Un nuovo anno non inizia veramente se non ci diamo qualche buon proposito di lettura. La nostra non è una classifica, né una lista di consigli: questi sono i libri che noi stessi ci proponiamo di leggere nel 2022.
Come sempre, vi invitiamo a condividere con noi nei commenti i vostri buoni propositi o a scambiare con noi pareri sulle nostre liste.
Ah, una precisazione importante: visto che più cresciamo e più diventiamo anarchici e disordinati, troverete queste stesse caratteristiche nelle nostre liste! 🙂
Maurizio Donazzon
Diabolik – Nell’ottobre del 2008 mi ero scaricato la lista dei fumetti di Diabolik, dal primo numero, Il re del terrore, del primo novembre 1962, fino a Salto nel tempo del 22 dicembre 1969, con l’intento di leggerli cronologicamente. Sono quelli degli anni ’60, dove Diabolik è crudele e uccide senza remore per raggiungere i suoi scopi. Unico limite alla sua psicopatia, l’amore con Eva Kant, che sta per strozzare in Lotta disperata (10/3/1964) perché non ha eseguito i suoi ordini, senza riuscire a farlo: “Non posso… non potrò mai uccidere la donna che amo!” Ho comperato i numeri fino al 7 febbraio 1966, Tragiche notti, non gli originali ovviamente, ma le ristampe. Il mio fornitore era il simpatico e appassionato presidente dell’associazione Treviso Comic Book Festival, Massimo Bragaggia, titolare di una fumetteria, una stanza zeppa di fumetti usati dove ti muovevi a stento. Massimo è mancato nel 2018. Non ho più continuato la ricerca dei numeri che non avevo. Ora sto rileggendo i Diabolik che avevo comperato – con il tempo ho dimenticato le trame – e vedrò di trovare gli altri.
Maigret – George Simenon ha scritto 75 romanzi con il Commissario Maigret come protagonista. Il primo, Pietr il lettone, è del 1929, l’ultimo, Maigret e il signor Charles, del 1972. Ha scritto inoltre 28 racconti con Maigret, dal 1936 al 1950. Preferisco i romanzi ai racconti, perché a mio avviso il giallo ha bisogno di uno svolgimento più ampio di un racconto. Vorrei terminare di leggere tutti i romanzi e i racconti. Non me ne mancano molti. I polizieschi con Maigret sono basati sui personaggi, di solito gente comune. È l’umanità dei personaggi, compresa quella di Maigret, che mi interessa, oltre a qualche pennellata descrittiva di una Parigi sempre affascinante.
Mary Gaitskill, Oggi sono tua – Ho comperato molto tempo fa, nei remainders di una libreria trevigiana, pagandola a metà prezzo, questa antologia che seleziona i racconti di tre raccolte dell’autrice. Le mie motivazioni per l’acquisto erano state: la pubblicazione della casa editrice Einaudi; il prezzo dimezzato; l’idea – che ho cambiato – che valeva la pena spendere soldi per comperare libri invece di risparmiare con il prestito bibliotecario; che dal racconto Segretaria era stato tratto il film omonimo – che mi era piaciuto – su un amore sadomaso, con protagonista James Spader, un attore che apprezzo molto dai tempi di Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh fino alla serie tv Boston Legal. Non sono mai riuscito ad andare oltre il primo racconto dell’antologia, che narra, guarda caso, di un amore sadomaso. Vorrei finalmente leggere l’intero libro, almeno per sapere di cosa trattano gli altri racconti.
Michele Frisia
Al momento di stilare i propositi di lettura per il 2022 sono partito da un elemento apparentemente banale: il premio Nobel per la letteratura.
Considerazione numero 1: leggere il vincitore del Nobel dell’anno in corso, per essere alla moda, pronto nelle conversazioni da bar, per “non essere da meno”, è patetico. Non l’ho mai fatto e mai accadrà. Ma leggendo di Abdulrazak Gurnah, mi è parso di cogliere un elemento interessante.
Considerazione numero 2: mi pare che il mondo stia (ri-)prendendo una deriva ideologica per cui, certi temi vanno “bene”, altri no, chi scrive certe “cose” va bene, gli altri no. Gurnah racconta del periodo burrascoso della decolonizzazione, del razzismo, dell’essere lontano da casa, dell’essere diverso in un ambiente ostile. Ma la mia intuizione, che ignora arrogantemente l’assegnazione del Nobel, è che Gurnah sia uno scrittore vero, di quelli che non cadono in semplici facilonerie, che non si accontentano di linearizzare la complessità del mondo in una sola dimensione, e quindi ho una voglia maledetta di leggerlo.
1) Prima scelta per il 2022, quindi, sono i suoi romanzi: Paradise o Desertion, oppure Afterlives, vedremo. Di Abdulrazak Gurnah.
Dopo essere andati a sud, spostiamoci a nord, in Norvegia. Un autore che, in un’opera fra le più lunghe di sempre, ha deciso di raccontare… il niente. Ovvero la sua vita. Potenzialmente una noia mortale, un esperimento puramente intellettuale e becero. Ma chiunque io conosca e che l’abbia letto, ne è rimasto colpito.
2) La mia lotta, di Karl Ove Knausgård. (Per comiciare)
Poi andiamo a ovest, fino alle storie ambientate in Kentucky (dove quando sono andato in vacanza tutti mi chiedevano: “Ma tu che ci fai in Kentucky?”); e perché chi viene dal Kentucky, quando gli chiedi “Ma tu sei americano?”, risponde “No. Io sono del Kentucky”.)
3) Quando le donne aprono le danze, di Elmor Leonard.
