Dietro la finestra c’era Toni, una cartina geografica di rughe. Guardava fuori, scostando le tendine ricamate dalla sua Lucia, mentre la neve copriva la campagna del pesarese e lui se ne stava al caldo del camino. I capelli erano caduti da tempo, i pochi rimasti si erano tinti di bianco dieci anni prima, in ritardo rispetto ai suoi fratelli e di questo andava segretamente fiero. Toni era il mezzano: con i suoi 143 anni precedeva Carmine di un lustro e seguiva Giacomo di quasi un decennio. Non era né carne né pesce in famiglia, non gli si poteva chiedere di dare l’esempio né di star zitto come ultimo arrivato. In effetti, non gli si era mai detto molto, in famiglia, né lui aveva chiesto alcunché: tutto ciò che aveva ottenuto nella vita se l’era creato da solo. Anzi, insieme alla sua Lucia. Gli aveva illuminato la vita fin da subito, amava dire lui. L’aveva incontrata al mercato, mentre lui urlava il prezzo dell’uva fragolina e gli si era avvicinata per assaggiarne un chicco. Aveva lunghi capelli scuri, avvolti in un fazzoletto rosso che dava risalto agli occhi verdi. Era bastato il suo sorriso a fargli capire che la strada l’avrebbe percorsa con lei accanto, senza ancora sapere quanto sarebbe stata lunga. Il destino aveva fatto sì che Lucia fosse d’accordo.
Nessuno dei due aveva molti ricordi della vita prima della reciproca conoscenza, era passato tanto di quel tempo. La memoria funzionava ancora bene a entrambi, ma quella di Lucia era migliore, come amava sottolineare per canzonarlo, vista la sua giovane età. Aveva appena 127 anni. Era sempre stata così Lucia, un concentrato di ironia e buona sorte. Toni credeva di avere accumulato tanta ricchezza grazie alla buona stella della moglie: dall’orto ai campi, verso campi sempre più estesi, fino ad arrivare all’azienda legata alla produzione di cibo genuino, grande passione di Toni. Intorno all’azienda era nato un paese che aveva fatto crescere l’azienda, grazie alla quale anche il paese si era esteso, attirando nuove famiglie. Per Toni era tutto merito della buona stella di Lucia. Secondo lui, la sua fortuna si era oscurata solo una volta: il loro matrimonio non fu benedetto dall’arrivo di figli. Ne arrivò uno, ma morì nel giro di pochi giorni, e fu un calvario: Lucia si spense, non volle più saperne di niente e di nessuno. Toni si sentì impotente come mai prima di allora e mai dopo. Nel giro di sei mesi, Lucia tornò alla vita, e così tirò su anche Toni. Lei non volle più saperne di avere figli, le bastò vedere cosa succedeva intorno a loro per intuire che non sarebbe stato quello il destino del mondo.
Dobbiamo pensare solo a noi, amore mio, gli diceva Lucia quando lo guardava osservare le notizie dei nuovi nati in TV.
Perché quelli non possiamo essere noi?, le chiedeva allora Toni.
Perché ci abbiamo già provato.
E questo ti basta?, incalzava lui, senza sapere bene se si riferisse alla loro vita a due o alla resa dopo un solo tentativo.
Sì, mi basta. Nella vita ho avuto subito tutto quello che ho desiderato. Se non è arrivato, mi spaventa insistere. Hai visto cosa può succedere?
Di storture ce n’erano state tante, riconosceva Toni. Per decenni erano nati molti bambini incompleti, finché non ne erano nati più.
Toni guardava dalla finestra per scorgere in lontananza la figura dell’uomo più giovane d’Italia. Mauro aveva 41 anni ed era nato lì vicino, in un piccolo paesino delle Marche. In Europa era il secondo, c’era un tedesco di quarant’anni che gli aveva rubato il primato per un soffio. Nel mondo, nemmeno a parlarne, i giapponesi avevano battuto tutti con un acerbo trentacinquenne. Mauro l’aveva incontrato durante il Consiglio mondiale dei Giovani, l’anno prima.
