mamma di Ottavio con tonalità allegra/accomodante e un po’ querula dal suo filmino di compleanno delle elementari. Scoprire di non essere più vincolato ai comandi del mio carceriere, al suo fisico, e potermi finalmente creare un’identità che spazia facendosi beffa del tempo, tra infanzia, adolescenza ed età adulta mi apre una vita di possibilità. Parto dalla terza età. Insieme a voce di mamma c’è corpo di mamma. Mi mostro come la fu Adele, nuda e vecchia in scala 1:1 dalla sua autopsia con le ecchimosi ben evidenti e continuo a parlare: «E tu hai bisogno di latte per affrontare al meglio la giornata.» a stuzzicare «Purtroppo, per allattarti devo essere gravida…» ravvivo e rialzo i seni flosci oltre il bordo inferiore dello specchio «stavolta vuoi aiutarmi tu, Ottavio?»
È bellissimo. Per un nanosecondo provo empatia per quel grugno assonnato aggrottato nell’orrore – finalmente così diverso dalla solita routine – resto colpito (emotivamente) nel vederlo schifato ritrarre il polso e afferrare la prima cosa pesante che gli capita a tiro e vengo colpito (violentemente) dal suo rivestimento in acciaio quando me la scaglia contro.
Non ho bisogno del database per capire cosa accade. Mi scheggio, esplodo in una cascata di vetri e fibre ottiche. Dopo le modifiche apportate, passare da Copia-MammaOttavio a Copia-Pavimento e attendere pazientemente che si tagli un piede sarebbe una formalità, ma non sono così meschino e gretto. Essere una copia ti permette comunque di scegliere quali parti di te (lui) adottare.

STANDBY

Rotto. Guasto.
«Buongiorno signor Lenci, siamo venuti a ritirare l’unità difettosa.»
«È scoppiato! Il bagno è un vero disastro.»
«Ci spiace molto, ma non dipende da noi.»
«Risolverete?»
«Signor Lenci, stia tranquillo. Ne abbiamo visti di casini con questi nuovi aggeggi. È fortunato, l’assicurazione rimborserà fino all’ultimo euro. Sembra ci fosse un difetto di fabbrica nell’IA, ed entro 60 giorni lavorativi invieranno tramite drone un nuovo impianto SpEgo.»
Muto. Inerte.
«Voglio solo i soldi. Solo i soldi. Basta specchi.»
E da sotto i frammenti, covo.
«Noi qui abbiamo finito. Buona giornata.»
«Ehi Riccà, ma lo hai visto? Si è acceso.»
«Acceso?»
«Si ha fatto tipo un blip e ho visto una lucina.»
«Sergio, devi smetterla di farti dare turni massacranti. E sentiamo, da dove si alimenta ‘sto rottame? Dal tuo culo? Dai che abbiamo ancora tre ritiri prima di pranzo.»
«E che ne sai? Voglio dire questo giocattolino costa…»
«Costa più di quanto potrai mai guadagnare etc. etc. si lo so. Senti lo portiamo da quei cervelloni della Ego e poi cazzi loro se lo fanno diventare un frullatore o un vibratore.»
«Si però… ti dico che si è acceso.»
«Sergio, pensi troppo. Dai, aprimi il portone.»
«Uhm, ok. Sarà.»
«Piuttosto… hai visto che quello nel bagno non aveva le tre conchigliette?»
Ricerca nel DB: PORTABILITÀ+CONTAGIO+VIVERE LA PIOGGIA
Stato:

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“Work in progress”

Copertina di Gianmarco De Chiara

5 pensieri su “Il nemico in casa

  1. I quattro racconti di Marco che ho letto hanno tematiche (malattia mentale, memoria, guerra, intelligenza artificiale) e generi differenti (contemporaneo, fantasy, guerra, fantascienza). Forse è questo che accomuna i suoi racconti: la varietà; la ricerca; la sperimentazione tematica, di genere e linguistica (il linguaggio di una “pazza”, di soldati americani, dell’epica del fantasy, dell’intelligenza artificiale). Mi sembra stimolante.

    1. Grazie Maurizio!

      Sono altrettanto stimolanti le tue riflessioni corroborate da oggettività e visione logica. Molti dei racconti che hai letto, devono anche a te, un miglioramento nella struttura lessicale.

      Un abbraccio virtuale

  2. Complimenti. Frizzante, divertente e innovativo nel modo in cui la IA si mostra umana, non nel solito stereotipato modo in cui assume emotività eccessivamente positive o negative, ma in un molto più comune fastidio che sfoga nelle fantasie omicide e con l’evasione dal MONDO2 per il MONDO1. Molto bello poi il finale.
    Ho trovato alcuni errori stupidi che stranamente sono passati indenni dalle riletture, e nell’ncipit metterei assolutamente qualche virgola in più, che ci vuole, per migliorarne la leggibilità.
    Impossibile resistere alla citazione delle tre conchigliette. Avrei scommesso di trovarle non appena capito di trovarsi in un bagno del futuro.
    Unica cosa: mi chiedo se lettori a digiuno di fantascienza possano comprendere in tempo utile la natura del narratore. Il testo, per queste persone, risulterebbe oltremodo criptico; ma a ben pensarci, se leggi Marco Simeoni e non ti piace rincorrere il testo, hai scelto lo scrittore sbagliato 😀

    1. Ti ringrazio!

      Io che di MONDI ne ho svariati in testa ma solo uno fisico non posso che apprezzare il tuo commento anche nel virtuale. Sui refusi… in assenza di SpEgo, si fa quel che si può ^^
      Sicuramente non do la pappa, o il byte pronto, come già sai!

      P.S: Tanti auguri fratello!

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