(Spoiler: per lo stesso motivo nel 2023 leggerò Chris Offutt)
Poi ci spostiamo a est, nella Corea che, per la produzione audiovisiva degli ultimi anni, è sulla bocca di tutti. E c’è un autore che, quelle atmosfere incredibili del cinema e delle serie coreane, pare riesca a metterle su carta.
4) Che cosa ci fa un morto nell’ascensore?, di Kim Young-ha.
Dopo aver fatto il giro del mondo, si torna sempre a casa. Nel mio studio, accanto all’ingresso, è appoggiato un libro a faccia in giù. Ogni tanto lo apro, guardo la mappa che si snoda per i miei luoghi d’infanzia, e lo rimetto a posto, con deferenza.
5) Narratori delle pianure, di Gianni Celati.
Marco Masciangelo
Attraverso un periodo in cui sono allergico alla narrativa, quindi al momento propendo per la saggistica.
1) Sicuramente vorrei completare la trilogia sui Sapiens di Yuval Noah Harari leggendomi Homo Deus, che è l’ultimo che mi manca.
2) e 3) Sul mio comodino sono in attesa di essere letti Il crepuscolo del mondo di Werner Herzog e Tutto su di me, l’autobiografia di Mel Brooks di cui ho sentito parlare un gran bene.
4) Sul versante fumetti, mi attende il terzo volume di Saga Deluxe, e già so – come gli altri due – che sarà la cosa più bella che leggerò quest’anno, sorprese inaspettate a parte. Saga è una storia che dovrebbero leggere tutti e sono contento che Brian Vaughan e Fiona Staples si siano messi di nuovo al lavoro dopo un lungo stop.
5) Sempre per quanto riguarda i fumetti, non vedo l’ora di leggere il secondo volume de Le ragazze del Pillar di Teresa Radice e Stefano Turconi.
6) Quando ritornerò ad appassionarmi di narrativa, la prima cosa che ho intenzione di leggere è Chiedi alla polvere di John Fante, da sempre la mia bussola quando si parla di narrativa. Sono troppi anni che non lo leggo, è ora di indossare di nuovo i panni di Arturo Bandini per un po’.
7) Altro classico che vorrei leggere è Le città invisibili di Italo Calvino, perché colpevolmente non l’ho ancora mai fatto.
8) Infine, ammesso che ci riesca, vorrei affrontate Timidi messaggi per ragazze cifrate di Ferruccio Mazzanti, che si presenta come una bella sfida in quanto alcune parti del romanzo sono cifrate.
Ileana Moriconi
L’uomo senza qualità – Robert Musil: ammetto di averlo già iniziato mentre scrivo questi buoni propositi. Sarà una bella sfida portarlo avanti, perché fatico un po’, ma mi incuriosisce molto, anche per la sua incompiutezza.
The Passenger Islanda e The Passenger Portogallo: per tenere a bada l’infinita voglia di viaggiare, tanto pensalizzata dal covid, vorrei tuffarmi in queste due guide Iperborea. E poi chissà, magari diventa uno studio per la prossima vacanza, magari in estate…
Il cavaliere inesistente – Italo Calvino: la mia regola è leggere almeno un libro di Calvino l’anno (visto che sto recuperando solo in età adulta) e quello scelto per il 2022 è questo.
Il libro rosso – C. G. Jung: al di là della mia professione, il motivo che mi spinge a leggerlo è una voglia di viaggio interiore. Lo corteggio da tempo, nelle sue diverse edizioni (economica senza disegni, più esosa con disegni), ed è arrivato il momento di sceglierne una e avventurarmi per le sue pagine.
Ci sono poi diversi libri di studio/lavoro che voglio leggere e mi impegno anche qui a farlo, senza intasare la lista con tutti i titoli.
Marco Simeoni
Le stelle fredde – Guido Piovene: ho letto un’intervista di Andrea Tarabbia sul suo Madrigale senza suono. Tra le risposte spunta fuori l’importanza di leggere autori che hanno apportato qualcosa alla lingua italiana. Anelli d’una catena. Stelle fredde ha vinto il premio strega del 1970 avendo la meglio su un certo Gadda. Lo stesso Tarabbia ha espresso il desiderio di “arrivare a sviluppare l’italiano di Piovene”
Le piume di Vurt – Jeff Noon: ecco la mia proposta di caccia al tesoro per il 2022. Un libro fuori catalogo e introvabile. Ma anche un libro cult difficilmente incasellabile con la fantascienza o la cultura cyberpunk. Magari vi sarà più facile trovare una piuma di Vurt ed essere catapultati in un mondo parallelo dove la stampa di questo libro viene venduta al posto delle risme in qualsiasi cartoleria.
La letteratura come menzogna – Giorgio Manganelli: una proposta di saggistica filtrata da voce e pensieri del poliedrico Manganelli. Fermarsi a “Centuria” è un limite che nessun lettore dovrebbe imporsi.
P.S: Restando sull’onda delle letteratura italiana consiglio questo articolo dell’Ircocervo: https://ilrifugiodellircocervo.com/lista-dei-100-migliori-libri-italiani-degli-ultimi-200-anni/ ( Sì… c’è anche “Centuria” tra i 100 consigli di lettura)
Gli azzardi del corpo – María Ospina Pizano: la letteratura latino-americana è una mia fissa. In un senso più ampio La lettura è anche un calarsi in altri tempi e altri corpi standosene rincantucciati e al sicuro. Questa antologia di racconti mette al centro corpi di donne per narrare una fisicità attraverso le parole.
Palepoli – Usamaru Furuya: dalle premesse, un bel manga fuori di testa. Caotico, cattivo e sconclusionato. L’obiettivo, leggendolo, è entrare in uno stato alla “A beautiful mind” e trovarci un filo conduttore.
E i peli sullo stomaco.
E una critica (neanche troppo velata!?) alla cultura nipponica.