Illustrazione di Erika Romano per il racconto "L'ultima scelta"

L’ultima scelta

Capitolo 1

La porta della città è stretta e tutti coloro che vogliono entrare vengono interrogati e perquisiti. Ci sono due guardie che controllano il flusso di persone, protette da armature scintillanti. Non avresti mai immaginato che Dyon, piccola cittadina di frontiera, fosse così popolosa. Sei affascinato e al tempo stesso intimorito da quel miscuglio di lingue – alcune non le hai mai sentite – odori, tratti somatici e colori.

Sei rimasto deluso quando a tredici anni alla fine della cerimonia di Kennar i dadi del fato ti hanno indirizzato all’accademia per servitori, ma col tempo ti sei abituato. Sono tre mesi che sei partito dalla tua Taidor, è la prima volta che sei così lontano da casa e hai molti dubbi su come svolgere brillantemente il tuo lavoro: ti sono state date poche e vaghe informazioni.
“Il prossimo!” ordina una guardia indicandoti. Dall’elmo dorato riesci a intravedere soltanto gli occhi del tuo interlocutore. “Nome e motivo della visita a Dyon?”
“Mi chiamo Kinn, sono un servitore assegnato agli storici di Taidor”. Sei abituato ai controlli, di solito basta questa premessa perché ti lascino entrare.
“Mostra il tatuaggio”. Alzi la manica e scopri il braccio e il disegno indelebile che porti da cinque anni.
“Motivo?”
“Devo parlare con una persona per conto loro, un certo Tyd”. È stato cacciato dall’ordine degli storici perché voleva studiare la storia proibita,. In polemica con i vecchi confratelli, si dice che viva nelle terre libere. Nessuno di loro aveva voglia di incontrarlo e hanno preferito inviare te.
“Cosa porti?”
“Alcune provviste e vestiti di ricambio – mostri lo zaino che porti sulle spalle – due coltelli da lancio e questa”. Indichi il sacco legato alla tua cintura e slacci la corda per far vedere il contenuto, una gemma opaca grande quanto una mela, rinvenuta durante gli scavi nella valle del Farelund. Anche i più vecchi tra gli storici non sono stati in grado di identificarla: nessun riferimento nei testi canonici, mai era accaduto prima. Dopo lunghi concili, di cui ti è stato detto poco, è emerso che era bene capire cosa fosse quel misterioso artefatto e si è deciso di consultare il vecchio studioso ribelle che devi trovare.
“Le armi le teniamo noi, il resto può passare”.
Rimani stupito dalla richiesta.
“Sono vietate le armi, le riavrai quando lascerai la città. È la legge, se vuoi entrare. Altrimenti scansati, molti attendono dietro di te”.
Alzi le spalle e consegni i pugnali. L’uomo in armatura li passa ad una seconda persona, dietro la cancellata, che scrive qualcosa su un enorme registro e si scosta per farti entrare. Passi sotto l’arco dove è appesa la bandiera della città, a bande bianche e nere sullo sfondo e il disegno di due mani che si toccano.
La stretta via centrale taglia la città è stretta e talmente affollata che non esiste spazio libero ed è un fiume disordinato di persone che si muovono in ogni direzione. Alla tua destra un vicolo più largo e ancora più affollato procede in discesa, ai lati banchi che restringono ancora di più lo spazio. Uomini e donne urlano, invitando a comprare cibi ed effetti personali. Davanti a te c’è il Tempio di Gaher, punto di ritrovo dei servitori. In tasca hai il foglio con l’indirizzo di Taryn, un tuo compagno di accademia che lavora qui da anni.

Se vuoi dirigerti al mercato per cercare informazioni sulle Terre Libere vai al capitolo 16.
Se invece credi sia meglio fare visita al Tempio di Gaher, dove puoi parlare con i tuoi colleghi del posto vai al capitolo 28.
Se infine credi sia meglio far visita a Taryn, vai al capitolo 18.

 

