Copertina Secondi nella catena alimentare - Marco Simeoni

Secondi nella catena alimentare

Se siete in ascolto, non siete italiani.
Se state ascoltando il loop della mia voce nell’etere, allora state tentando il possibile per arrivare in Italia prima che Crisi arrivi a voi. Lo capisco e lo rispetto, quanto sto per dirvi potrà proteggervi meglio di un qualunque giubbotto in kevlar o casco antisommossa.
Vi state chiedendo chi sono? Potete chiamarmi Regina per quanto mi riguarda, tanto nessuno di voi mi vedrà mai. In cambio della panacea di tutti i mali dovrete sorbirvi un po’ di storia. Perché? Perché sono stanca di imbecilli che ripetono sempre gli stessi errori.
Al giorno d’oggi Crisi morde ancora. Non è mai sazia. I pochi sociologi sopravvissuti, assieme a team di genetisti e biologi, studiano le sue origini e la sua evoluzione. Eziopatogenesi in funzione di una cura. Quante cazzate. Considerarla una malattia è stato il primo errore. Pensare non disponesse di uno stomaco, quello definitivo.
La colpa va ricercata nell’importanza che ha assunto negli ultimi decenni. I governi se la contendevano a iosa, le televisioni ce la propinavano a iosa, i fancazzisti ne parlavano a iosa. I complottisti ci tessevano sopra trame degne di un romanzo di fantascienza (che poi, si è visto, la realtà supera di gran lunga la fantasia). Persino la mia vicina rimbambita di 87 anni sparava frasi infarcite di inflazione e deficit al posto di buongiorno e buonasera.
Crisi. Lo spauracchio su cui riversare i guai di una vita. Crisi adatta a tutte le stagioni. Crisi, l’Amleto in Amleto. Era sulle bocche di tutti: disoccupazione, PIL, svalutazione. Adoravamo fregiarci del titolo di economisti fai-da-te ed era facile trovare, nelle palestre, energumeni vantarsi delle cause dello sforamento del tetto al 3% anziché di biondine.
Ma il dilemma dell’essere o non essere era ben lontano dall’essere compreso. Si temeva una ribellione di popoli all’insorgere di una Crisi senza fine e invece è insorta lei. Il dramma a infiniti atti è stato possibile grazie alla diffusione endemica di una parola e alla sua passione per la carne umana. Ora non voglio giustificarla, ma capite bene quanto me che, a forza di stare sulle bocche di miliardi di persone, abbia voluto sperimentare la sensazione di stare dall’altra parte.
Il passaggio da: “sulla bocca” a “nella bocca” è alla genesi del massacro dell’umanità. I conflitti mondiali spesso sono accesi da una miccia insignificante che deflagra in un effetto domino senza controllo. Le varie etnie superstiti si additano l’un l’altra, accusandosi vicendevolmente su chi, tra i loro cittadini, sia stato tanto scemo da finirci dentro, a quella bocca. L’apripista della guerra che avremmo perso in partenza, il Gavrilo Princip del XXII secolo, pare fosse un tale di nome Aamir al-Sharīf, commerciante di spezie talmente megalomane da andare alla ricerca di denti d’oro in quelle fauci sterminate che cingevano il mondo. Crisi, anziché sputarlo l’ha morso, il sapore di sushi umano ha fatto il resto e la mattanza ha avuto inizio. Probabilmente si è accusato Aamir al-Sharīf perché non è rimasto alcun discendente di Maometto che possa confutare tale versione della storia.
Con gli arabi passati a tenere compagnia ai dodo, non si parlava più di terrorismo. Non si parlava più in generale. Si urlava maggiormente. Dal brunch all’happy hour siamo retrocessi al secondo posto nella catena alimentare; e non ci spettavano medaglie d’argento e complimenti della giuria bensì l’essere divorati al ritmo di dieci persone ogni ora. Gli attacchi simultanei, i morsi ripetuti. Totale assenza di salivazione. Sembrava divorasse indistintamente ogni essere vivente poi, quando fu evidente che dagli zoo sparivano gli addetti agli animali e non gli animali, scoprimmo che oltre allo stomaco ha papille gustative a cui rendere conto. Anche alle Intelligences USA-Indo-Cinesi si accesero le lampadine, mentre scandagliavano mappe 3D del globo con altre lucette che sparivano al ritmo di uno schiocco di dita. La popolazione mondiale si assottigliava alla velocità di una striscia di coca a un party di Hollywood e noi italiani restavamo fissi sul nostro consolidato calo demografico pre-Crisi. Il nostro tasso di mortalità era l’unico a essere ancora calcolato in anni e non in ore.
