In Ho paura Torero Lemebel rende poesia la prosa e crea un personaggio da cui qualsiasi lettore si farà sedurre. La Fata dell’angolo è una donna forte, perché solo donna si può definire, che non ha paura di niente, insegue i suoi sogni d’amore e da essi si fa trascinare, affidandosi ciecamente agli amici di Carlos, fino a farsi portare via. Perché solo il sogno d’amore conta, e poco importa se si dovesse trattare di un amore omosessuale, solo apparentemente ricambiato, poco importa se ci troviamo in una Santiago del Cile nel pieno della dittatura, poco importa se sotto gli occhi innamorati della Fata passano traffici sovversivi. La Fata chiude gli occhi e sogna, la Fata vive. Vive fino in fondo la sua realtà, una realtà per cui ha combattuto e che rivendica a suon di sorrisi e moine, una realtà che è la sua favola.
Ma Ho paura Torero non è solo questo. Alla Fata e Carlos si oppongono due protagonisti, Pinochet e sua moglie, che Lemebel ha il coraggio di catturare in momenti intimi, a tratti surreali. La contrapposizione tra le due coppie rende ancor più evidente il divario, amplificando l’intento satirico dell’autore verso il dittatore e il suo regime. E porta tra le pagine del romanzo due anime forti, quella della critica verso la repressione del regime e quella dell’amore, ancor più forte della prima, inteso come sentimento che ha un valore di per sé, indipendentemente dal suo farsi atto, un sentimento che già nel momento in cui viene provato giova a chi lo prova.
La scrittura di Lemebel si fa incantata e sognante, quasi poetica e senza peso, nei capitoli dedicati alla Fata, per acquisire nuovamente toni concreti, anche se a tratti striduli e onirici, per la vita del dittatore. L’autore ci conduce tra le strade di Santiago, con un misto di curiosità e paura dovuta alle circostanze, facendoci scoprire molti angoli della città e spingendosi poi oltre, per rivelare tutto il grande fascino della sua terra. Questa lettura merita l’approfondimento del suo autore e dei suoi scritti, per scoprire il Cile attraverso le sue “cronache urbane” e per filtrare la Storia attraverso occhi e parole senza paragoni. Come scrive l’autore stesso, Ho paura Torero nasce da venti pagine scritte alla fine degli anni Ottanta ed è stato molto apprezzato in Cile, tanto da essere decretato il libro del nuovo Millennio (nel 2001 è stato il titolo più acquistato nel Paese).
La mia lettura di Ho paura Torero è frutto di un consiglio e di un furto. Il consiglio è arrivato direttamente dallo stand della Marcos y Marcos, quando alla Fiera della piccola e media editoria di Roma del 2016 ci siamo avvicinati, incuriositi da mille titoli e da nessuno in particolare. La ragazza dello stand disse a Marco che non se ne sarebbe pentito e lui si è lasciato convincere, malgrado io fossi molto scettica. Il furto nasce quindi dal fatto che dopo quasi due anni il libro giaceva ancora lì, non sfogliato: ne ho sentito il richiamo, ho vinto lo scetticismo e l’ho fatto mio: in pochi giorni l’ho iniziato e finito. Ed è stata una delle più belle letture degli ultimi anni. Quindi fidatevi di editori e librai, o di chi per loro, e seguite i consigli. Fidatevi anche di me: se avete voglia di innamorarvi di qualcuno, o anche solo di scoprire la forza che ne deriva, la Fata è ciò che fa per voi.