Capitolo 2

“Forse sei troppo severo o magari sono io che conosco poco questa città. Ma ti prego ho poco tempo, chi può aiutarmi?”
Il custode sbuffa, probabilmente vorrebbe lamentarsi ancora. Indica un uomo biondo e magro alla tua destra. “Jorg potrebbe darti una mano”. Lo chiama con un cenno.
“Che Gaher vi protegga – saluta il nuovo arrivato – come posso aiutarti Vothan? Chi è il nuovo arrivato?”
“Bando alle ciance. Viene da lontano, è stato mandato qui dagli storici per cercare un vecchio pazzo oltre le mura”.
“Tyd!”aggiungi.
“Cercherò di dargli una mano, lasciaci soli”. Sorride al custode, ma rimane a fissarlo senza parlare fino a che non si allontana. “Devi scusarlo, è ossessionato dai liberati. Ha diviso anche noi tra buoni e cattivi: io sono uno di quelli che considera buoni, per mia sfortuna. Appena mi vede mi affida qualche incarico o vuole parlare in modo offensivo dei nostri confratelli. Molti invidiano la mia pazienza, ma Vothan è stato un grande custode in passato ed è la vecchiaia che lo ha cambiato. Lavorando con i cacciatori spesso sono andato fuori le mura ma mai ho visto la casa dell’uomo che cerchi. Lui è rispettato tra i liberati ma difficilmente troverai chi può aiutarti se usi quel nome. Lui si fa chiamare Teimanan ora, che nella lingua antica significa rinato”.
Annuisci alle parole di Jorg. “Come mai il custode ti considera più affidabile di altri?”
“Lui dice a tutti che sono uno dei pochi a non essermi imparentato con i liberati: da quando ci sono i matrimoni misti è diventato abbastanza comune. In realtà gli sono stato vicino in un momento molto difficile, prima che diventasse così paranoico. Sua moglie lo ha abbandonato e lui è convinto che sia passata con i liberati. Nessuno l’ha più vista in città”.
“Capisco, mi dispiace molto. Cercherò in giro, il tuo aiuto è stato prezioso”.
“Ti risparmio un po’ di domande. C’è un nostro confratello, Taryn…”
“Lo conosco – lo interrompi, sorridendo – abbiamo frequentato l’accademia assieme!”
“Bene, ti consiglio di andare a casa sua a chiedere, soprattutto usando il nome di Tyd da liberato”.
“Strano, sapevo che lavorava con gli amministratori! Anche loro vengono inviati fuori dal confine per delle missioni?”
L’uomo biondo sorride e scuote la testa. “Non proprio, fratello. Ho esaurito le informazioni in mio possesso, spero ti possano essere utili. Che Gaher ti protegga!”
“Che Gaher ti protegga e grazie di tutto”. Abbassi il capo in segno di saluto e esci dal tempio. Inspiri con piacere l’aria fresca, scendi le scale e torni nella strada affollata.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 3

Decidi di avvicinarti di qualche passo verso il vecchio che parla da solo. Ti chiedi se riesca ancora a distinguere la realtà dalla sua immaginazione.
“Sono Kinn e vengo da Taidor, posso aiutarti?” chiedi. In un primo momento il pazzo sembra ignorarti continuando a gemere. Solo dopo lunghissimi secondi si volta verso di te.
“Kinn? Loro non mi dicono mai come si chiamano, mi tormentano soltanto con minacce e insulti. Ogni ora, tutto il giorno”. Mentre parla, poggia il peso su un bastone, allunga il capo e strizza gli occhi, come se dovesse cercarti in un buio fitto. “Li senti? Ti prego, dimmi che puoi sentire le loro voci demoniache e la tortura che devo subire”.
Avanzi ancora, oltrepassando un abete e fermandoti a pochi passi. Scuoti la testa. “Mi dispiace. Cammino da giorni e l’unico rumore che rompe il silenzio di questo luogo è la tua voce, altre non ce ne sono”.
L’uomo rimane in silenzio un istante, abbassa il capo, chiudendo gli occhi. Nelle linee marcate che gli segnano il volto, nei capelli spettinati, negli abiti luridi e in quell’immobilismo rassegnato percepisci una stanchezza profonda, come se fosse sveglio da anni senza mai essersi potuto riposare. “Capisco” risponde finalmente forzando il tono della voce cercando di renderla inutilmente più ferma. “Kinn, ti ringrazio per spendere del tempo con un vecchio pazzo come me. È tutto così confuso nella mia testa”. Sposta lo sguardo, si volta, si sposta ancora, il volto si trasforma in una maschera di dolore.
“Come ti chiami? Parlami di te” gli dici per catturare di nuovo la sua attenzione. La sua pena, per qualche motivo a te sconosciuto, ti colpisce.
Il vecchio sussulta,: “Io sono Agaroth e vengo da Semah, dalla parte più occidentale dell’impero. Ho compiuto tanta strada per arrivare fino a qui”.
“Avevi una missione da svolgere?”
L’uomo vestito di stracci scuote la testa. “È stata una mia scelta partire per questo viaggio abbandonando i compiti che il mio ordine mi aveva affidato”.
“Hai tradito il tuo ordine?”
“Peggio”. Il vecchio sospira e scopre parte del braccio. Il suo tatuaggio è rovinato da un marchio a fuoco, che lo ha reso incomprensibile. “Ci chiamate fuggiti: ho rifiutato la legge imperiale. Per questo sono venuto qui, per vivere tra i liberati”.
“Perché?”
Il tuo interlocutore ignora la tua domanda e continua a parlare: “Sono passati così tanti anni, amico mio. Molta della mia vita precedente è persa nell’oblio. Mi è rimasto solo il nome”.
Provi a rivolgergli altre domande ma continua a evitare di rispondere, quindi ti limiti ad ascoltare le sue parole.
“Sono state le sabbie mobili nella palude e le orrende creature che nascondono. Si sono cibate dei miei ricordi, togliendomi tutto. Volevo solo attraversarle e raggiungere i villaggi dei liberati a oriente, ma mi sono perso. La palude cambia, gli acquitrini, gli alberi, le pietre cambiano! Tutto si modifica! Il sentiero che percorri scompare se ti volti a guardare indietro. Sei obbligato a girare senza meta fino a che vogliono loro, per anni. Quando lasciai il mondo che conoscevo ero un giovane come te, mi ricordo che mancava qualche giorno ai festeggiamenti dei venti anni dall’incoronazione dell’imperatore Darr il Caparbio. Oltrepassai le mura di Dyon, come hai fatto tu da poco…”
L’uomo interrompe il suo folle monologo distratto dall’espressione stupita sul tuo volto. Di nuovo cerca di fermare il tremolio nella sua voce mentre ti chiede spaventato: “Cosa ancora?”
“Sono passati sei mesi dal ventesimo anniversario dell’incoronazione di Darr il caparbio. Sei mesi fa eri un giovane?”
Il tuo interlocutore inizia a gridare, stringendo le mani nei capelli fino a strapparseli. “Si sono presi anche la mia giovinezza, maledetti!” quindi ti fissa: “Nelle paludi il tempo è diverso, non ti fidare! Evita la sabbia! Le sabbie! Le sabbie mobili! Evita! Ti prego!”