Mettetela come vi pare. Il risultato è lo stesso. Crisi ci ignora.
Immagino la rabbia serpeggiare in mezzo a voi. “Sono cose che sanno tutti, nulla di nuovo sotto al sole…” Allora ditemi branco di disperati cosa non ha conosciuto mai Crisi? Il Made in Italy. L’import/export è sempre andato a gonfie vele e i prodotti artigianali, di lusso, hanno costantemente aumentato il loro fatturato. Stereotipo? Bene! Crisi è cresciuta a stereotipi, sono stati loro a svezzarla. Crisi gli stereotipi li rispetta. Chi vive nella bambagia e spulcia il calendario solo per ricordarsi l’ora dell’iniezione di botox non conosce Crisi e se voi non volete conoscere Crisi, Crisi è la prima a non volervi incontrare. Sì. È molto orgogliosa.
Smettetela di sproloquiare tra di voi e rivolgere domande a un file audio. Mica posso sentirvi. Ma posso capirvi, ricordate?
Ostentate. Sempre. Voi siete ricchi, siete nati ricchi. I simboli delle zecche di Stato sono impressi nel vostro DNA. State egregiamente, non vi manca nulla. Fumate? Accendete sigarette con tagli da 50 euro o valuta di pari valore. Vi dovete spostare? Arraffate una macchina e anziché parcheggiarla lasciatela in mezzo alla strada per poi prenderne immediatamente un’altra che vi attira per il colore della carrozzeria o l’odore della pelle dei sedili. Tra un’utilitaria e una limousine scegliete quest’ultima. Tra una limousine e un mezzo più accessoriato scegliete sempre il più, il di più. Sentite la necessità di fischiettare un motivetto? Assoldate una filarmonica seduta stante. Di masturbarvi? Finanziate un set porno tra le rovine dei grattacieli. Con quali soldi? Crisi, di economia, non capisce un’acca. Eravamo riusciti a far passare i Bitcoin come moneta sonante, possiamo fregarla pagando in carta igienica uno yacht a Porto Cervo. Scribacchiate con un stilografica un foglio cencioso e porgetelo convinti sia un assegno. Diventerà un assegno anche agli occhi di Crisi. Sì, obbligatoriamente una stilografica; è la penna dei dindi.
Siamo una società consumistica? Accentuiamolo. Sprechiamo. Sarà una passeggiata. Triplicate le porzioni di cibo e lasciate i piatti pieni per 2/3. Accendete tablet in simultanea e, anziché scrollare con le dita lo schermo, per passare alla nuova pagina di un quotidiano o di un ricettario o di un sito porno, cambiate tablet. Cambiate casa e smettetela di considerare i monolocali alla moda. Non ci crede nessuno. Entrate in attici di almeno cinque camere e trasformateli in bagni nell’attimo in cui lasciate i vostri bisogni sul marmo. Girate con borse firmate, piene zeppe di chiavi (mi raccomando borse e non borsisti, che quelli sono schiavi e Crisi se li mangia) di appartamenti che avete ereditato e di cui neanche conoscete l’esistenza perché siete troppo impegnati ad annoiarvi.
Siate creativi, megalomani e anche un po’ stronzi. State per attraccare al porto di Civitavecchia? Di corsa a Roma per organizzare una partita di pallavolo o di bocce al Colosseo. Mentre starete immersi nell’arena millenaria, preparandovi a un servizio, gridate ad alta voce che, tutto sommato, la vista non è poi un granché.
Per le donne: restate sempre incinte, avete di default il piano per far crescere, studiare, affermare e rendere felici quanti più figli potrete mai partorire. Inoltre, a livello ideologico, state ripopolando il pianeta.
Per gli uomini: entrate nelle stanze dei bottoni (tanto non c’è più nessuno in vita che lo possa impedire) e apponete i vostri nomi all’interno di società e consigli d’amministrazione.
IMPORTANTE. Affinché lo stereotipo regga, bisogna stare attenti a ogni minimo dettaglio. Inutile girare con il marchio Gucci cucito su misura e calzare scarpe di tela.
NO ASSOLUTO a:

  • Fingersi politici. Hanno portafogli gonfi ma piangono miseria. È un messaggio equivoco e, nel dubbio, Crisi vi mastica.
  • Fingersi banchieri. Mani bucate = Mani amputate.
  • Fingersi mamme single. Salvo non siate alla ricerca di un rapido suicidio.
  • Fingersi atleti. Troppo generico. Siete calciatori. Di serie A. Per le donne, aggiungere  “moglie di” dopo “siete”.
  • Fingersi artisti. Ricchezza dell’anima è ambiguo (riascoltare “fingersi politici”).

Vivrete nella menzogna? Certo! Ma almeno vivrete. E di fatto, se vogliamo dircela proprio tutta, c’è un risvolto positivo da tutta questa vicenda. Saremo rimasti sì e no in 500 milioni a spartirci i rimasugli di questo pianeta. Crisi si è fatta carico dei nostri fardelli. Ha preso a calci l’effetto serra e l’inquinamento globale. Ok con metodi forse un tantinello estremi però le fabbriche si sono azzittite e a forza di correre di qua e di là stiamo sconfiggendo pure l’obesità. Niente più caro-affitti e mutui quarantennali. La vita è adesso. Anziché piangerci addosso sfoggiamo un bel sorriso in faccia alla devastazione sapendo che ogni maceria da qui all’orizzonte è roba nostra. Le rovine del passato hanno sempre dato forma a ciò che verrà dopo. Evitiamo di farle diventare una merda per l’ennesima volta. Michelangelo, quando ha scolpito la Pietà, pare l’avesse già scorta nella pietra grezza. Ora io non vi chiedo di essere Michelangelo, anche perché Crisi gli artisti se li mangia (occhio! Sempre attenti e vigili) però vi scongiuro, se proprio dovete lottare per sopravvivere, fate finta almeno di scorgerci qualcosa di bello.