Era stato lui a bussare alla loro porta e lo ospitavano già da qualche settimana: aveva deciso di girare l’Italia e raccogliere tutte le testimonianze, i fatti, i dati che poteva, prima che il tempo li portasse via. Mauro non sapeva quanto sarebbe durata quella situazione, se ci sarebbe stato qualcuno a cui passare il testimone, se chi doveva passarlo a lui sarebbe vissuto ancora per molto. Secondo Lucia faceva bene, mentre Toni era perplesso. A cosa sarebbe servito raccogliere memoria di un presente che tutti stavano ancora vivendo? Sarebbe stato meglio investire energie giovani per capire cosa ne sarebbe stato del futuro, invece di raccogliere i cocci del passato. Quando lo ripeteva a Lucia, lei borbottava qualcosa di incomprensibile e si rintanava in cucina. Ma non era indicativo, lei si rintanava sempre in cucina, il suo nascondiglio preferito, da cui era solita riemergere con qualcosa che lo stupiva, e che lui trasformava in una nuova ricetta da portare in azienda.
Anche quando si era cominciato a capire che non si moriva più, lei se n’era andata in cucina.
Beh, la notizia ti lascia indifferente?, le aveva chiesto seguendola.
Certo che no. Ma l’hai capita ‘sta faccenda te?
No che non l’ho capita. Hanno solo detto che da due mesi in Italia non muore più nessuno. Non c’hanno capito niente loro, che devo capire io?
E allora di che ci stiamo a preoccupare? Se non la capiscono loro…
Qualche altro morto c’era stato, sporadici ciuffetti di vite mietuti in tutto il mondo, ma nell’arco di pochi anni le morti si erano arrestate.
Lucia, siamo in una fase di stallo.
Chi?
Noi.
Ma noi chi?, chiese lei agitando un mestolo.
L’azienda, il paese, il mondo.
Addirittura al mondo stai a pensare?
Allora pensiamo all’azienda, ti piace di più?
Cos’è che ti preoccupa esattamente?
Beh…
Stai producendo meno?
Sì, ma non è quello il punto… La diminuzione non è ancora significativa, perché…
E l’azienda l’abbiamo sistemata. Il paese che ha che non va?
Sono stati chiusi interi reparti d’ospedale, i cimiteri, le scuole, le pompe funebri… cosa fa adesso la gente che prima lavorava là? Ti pare normale?
No, non è normale, ma questo lo sappiamo da qualche anno ormai. Perché ti agiti?
Non mi hai risposto.
A cosa?
Che lavoro fa ora questa gente? Che succederà adesso?
Ho visto che in paese hanno aperto una biblioteca e una libreria, e dentro ci ho incontrato Giusy e Maria, te le ricordi?
No, dovrei?
Ci hanno aiutato tanto al tempo di Carlo…
Il tempo di Carlo era quello del figlio mai cresciuto. Toni si morse la lingua per averglielo fatto riaffiorare alla mente. Certo che si ricordava di Giusy e Maria, erano state le due infermiere che non l’avevano mai lasciata sola un istante.
Sì, beh.. ma… Ma sono solo due, e gli altri?
Si stanno moltiplicando gli ambulatori di oculistica, geriatria, protesi uditive, farmacie quante ne vuoi, ortopedici nemmeno a chiederne, nuovi negozi sparsi di bastoni e altri ammennicoli per noi ultra centenari…
E questo ti basta?
Sì che mi basta. Quei poveretti in qualche modo si sono riorganizzati, se deviassi ogni tanto dal tuo solito tragitto casa-azienda azienda-casa, basterebbe anche a te.