Se vuoi lasciare solo Agaroth per riprendere la tua missione vai al capitolo 24.
Se preferisci cercare di calmarlo e aiutarlo, vai al capitolo 21.

 

Capitolo 4

Con un solo passo, Yoam arriva davanti a te. Le sue innumerevoli bocche sussurrano una sola parola in tutte le lingue delle terre conosciute, ma tu non senti alcun fiato sul viso: “Aiutami”.
Da vicino puoi studiarlo meglio: è più che trasparente, è evanescente. Trovando il coraggio provi a sfiorare il braccio della creatura, tenendoti a distanza da tutte quelle labbra. La tua mano lo attraversa. E’ ancora debole e si sta rigenerando. Osservi il suo corpo, c’è solo una parte concreta e tangibile, un organo che pulsa come un cuore, situato talmente in basso che potresti toccarlo. Nel pieno delle sue forze non basterebbe un esercito per sconfiggere un Animale Antico. Saresti la prima persona che da sola uccide una creatura del genere, più forte di un Dio. Faresti la volontà degli Aedar, visto che rinnegano la loro esistenza: chissà quali onori ti riserverebbero se privassi della vita quell’essere ora così indifeso.

Se vuoi provare ad uccidere Yoam vai al capitolo 39.
Se invece vuoi tentare di aiutarlo vai al capitolo 33.

 

Capitolo 5

Ti fai strada, eviti lo scontro con una donna con un cesto di funghi e agguanti la spalla del ragazzino. Lui con un gesto del capo alza il cappuccio e rivela un volto magro e allungato. Ti guarda con aria complice. Tu stringi di più e lui sfila la mano dalla tasca con il palmo aperto, per dimostrarti che è vuota.
“Bravo, adesso chiedi scusa” gli ordini mentre prova a svincolarsi dalla tua presa, inutilmente.
L’uomo che stava per essere derubato si volta e ti guarda incuriosito.
“Preferisco morire che chiedere scusa a voi bastardi imperiali” dice il piccolo ladro, sputando sulla camicia della sua potenziale vittima che per nulla infastidita, sorride.
“I soldi che ho in tasca nemmeno sono miei, facevo spese per altri, di certo più magnanimi di te nei confronti di chi è diverso”. Noti che la ragazza bionda continua a gridare per vendere le mappe ma con lo sguardo controlla spesso verso la tua direzione. “Lascialo andare – continua il tipo che hai salvato – meglio non provocare incidenti in un posto così affollato. Le persone che servo non gradirebbero”.
Lasci la presa e il furfante scompare in un attimo, confondendosi con la folla. Ti volti verso la ragazza coi capelli biondi, parla con una donna e sembra più tranquilla. “Ringraziamo Gaher” saluti, abbassando il capo verso il basso.
“Ringraziamo Gaher, mi chiamo Gabrin e nonostante il mio abbigliamento vivo qui da anni. Ti posso aiutare? Immagino tu sia forestiero, non ti ho mai visto al tempio”.
“Volevo comprare una mappa, devo uscire dall’impero per una missione, lavoro per gli storici” rispondi in fretta, preferisci evitare i dettagli in mezzo a così tanta gente.
Il servitore sorride e scuote la testa. “Lascia stare, fidati. Se vuoi avere informazioni sui liberati recati al nostro tempio e parla con Thuin. Stai attento alle voci che girano in città, la situazione è sempre più tesa tra imperiali e liberati. È facile finire in qualche loro rappresaglia, soprattutto per chi si veste come noi”.
“Perché porti quegli abiti? Non sarebbe più sicuro adattarsi alla moda di Dyon?”
“Perché ero in cerca di guai, appunto. Servo i sacerdoti di Maan. Abbiamo saputo che una delle famiglie più estremiste, che lavorano da queste parti, sta passando un brutto momento e hanno deciso di aiutarla, loro amano tutti indiscriminatamente. I liberati non accetterebbero mai soldi da imperiali come noi e quindi hanno deciso per un modo compatibile con il loro orgoglio”.
“In pratica fratello mi stai dicendo che ti ho causato difficoltà nel servire. Perdona la mia ingenuità”. Guardi il terreno in segno di scuse.
Gabrin ti poggia una mano sulla spalla. “Rispetto il tuo coraggio. Ora però devo salutarti, mi sono appena reso conto di avere una grande necessità di mappe false. Buona fortuna!” strizza l’occhio e si avvicina alla ragazza dai capelli rossi.
Hai l’impressione che al mercato non troverai altre informazioni.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 6

Il Grande Verde è un’enorme distesa di abeti che si estende per decine di miglia. La parte più antica è rimasta immutata per secoli. Le leggende narrano di esploratori coraggiosi che hanno provato ad arrivare nei meandri più impervi della Foresta. I pochi sopravvissuti non hanno voluto mai rivelare ciò che hanno visto laggiù, tranne parlare di animali di dimensioni giganti. Fortunatamente tu l’attraverserai per un breve tratto, affatto pericoloso: il sentiero che percorri è calpestato quotidianamente da cacciatori e viandanti. Cominci a essere stanco di tutte queste novità e aver voglia di tornare nella tua Taidor il prima possibile.