Regina chiude il laptop convinta di averlo sentito rincasare. Falso allarme. È solo lo scacciapensieri di ossa che viene cullato dal vento. Crisi gliel’ha regalato al loro primo appuntamento. Regina indossava una tuta da operaia metalmeccanica e Crisi non indossava niente a parte il suo dente d’oro grande un caseggiato. Ridimensionò le sue fattezze a misura d’uomo e la invitò a cena. Aspettò che il cameriere le servisse tutte le portate, prima di spolparlo.
Un sorriso mesto nasce da Regina e raggiunge il laptop e le persone oltre la connessione. Ha dovuto mentire. L’errore definitivo è stato associare l’articolo “la” a Crisi.
Crisi è un lui. E che lui.
Può fregiarsi di essere stata l’unica donna ad avere avuto orgasmi multipli con un concetto economico. Più che posseduta, possessione. Crisi l’ha riempita fino a colmare ogni buco dell’epidermide. È stato il mastice che ha riunito il mosaico della sua sessualità spezzata. Spesso si chiede cosa mai abbia trovato in lei, donna usurata, schifata anche dai MdF sui social. Eppure lui, il suo Michelangelo, qualcosa deve averci intravisto. Probabilmente gli artisti li divorava per invidia – nei lavori di fino è pessimo – e non è esente da colpe, ma quando Crisi le ha chiesto di colmare la sua solitudine come lui aveva colmato il suo essere, lei ha risposto di sì ed è diventata la sua Pietà. Per pegno d’amore ha chiesto di risparmiare la sua famiglia e lui, ignorando cosa fosse una famiglia, le ha creduto quando Regina gli ha mostrato i suoi 60 milioni di “parenti” italiani. Così, di nascosto, quando lui era assente per una battuta di caccia, Regina si attrezzava e diffondeva file audio zeppi di menzogne che potessero salvare vite e aumentare il suo falso albero genealogico.
È stata dura. Dapprima si sentiva sporca nel tradire l’impellenza famelica del suo amato ma ora, per colpa di Edna, si rimprovera di aver fatto troppo poco per l’umanità. Nelle registrazioni di Regina non tutto era menzogna. Il suo nome ad esempio era vero come anche l’esistenza della sua vicina rimbambita. Edna era il classico stereotipo di vecchia malevola e impicciona, affacciata alla finestra. Svuoterebbe le dispense nello scarico solo per avere la scusa di andare a ficcanasare in giro.
Regina, per risolvere la questione Edna, aveva tentato una soluzione drastica.
In uno dei loro discorsi post-coito, Crisi filosofeggiava con un tono di voce autoritario (ha appreso l’italiano studiando i documentari dell’istituto LUCE): «LA RAZZA UMANA CON LE SUE INCONGRUENZE È LA PIÙ SAPORITA. E IL RETROGUSTO D’INCONSCIO VARIA SEMPRE, DA PERSONA A PERSONA.»
Regina invece essendo pratica. «Sai Crì, devo confessarti una cosa… Edna è polacca.»
«UHM?»
«Sì, ti ho mentito per le regole del buon vicinato ed evitarmi di dover ripulire tutto quel sangue dalle piante d’alloro. Però non riesco a vivere con questo rimorso. Mi perdoni?»
«UHM, UHM.»
Purtroppo per Regina, l’omicidio su commissione non ha avuto luogo.
«EMANA FETORE. E METTE IN ATTO STRANE PRATICHE SESSUALI CON I GATTI RANDAGI. È INQUIETANTE» si è giustificato Crisi.
Regina è tornata spesso su quella conversazione. Forse avrebbe dovuto insistere? Essere più persuasiva? Negarsi sessualmente?
Su quest’ultimo dilemma è stata la stessa Edna a dimostrarle quanto sarebbe stato inefficace. Con la scusa di aver finito il sale – “Dio santo almeno fosse originale” pensò Regina –irruppe in casa sua e, vedendo il Laptop aperto, con i soli diti indici, digitò sulla tastiera un link del deep web. Un video mostrava il suo Crisi folleggiare con la Statua della libertà. L’aveva sradicata dalla base e messa in posizioni che avrebbero fatto rivoltare nella tomba il suo ideatore. Ma l’unica a essere rivoltata era la Statua. La novella depravata se ne prendeva molte di libertà. Era riuscita addirittura a sollevarsi la veste e a infilare la fiaccola… chi riprendeva il video rideva. Anche Edna se la rideva della grossa. Regina ficcò nelle braccia scheletriche della vecchia un pacco di sale ammuffito e la spintonò fuori augurandole una felice giornata (ad alta voce) e un ictus (a bassa voce).
È passata una settimana dalle prove del tradimento di Crisi. E lui pare si sia dato alla macchia. Regina dalle prime ore dalla scoperta a oggi si è:
Colpevolizzata “Forse gli ho fatto mancare qualcosa? Non l’ho capito?”
Demolita “Guarda che curve ‘sta maledetta di una Statua, e poi è soda, troppo soda.”
Inviperita “Quello stronzo! Dopo tutto quello che ho fatto per lui!”
Calmata.
Inviperita nuovamente “Mavammoriammazzato te e l’istituto LUCE!” dando fuoco ai documentari.
Sul tavolo della cucina, Regina ha adagiato un mattarello e un calendario. Sul mattarello nessuna traccia di farina mentre sul calendario è cerchiato in rosso il 25 aprile, giorno della Liberazione per gli italiani e di incatenamento per Crisi. Perché quel giorno di festa combaciava con il ciclo di Regina. Ciclo che, a quanto pare, si è anch’esso dato alla macchia.
Regina sa che torneranno. Il Ciclo fra 8 mesi, Crisi molto prima. E lei lo aspetterà pazientemente, con il suo mattarello e il suo calendario; l’aspetterà varcare la soglia per affrontarlo, per guardarlo fisso nel suo dente d’oro e scoprire di che pasta è fatto. A forza di divorare umani ne ha preso le abitudini. Manca il coito e resta un’unica domanda a cui Regina pretende risposta: si prenderà le sue responsabilità o scapperà come fanno le sue prede?

Copertina di Matteo “ShannoSauro” Vettori

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