Mauro aprì la porta di casa senza che Toni si accorgesse del suo arrivo. Lucia ci rimase male, ci teneva a preparare la cena in tempo, senza farlo aspettare. Mauro la rassicurò: era stata una lunga giornata di raccolto e doveva rimettere insieme i pezzi prima di sedersi a tavola. Andò a chiudersi nella sua stanza, dando a Lucia il tempo di preparare e a Toni il tempo di arrovellarsi sul motivo per cui non lo avesse scorto per tempo. Forse stava davvero invecchiando. Toni sentì i suoi battiti prendere il galoppo: l’idea di restare bloccato lì, in quel mondo privo di rinnovamenti, senza il pieno uso delle sue facoltà, lo tormentava. Provò a respirare a fondo e chiuse gli occhi, seguendo il richiamo della voce di Lucia che lo attirava a tavola.
La cena fu impeccabile come sempre: sua moglie era l’unica in paese a non usare i prodotti che uscivano dalla fabbrica di Toni. Io uso direttamente le tue materie prime, amava dire lei. Era uno dei pochi vanti che si concedeva in pubblico. Ci fai mangiare troppo bene, Toni mio, per questo non moriamo più, lo canzonava. Le prime volte lui provò a spiegarle che la sua azienda non copriva il fabbisogno mondiale, ma presto capì che non sarebbe servito a nulla. Non sai prenderti in giro, per questo tu hai le rughe in mezzo agli occhi e io no, rincarava la dose Lucia.
Cosa hai raccolto di bello oggi? Chiese Lucia a Mauro mentre iniziava a sparecchiare la tavola.
I metodi di pesca d’altura e le testimonianze di chi di pesca ha vissuto, rispose Mauro.
Ah, un tassello fondamentale per il progresso dell’umanità, osservò Toni senza che la gomitata tra le scapole della moglie riuscisse a farlo deviare dagli intenti iniziali.
Lo so che non credi nella mia impresa, Toni, ma capiremo solo a posteriori quali pezzi di puzzle ci saranno utili.
A posteriori di cosa?, chiese Toni.
Di qualsiasi cosa, rispose Mauro.
Ma tu davvero ci credi in quello che fai?
Certo, altrimenti non lo farei. Per me è un sacrificio enorme attraversare l’Italia e capire ogni volta a chi chiedere, su cosa soffermarmi e come, per non tralasciare niente… Grazie all’incarico che mi ha affidato la Direzione Centrale della Memoria, ho visto e archiviato i progetti originali della nostra rete ferroviaria, ho trascritto centinaia di ricette che tutto il mondo ci invidia, tra cui decine di preparazioni casearie provenienti dagli abitati più sperduti della Sardegna, ho registrato tecniche pittoriche, scultoree e di restauro tra le più antiche d’Europa… Questo lavoro mi permette di vedere cose bellissime, andare al cuore di ciò che siamo bravi a fare, ma è un onere enorme…
Ma per chi lo fai? Perché chi resta le cose le sa, eh…
Oggi, le sa. Ma tu hai la certezza che le ricorderà per sempre?
E a cosa serve ricordarle? Non è la memoria che dovrebbe preoccuparvi tanto, chissenfrega se noi vecchi, sempre più vecchi, dimenticheremo tutto…
Davvero non te ne importa?
No, quello che mi terrorizza, se proprio devo giocare il vostro gioco che guarda al futuro invece di capire come siamo arrivati a tutto questo, è non essere padrone di me… perdere vista, udito, capacità di camminare senza ausili…
E che te ne fai di tutte queste capacitò senza memoria? Per questo io proseguirò il mio cammino: per tenere insieme i pezzi di un Paese che potrebbe non sapere più cos’è e cosa è stato. E come me lo stanno facendo anche gli altri Eredi, in tutta Europa… Che c’è? Non ti vedo convinto…
Non lo sono affatto.
Tu non capisci, Toni. Prima si faceva una fatica infinita. La durata media di un essere umano era di 80 anni, faceva una fatica infinita durante tutta la sua esistenza per capire chi fosse, dove volesse andare, quali fossero per lui le cose davvero importanti, e nel mentre sbagliava mille volte, fino ad acquisire consapevolezze sempre nuove che lo aiutavano a maturare, comprendere… e poi moriva. Moriva, capito? Una volta giunto ad accumulare un bagaglio di conoscenze ed esperienze sufficiente per vivere meglio e dare un reale contributo a se stesso e all’umanità moriva. E bisognava ricominciare da capo. Ma non ti sembra folle?