Se vuoi rimanere sul sentiero, vai al capitolo 38.
Se preferisci spostarti più a nord e camminare nella foresta per evitare incontri che potrebbero rallentare il tuo viaggio vai al capitolo 46.


 

Capitolo 7

Sorridi. Sono passati giorni ma ti è rimasta una sensazione di benessere da quando hai sentito le canzoni di gioia nella palude, consapevole di aver fatto qualcosa di buono. “Ho salvato Yoam”. Sei contento di poter condividere con qualcuno quell’esperienza.
Dall’altra parte senti muoversi il chiavistello e la porta si apre. Davanti a te appare un uomo robusto avanti negli anni, con pochi capelli sparsi in maniera disordinata e una lunga barba bianca. Vi scambiate uno sguardo e i suoi occhi ti rendono testimone della lotta che Tyd compie con se stesso per rimanere concentrato. Lo vedi alternare momenti in cui ti guarda severo ad altri in cui le palpebre calano a mezz’asta come se fissasse qualcosa di distante. “Ignoro come tu sappia di Yoam e del suo stato di salute. Ma menti”.
Frughi nella tasca mentre continua quel combattimento silenzioso. “Per venire qui ho attraversato la palude. È lui che mi ha detto come trovarti”.
L’uomo poggiato all’uscio scuote la testa. “Appunto, solo menzogne! Yoam è incapace di parlare!”
“Me l’ha sussurrato qui” continui convinto, portando una mano vicino alla testa, mentre avvicini l’altra allo scettico ribelle. “Questo è un suo regalo” concludi mostrando il fiore di pietra.
“Dannazione amico, che aspetti a entrare, devi raccontarmi tutto!” ti sorride e si sposta per farti strada. Ti indica una sedia, camminando noti che sul pavimento sporco c’è del vino ancora fresco e i resti di una bottiglia.
Racconti ciò che ti è successo, lui spesso ti interrompe con delle domande o per appuntarsi qualcosa. In lui noti un cambiamento, da come ti parla e da ciò che dice, ora è una persona attiva, vivace, appassionata. Il conflitto interiore sembra essere stato vinto.

Vai al capitolo 40.

 

Capitolo 8

Ignori i numeri del primo e del secondo tassello lasciandoli sullo zero e scorri l’ultimo fino a farlo fermare sull’otto. Senti uno scatto seguito da altri rumori: meccanismi che ruotano, catene che vengono tirate. Il cancello si alza verso l’alto lasciando libero il passaggio. Ti infili e si richiude pesantemente alle tue spalle. Cammini a ridosso del muro di pietra mentre guardi stupito la vallata.
Campi coltivati e piccoli borghi organizzati. Dalle strade più vicine distingui gli uomini che camminano, alcuni sopra a dei carri, altri a cavallo, qualcuno a piedi. Se alzi lo sguardo e lo porti verso l’orizzonte, riesci addirittura a vedere il mare. È la prima volta che ti trovi davanti all’immensa distesa azzurra, ti mozza il fiato. Avanzi studiando la parte di mondo di cui gli Aedar hanno sempre negato l’esistenza a chi vive all’interno delle mura: le terre dei liberati, piene della stessa vita che hai trovato nelle città imperiali.
Arrivato allo spiazzo ti avvicini alla casa di Tyd. La porta è accostata.

Se vuoi bussare alla porta vai al capitolo 15.
se vuoi entrare direttamente vai al capitolo 49.

 

