Echi 3

Echi- Diventare grandi

La rubrica Echi – a cura di ItaliansBookitBetter – nasce da quel senso di malessere che il veloce scadere dei libri porta con sé. Esistono libri che hanno la colpa di essere pubblicati da mesi e cadono nel dimenticatoio, diventando invisibili, indipendentemente dal loro valore, solo in base al criterio del tempo che è passato. Il senso di Echi è quello di non permettere che accada, almeno per alcuni di loro, e far rivivere nella memoria libri vicini e distanti, ma mai passati.

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Probabilmente tra le cose più difficili da fare c’è quella di riuscire ad individuare l’esatto momento in cui si diventa adulti e cambia, radicalmente e definitivamente, il nostro modo di guardare alla vita. Attorno a questo momento ruotano i tre racconti contenuti in “Pugni” di Pietro Grossi pubblicato per la prima volta da Sellerio nel 2006.

“Erano lì per vedere una sfida tra il sogno e la realtà, tra il mondo e ciò che vorremmo che fosse. O forse volevano solo vedere una volta per tutte se vince il talento o la fatica, e se in fin dei conti il talento esiste davvero o è solo figlio delle chiacchiere”

La raccolta si apre con Boxe un racconto ambientato in affollate e madide palestre di pugilato. I due protagonisti sono Il Ballerino e La Capra. Il primo è un ragazzotto sfigato di una famiglia bene con una madre asfissiante, che fa a pugni per cercare di conquistarsi un suo spazio libero e che si trasforma quando leggero danza sul ring diventando una misteriosa leggenda per gli appassionati. L’altro, invece, è un ragazzo sordomuto che, messo dalla vita nelle fila degli esclusi, affronta a testa bassa e con forza i suoi avversari sul rettangolo stendendoli come una schiacciasassi. Due ragazzi diversi ma accomunati dalla passione per la boxe e dalla patina di illusione e di fuga dalla realtà che questa gli offre. Una doppia vita dentro e fuori dal ring che alimenta il mito e camuffa per un attimo le loro vite già tracciate. Due emarginati che risorgono in uno spazio quadrato tra le urla estasiate degli spettatori. L’atteso incontro tra i due sarà momento di crescita e disillusione per entrambi, costretti a scontrarsi con il loro essere diventati uomini. L’ossessione di essere il campione e l’illusione di essere il più forte.

“È inutile stare a raccontarci che siamo tutti uguali. Ognuno sfrutta il mondo a modo suo, per arrivare suo malgrado dove gli spetta”

Cavalli si apre con un padre che decide di regalare ai suoi due figli, Natan e Daniel, due cavalli. I due fratelli ricorreranno all’aiuto del vecchio Pancia per imparare a prendersene cura e a domarli. Dopo mesi di levatacce e di sporco lavoro per addestrare i cavalli, Natan deciderà di usare il suo per avventurarsi nella città e scoprire finalmente il mondo, mentre Daniel cercherà di creare un suo allevamento di cavalli. Natan è ribelle, rabbioso e coraggioso, mentre Daniel è solido, scaltro e gran lavoratore. L’onore da salvare li vedrà di nuovo uniti rimarcando ancora una volta le loro diversità. Un racconto che sembra preso da un libro americano con un ritmo lento, un luogo vasto e solitario in cui sembra si possa camminare all’infinito e personaggi che provano a stare al mondo agendo invece di perdersi in statiche elecubrazioni. Imparare a campare.

“Ma secondo te dove sono finiti i nostri sogni?

Sogni? Quali sogni?

Non lo so, ma qualcuno ci doveva pur essere”

Questa è una delle conversazioni che in La scimmia Nico si trova ad affrontare quando torna al suo paese d’origine, perché il suo amico Piero si è messo a fare la scimmia. Da un giorno all’altro il suo amico di sempre si è chinato in due e ha cominciato a grattarsi la testa e a grugnire come farebbe una scimmia. Informato di questa bizzarria dalla sorella di Piero, Nico va a trovarlo per capirci qualcosa di più finendo, invece, a fare forme geometriche con le bucce dei pistacchi con l’ amico-scimmia. È il ritorno alle origini dove niente sembra cambiato ma tutto lo è. Un racconto sulle fragilità umane e sulla voglia di dissolversi.  È rendersi conto di aver disatteso le aspettative che ti spingevano in gioventù. È un elemento di disturbo che ti mette di fronte alla tua vita e alle tue fisime donandogli un peso diverso.

Personaggi usati come uno specchio. Una scrittura senza fronzoli e intrisa di amara ironia. Tre storie diverse tra loro ma accomunate dalla crescita. Il momento in cui hai la sensazione che qualcosa stia cambiando, il momento in cui metti a frutto quel cambiamento e quello in cui ti volti indietro a guardare quanta strada hai fatto. Una lotta continua per cercare di trovare la propria strada. Un percorso di crescita disseminato di ostacoli che spesso sembrano insormontabili. Il conflitto interno che accompagna quotidianamente i protagonisti. L’esperienza che rende uomini, le scelte che tracciano un destino, l’autenticità che rende ogni percorso diverso dall’altro, la malinconia che invade gli uomini quando si trovano al cospetto delle loro vite.

Pietro Grossi in “Pugni” ha la rara capacità di riuscire a descrivere l’attimo in cui più niente sarà più come prima.

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Pietro Grossi (Firenze, 1978) ha pubblicato con Sellerio la raccolta di racconti Pugni (2006, vincitrice di numerosi premi letterari, tra cui il premio Piero Chiara e il premio Campiello Europa 2010) e i romanzi L’acchito (2007) e Martini (2010). Incanto (Mondadori, 2011) ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa per la Narrativa 2012. Nel 2015, ancora per Mondadori, è uscita la raccolta L’uomo nell’armadio e altri due racconti che non capisco. Feltrinelli ha pubblicato Il passaggio (2016, vincitore del Premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante 2017, sezione mare) e Orrore (2018).

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