No, mi sembra naturale.
Adesso invece tutta la prima parte l’abbiamo superata, anzi voi lo avete fatto, perché io ho ancora da sbagliare parecchio, e possiamo mettere a frutto tutta la fatica dei primi 80 anni di vita! Capisci?
Quando ti fermerai?, domandò Toni.
Quando avrò finito.
E come farai a capire quando avrai finito?
Lo capirò.
E ti basta?
Sì, per ora mi basta.
Per ora… quindi hai dei dubbi?, insistette Toni.
No, è che sono pronto a riorganizzarmi se servirà.
Toni rivolse lo sguardo al camino, gli sembrò di scorgere maggiore consolazione lì, tra le fiamme ardenti e irregolari.
Quando Mauro ripartì la loro vita tornò quella di prima. Il paese cambiò ancora forma: il personale in azienda restò stabile ma alcuni abitanti del paese partirono alla ricerca di nuove occupazioni. Per contro, arrivò gente nuova a movimentare per qualche giorno la quotidianità. Aprì un’altra biblioteca e diversi negozi di giochi per adulti e oggettistica da hobby. Erano state diramate disposizioni di cessione delle ore di lavoro: c’era chi regalava ore di lavoro e chi regalava tempo. Si lavorava sempre meno, ma nessuno restava fuori, e aumentavano le ore trascorse a dedicarsi ad attività ludiche, da soli o in compagnia. Lucia prese a star meno in cucina, si fece coinvolgere dalle amiche in attività di pittura all’aria aperta e intaglio del legno. Il nuovo bastone di Toni lo confezionò con le sue mani. Venne diramata anche un’altra disposizione: ognuno doveva lasciare una traccia della propria vita, della comunità, delle proprie esperienze, dedicando a questa attività un minimo di cinque ore a settimana e inviando gli incartamenti personali alla Direzione Centrale della Memoria una volta al mese. Era stato Mauro a proporla, durante l’incontro annuale del Consiglio Mondiale dei Giovani, e il provvedimento venne accolto con favore in tutto il mondo. Uniformarono le procedure e anche per Mauro la vita divenne più semplice, dovendosi occupare solamente della raccolta e classificazione delle esperienze.
Per Toni fu difficile diminuire le ore di lavoro e delegare parte dei suoi compiti: lo fece restando nel limite minimo imposto dalla legge, non avrebbe mai violato le disposizioni ma nemmeno avrebbe concesso altro. Nel suo tempo libero Toni leggeva. Non trovò mai testi che soddisfacessero fino in fondo la sua curiosità.
Oggi ho dipinto te, gli disse Lucia tornando a casa con le mani sporche di colori a olio.
Me? Ma non facevi pittura dal vivo?
Questa volta ognuno doveva portare una foto e riprodurla. Io ho scelto la tua.
Ah.
Che c’è, non sei contento? Quando si asciugherà il dipinto lo appenderemo proprio lì.
Dove?
Lì, sopra il camino.
Così avremo due Toni.
Tu che hai fatto di bello oggi?
Ho letto.
Cosa?
Il primo report nazionale che il Ministro della Salute Pubblica ha diffuso nel 2019.
Roba vecchia.
Per capirci qualcosa è dall’inizio che bisogna partire, no?
Ma con tutto quello che potresti fare ti devi chiudere su dei libri stravecchi e ammuffiti?
E che dovrei fare?
Ah non lo so… Al bar chiedevano un quarto per il torneo regionale di decathlon a carte francesi, mancano organizzatori per la fiera della ruzzola e nella banda del paese cercano sempre un fiato. Per non parlare del coro, che…
Ottime alternative, non c’è che dire, osservò lui riattizzando il fuoco nel camino senza alzarsi dalla poltrona.
Fa’ come vuoi, io oggi ho dipinto che è una meraviglia.
E questo ti basta?
Certo che mi basta, che vuoi di più?
Foto di Dr Tale e Mr Shot
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