Capitolo 9

Ti muovi in fretta, è una gara di velocità. La ragazza vira verso destra, allontanandosi da te e lasciando il sentiero, sperando forse di essere un bersaglio meno facile. Il suo aggressore inizia a tendere la corda dell’arco. Hai poco tempo per concentrarti e mirare, speri che stavolta basti il tuo istinto. Sfili il pugnale che stringi con la destra e lo lanci verso l’uomo che sta per scoccare. Osservi immobile la traiettoria della tua arma che sembra muoversi lentissima, quasi potessi indicarle con lo sguardo dove andare. La lama si infila nel cranio del balordo un istante dopo che le sue dita hanno lasciato la corda; la freccia finisce su un tronco, lontana dalla giovane. Il tuo avversario crolla in terra, il suo compagno rimane stupito di quanto successo. Quando si accorge di te sfodera la spada.
“E tu chi sei, testa di cazzo? Hai ammazzato il mio amico, ora ti scuoio!”
La ragazza si ferma, esausta, cadendo sulle ginocchia e prendendo fiato. Osserva la scena, nel suo sguardo scorgi un misto di riconoscenza e preoccupazione.
“Ne ho un altro” informi l’uomo che ti ha appena minacciato e viene verso di te. Sei abbastanza sicuro che in uno scontro corpo a corpo avresti poche possibilità: è molto più alto di te. “Sicuro di voler rischiare?”
“Hai usato la tua mano migliore”. Diminuisce la distanza tra voi di qualche altro passo.
“Non devo per forza ucciderti. Mi basta ferirti una gamba o un braccio. Anche lasciarti il coltello in quella grande pancia sarebbe una buona alternativa. Poi ti lascio a lei”.
“Fammela almeno prendere, cosa te ne frega?”
“Vattene”.
“Prega gli Aedir che non ti incontri di nuovo, ti taglio la gola, ti faccio a fette, ti spezzo le oss…”
“Vattene in fretta” lo interrompi.
“E come so che non mi pianti quel maledetto coltello nella schiena appena mi volto?”
Sorridi. “Non voltarti allora. Inizia a camminare verso Dyon”.
Scuoti la testa e stringi più forte il pugnale. Il tuo interlocutore sembra arrendersi. Riempiendoti di insulti inizia a camminare all’indietro, senza perderti di vista fino a che il sentiero lo permette. Controlli anche la ragazza che resta ferma. Sembra ancora spaventata. Alla fine, il tuo anonimo avversario scompare dietro una collina e ti sposti verso colei che hai appena salvato.
“Non riportarmi lì ti prego!” inizia a piangere.
“Vengo da lontano, non so di cosa parli”.
“Sei uno di loro vero? Maledetti imperiali, ci volete tutti morti!”. Vorrebbe colpirti in viso ma le fermi la mano.
“Ora sei al sicuro”. Dalla sacca che porti sempre con te sulle spalle, sfili una maglia di ricambio, la strappi e la pulisci con dell’acqua fresca della tua borraccia, quindi passi il panno sopra le ferite della giovane.
“Come ti chiami?”
Lei sembra finalmente rilassarsi e crolla in un pianto. “Mi hanno catturato tre settimane fa… ci trattano come animali, ci cacciano…”
“Chi?”
“Gli imperiali, chi altro? “
“Ma è vietato uccidere…”
“Glielo lasciano fare! Tutti sanno della prigione, ma non li fermano perché nessuno ci vuole! Ora anche tu sarai nei guai, ti troveranno! Devi scappare!”
“Mi chiamo Kinn, sono solo di passaggio, la mia missione è parlare con Tyd…”
“Mai sentito. Perché cerchi uno di noi?”
“Era un imperiale ma preferisce…”
“Forse parli di Teimanan! L’imperiale rinato! Ti porterò da lui, è nostro alleato. Deve sapere ciò che mi hanno fatto!” la ragazza stremata prova ad alzarsi, ma è ancora troppo debole.
“Fermiamoci – la giovane stringe le spalle e scuote la testa – ci accamperemo in un posto nascosto, nessuno ci troverà. Finché non sarai in forze”.
Riesci a convincerla e con fatica vi spostate. La giovane di cui non conosci il nome crolla presto in un sonno profondo, tu rimani seduto al suo fianco. Di tanto in tanto sfiori con la mano quella misteriosa sfera che ti ha portato fino al confine del mondo conosciuto.

Vai al capitolo 48.

Capitolo 10

Il sole ormai scuro si avvicina alle vette innevate dell’Aiseroth, allungando progressivamente le ombre in tutta la vallata. Il vento sferza le cime degli alberi che si muovono avanti e indietro, come se volessero rimproverarti: avresti dovuto indagare di più prima di partire. Sono due giorni che hai lasciato Dyon e hai incontrato solo poche persone che tornavano in città, infastidite dalle tue domande. Nessun villaggio di liberati, solo campagne incolte.
Acceleri il passo, seguendo il sentiero che costeggia le fredde acque dell’Oirah verso est. Presto ti dovrai accampare e vorresti avanzare il più possibile prima che diventi buio. Alzi le spalle in modo che il mantello copra di più il tuo corpo. Il cappuccio è talmente calato che nasconde parte del campo visivo riuscendo a proteggere la maggior parte del volto dal freddo. Di tanto in tanto, istintivamente, controlli il sacco legato alla cintura, dove hai riposto la misteriosa gemma, poco più grande di una mela, responsabile della tua avventura.
Il vento gelido ti annuncia una voce, che riesci a distinguere solo qualche metro più avanti. Sulla tua destra, verso sud rispetto al sentiero qualcuno sta gridando.
“Lasciatemi stare, vi prego! Uccidetemi o liberatemi, basta! Basta!”.
Rallenti il passo e lasci il sentiero, verso la direzione da cui arrivava la richiesta di aiuto, riparandoti tra gli alberi che crescono sul terreno abbandonato. Senti più distintamente le urla e ti rendi conto che c’è solo una voce, quella che implora pietà. Eventuali carnefici sono silenziosi. Avvicini le mani alla cintura, dove tieni i tuoi coltelli da lancio, consapevole che potresti usarli presto. Avanzi qualche passo, lo vedi e capisci.
Un uomo con la barba e i capelli lunghissimi e bianchi implora, maledice, si dispera ai rami, alle foglie e alle pietre. Indossa abiti sporchi e logori ed è solo, nessuno gli sta facendo del male. Ti chiedi da quanto tempo quell’uomo sia preda dei suoi deliri e se riesce ancora a distinguere la realtà dalle sue fantasie.

Se vuoi allontanarti, consapevole che non puoi fare nulla per aiutare quell’uomo e ricominciare il tuo viaggio verso est vai al capitolo 24.
Se preferisci avvicinarti per parlare con lui, vai al capitolo 3.


 

Capitolo 11

Alzi le spalle. “Ne conosco così poco, Taidor è lontana. È vietato parlarne e le uniche voci che girano è che non sono capaci di vivere in società. Vengono nelle nostre città di nascosto a rubare cibo, oggetti da rivendere e addirittura infanti da rendere schiavi”.
Darya accarezza la mano di suo marito ma sembra tesa. “E te ci credi?”
“Io qui non ho visto schiavi, ma gente come me. Mi rendo conto solo ora della saggezza dei governanti di Dyon, con il braccio coperto tutti mi sembrano uguali. Sono consapevole solo ora dei miei pregiudizi. Gaher pretende una mente libera e lasciandomi suggestionare non ho agito in suo nome”. Abbassi il capo in segno di scuse, i tuoi interlocutori ti sorridono.
“È sempre piacevole discutere con una mente aperta, capace di ammettere di essere in torto. Il rispetto che ho sempre avuto per te è meritato” ti dice il tuo amico, quindi rivolto alla ragazza. “Merita di sapere”.
“Sono contenta che mio marito abbia amici come te” aggiunge Darya, mentre si sfila i lacci che legano l’Oriait arancione, indumento femminile tipico di Dyon, simile a una lunga camicia senza bottoni e famosa per le maniche lunghe e decorate. Gli occhi azzurri e penetranti di lei studiano i tuoi.
Le mani del marito spingono verso il basso l’abito, facendolo cadere. Rimani imbambolato a osservare il busto di lei, coperto solo dalle fasce che le stringono il seno e il ventre.
“Forse dovresti fare una visita al tempio di Maan” ti sfotte maliziosa la donna, poi capisci il motivo di quel gesto. La pelle del braccio destro è intatta: niente tatuaggi. Fissi stupito Taryn e lui sorride. “Ci conosciamo da quando siamo bambini e quando sono tornato dall’accademia ho trovato al posto della mia amica d’infanzia questa donna bellissima e ci siamo innamorati”.
“Ma è vietato sposare una liberata! Rischi l’esilio!” esclami preoccupato.
Taryn scuote la testa. “No, tranquillo, non ho violato nessuna legge. Qui è consentito. Ma solo qui”.
Darya copre con l’Oriait il suo corpo, sospirando. “Per colpa mia non potrà mai più viaggiare o visitare altre città dell’impero”.
Lui cerca la sua mano e la stringe. “Non tua, cara. Dei pregiudizi. Vedrai che le cose cambieranno”.
Rimani in silenzio, davanti a loro, credi sia finito il tempo delle parole.
“Grazie per aver accettato il nostro segreto, Kinn sapevo che avresti capito. Ma immagino tu debba rimetterti in viaggio presto. Forse abbiamo qualche informazione che può aiutarti.” Il tuo amico torna a sedersi di fronte a te.
“Al mercato c’è una liberata di nome Adalden che vende un po’ di tutto. Ha i capelli biondi e la riconosci perché riesce a far sentire la sua voce per tutta la via. Vende anche delle mappe dei territori liberi, ma evita di comprarle: sono false, vendute appositamente agli imperiali in modo tale che si perdano una volta usciti dai confini. Dille che ti mando io, spero possa darti una mano”.
Ringrazi entrambi per l’ospitalità e indugi ancora qualche minuto in quell’ambiente così familiare. Ti fa bene vedere Taryn così soddisfatto della propria vita, e come accadeva da ragazzi, ti ha dato l’ennesima lezione di maturità: anche dopo tanti anni hai ancora da imparare da lui.

Se non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 12

Il sentiero sembra solido e ti tiene al sicuro dalle sabbie infide della palude. Mentre avanzi riesci a distinguere il suono nell’oscurità. È una sorta di lamento o richiamo di qualche animale che non conosci, acuto ma allo stesso tempo profondo. Sei cosciente che su quella costa del lago non ci siano nascondigli e presto conoscerai l’origine di quei versi. All’improvviso appaiono davanti a te due occhi gialli e alieni, così luminosi da sembrare lune che ti osservano. Ci metti del tempo ad abituarti all’inaspettata fonte di luce, se qualcuno ti avesse voluto attaccare avresti già smesso di respirare.
Quando capisci cos’hai davanti, senti il tuo corpo farsi più pesante e le gambe ti reggono a stento, tremando. L’essere è più alto degli alberi della palude, la testa lunga e stretta è più grande della stanza in cui hai vissuto fino ai quattordici anni, quando fosti pronto per la cerimonia di Kennar e a conoscere il responso dei dadi del fato. Al posto della bocca una serie di lunghi tentacoli che si muovono, ognuno in una direzione diversa. Alla fine delle braccia senza mani si allungano innumerevoli dita e tutte finiscono con una bocca. La pelle è trasparente e rende visibili gli organi interni grigi e blu che pulsano.
Hai già visto questa creatura, disegnata sui libri proibiti che tua nonna ti leggeva da piccolo. Eri certo che le storie sugli Animali Antichi fossero favolette e quello fosse il motivo per cui gli Aedar ne avevano proibito la diffusione. Hai davanti Yoam: si pensava fosse morto dieci secoli fa dopo un combattimento con uno spettro. Nei racconti della tua infanzia era invisibile agli occhi degli esseri umani e appariva solo in certe sere, quando la luna era tutta nera e certe costellazioni si posizionavano nel giusto ordine. Non dovrebbe essere malvagio: per quanto ne sai da quelle vecchie storie gli Animali Antichi non dovrebbero avere alcuna concezione di bene e di male perché entità legate alla terra e alla natura. Già affaticato dalla mancanza di riposo, rimani impietrito da quella che per gli Aedar è una bestemmia vivente. È vietato anche pronunciare il suo nome nella città in cui sei nato, chi ti crederà quando racconterai di questo incontro?

Se hai il talismano di Agaroth vai al capitolo 41.
altrimenti prosegui al capitolo 4.

 

Capitolo 13

Sfili i pugnali e stringi i denti mentre rallenti il respiro, nonostante la tensione. Hai pochi secondi e due possibilità per sopravvivere. Difficilmente riusciresti a uccidere una bestia di quelle dimensioni, ma puoi limitarti a fermare la sua corsa. Ti mordi il labbro inferiore mentre scegli quale parte del corpo mirare, nonostante l’oscurità. Il braccio destro si muove, prima avvicinandosi alla spalla per poi spingersi verso l’animale che arriva verso di te. Nel momento della massima tensione, allenti la stretta delle dita dall’impugnatura e il pugnale vola nell’aria. Rimani immobile, quasi volessi guidare l’arma con lo sguardo verso il suo bersaglio. La lama si infila nella zampa del lupo che crolla a terra guaendo.
Ti avvicini cautamente verso l’animale ferito quando alle tue spalle senti delle grida di allarme.
“Attenti, stanno attaccando!”
Ti volti appena in tempo per vedere una nuvola di frecce abbattersi su tre lupi che stavano arrivando nella tua direzione.
“Bene, qui sembrano finiti!” urla un uomo robusto con la barba scura che sbuca dagli alberi. “Sei molto fortunato, complimenti per la mira!” ti dice mentre ti sorpassa. Si avvicina al lupo ferito e lo colpisce con la sua ascia diverse volte. “Ora puoi venire a riprenderlo! Spero tu abbia un motivo per girartene di notte nella foresta!”
Lo raggiungi, sfilando dal corpo senza vita il tuo pugnale e pulendolo dal sangue sull’erba fresca. “Credo di essere in debito con te e con gli altri. Non sono abituato ai boschi”.
L’uomo ti fissa un istante, studiandoti. Ha i capelli corti tagliati in maniera disordinata ed è molto più alto di te. Sorride. “Nessuno lo è, e il Grande Verde non è una semplice distesa d’alberi. Noi ci combattiamo tutti i giorni, siamo taglialegna”.
“Mi sembra che vi siate organizzati bene!” indichi le tre belve piene di frecce poco distanti.
“Era inevitabile, ci sono molti pericoli da queste parti, alcuni più spaventosi di qualche lupo affamato. Abbiamo sentinelle nascoste sui rami degli alberi più folti, sapevamo della tua presenza da tempo. Mi chiamo Diel”. Il boscaiolo ti tende la mano. Sorridi e stringi la sua.
“Io sono Kinn e vengo da Taidor.”
“Immagino sia molto lontano! Io conosco solo Dyon e il Grande Verde. Ci sono foreste laggiù?”
“Non grandi come questa. E con i lupi molto più piccoli”.
L’uomo ride, poggiandosi su una quercia. “Per questo si chiama così, è tutto grande! Perché sei qui?”
“Cerco un certo Tyd, uno studioso che si è nascosto da queste parti. Sono in missione per gli storici. Ma nessuno mi ha saputo dire con certezza dove abita”.
“Sei fortunato, credo di sapere a chi ti riferisci. C’è un vecchio che abita a est, amato dai liberati, conosco la sua casa. Ti porterò da lui, almeno non rischi di essere sbranato di nuovo!”

vai al capitolo 47.

 

Capitolo 14

Camminate da ore sul sentiero che serpeggia tra le colline. Tyd avanza lentamente, poggiandosi a un lungo bastone nodoso. Ai bivi si ferma per qualche istante e temi che dobbiate tornare indietro, ma ogni volta sceglie e riprende deciso. Avanzate in silenzio, lui concentrato sulla strada e tu spaventato per il tuo destino. Si ferma davanti all’entrata di una grotta, a ridosso di una montagna.
“Devo dirtelo Kinn, potrebbe essere inutile ma è la tua unica possibilità”. Il sole riesce a illuminare solo l’ingresso. Continuate a camminare in un cunicolo completamente buio.
Ti guardi intorno studiando le stalattiti che ti sfiorano la testa, la roccia umida su cui i tuoi piedi rischiano di scivolare, le pareti strette. Rimani stupito. “Tyd, sembra notte ma io ci vedo ugualmente!”
“Perché lei vuole così. Tutto dipende da lei qui dentro”.
“Lei chi?”
“Probabilmente la donna più potente di tutte le terre conosciute, anche se non è in grado di rendersene conto. Nel suo corpo scorre una quantità enorme di soma ma senza l’addestramento degli stregoni…”
“Potrebbe causare dei danni?” lo interrompi, preoccupato.
Lo studioso scuote la testa. “Ha sempre controllato la sua energia magica. Immagino ci riesca in un modo istintivo, come il popolo primordiale di cui faceva parte Sygorax. Da quanto mi ha confidato uno stregone, anni fa, i problemi col soma dipendono dal fatto che tanti cercano di limitarlo. È un fiume che scorre nel corpo, più lo argini e più rischia di straripare”.
“Non voglio morire” sussurri. Avevi promesso a te stesso che avresti evitato scenate di panico, ma la visione della sfera era terribile e hai paura che diventi realtà.
“È incapace di usare il soma come vuole, quindi potrebbe non essere in grado di toglierti la maledizione”.
“Qual è il suo nome?”
“Nessuno lo sa, per i liberati è “la disgregata” ma evita di usarlo, la irrita. Si dice che tanti anni fa, quando era ancora giovane, fu rapita e stuprata per giorni. Quell’esperienza terribile la segnò nella mente e nel corpo: da allora vive in un mondo suo. Si liberò grazie alla magia, usandola per la prima volta. Sembra che i corpi dei banditi furono trovati pietrificati. Li trasformò in statue e da allora si nasconde in questo luogo sperduto”.
“Teimanan!” dice una voce roca e bassa, ma non vedi nessuno.
“Sono venuto con un amico” saluta Tyd per poi aggiungere sussurrando: “C’è una piccola complicazione che ho omesso, gli stupratori erano imperiali e lei li vuole tutti morti”.
Stai per dire qualcosa ma Tyd avvicina l’indice alle labbra per indicarti di restare in silenzio.
“No amico! Altro no! Solo Teimanan vicino me!”
Le strette pareti si allargano e vi trovate in un’enorme stanza di pietra. Vedi statue di uomini e forme astratte create con la roccia. In fondo, una figura sdraiata con la schiena poggiata al muro. Sei disgustato dall’odore che riempie quel luogo ma ti fai forza e avanzi.
“Ho detto lui no!” grida la donna e alcune pietre rotolano nella tua direzione. Ti blocchi immediatamente.
“Cara, è nostro amico. Gli è successa una cosa brutta e solo tu puoi aiutarlo”. Si avvicina ancora a lei.
“Tatuato no amico, tatuato è male. Io faccio male lui?”
“Ti prego, aiutalo per me”.
“Teimanan prega. Teimanan ingiusto, lui sa che io no vuole tatuati. Ma Teimanan sa che io dico sempre sì lui. Lascia con me, tu va fuori. Per sicurezza”.
Tyd torna verso di te e lo guardi spaventato. “Devo avvicinarmi? Da solo?”
L’uomo con la lunga barba annuisce e scompare nell’oscurità. Compi qualche passo e puoi vedere bene la “disgregata”. È molto grassa, tanto che non riesce a stare del tutto in piedi, le gambe non reggono tutto il suo peso. Il volto è sfigurato e la pelle è tesa, tanto che le guance rischiano di lacerarsi ogni volta che apre la bocca sdentata. I capelli grigi sono lunghissimi, le fanno da culla e proseguono nella grotta. Nella chioma infinita c’è incastrato di tutto: terra, escrementi di topo, pipistrelli dormienti, ragnatele, foglie e rami. È coperta da un telo di un colore indefinito, che una volta doveva essere bianco. Resta immobile mentre ti avvicini, con gli occhi chiusi. Sembra addormentata in un sonno profondo. Aspetti qualche istante ma continua a ignorarti.

Se vuoi provare a toccarla per attirare la sua attenzione su di te vai al capitolo 37.
Se preferisci parlarle vai al capitolo 53.

 

Capitolo 15

Colpisci la porta di legno per tre volte. “Tyd sei in casa?”
Per tutta risposta senti che qualcuno dall’altra parte la spinge per chiuderla.
“Tyd, vorrei solo parlarti ti prego!”
Senti uno scatto, dall’altra parte qualcuno ha fatto scorrere un chiavistello.
“Ho fatto molta strada per arrivare fino a qui!”
“Vattene! Nessuno che mi chiama con quel nome è degno di essere ricevuto”. Urla l’uomo biascicando le parole.
“Mi chiamo Kinn e sono un servitore. Vengo da parte degli storici per…”
“Un buon motivo per evitarti! Devo modificare l’indovinello al cancello, pensavo di bloccare gli stupidi ma evidentemente è troppo facile. Vattene!”
“Ci sono cose che non capisco e che potresti spiegarmi facilmente…”
Il tuo interlocutore ti interrompe di nuovo. Lo senti muoversi all’interno della casa. “Nei libri c’è scritto tutto, studia e avrai ogni risposta. Sono troppo indaffarato”. Alla voce si aggiunge un rumore di vetri. “Dannazione! Tutta colpa tua, scocciatore!”
“I libri che mi servirebbero sono scomparsi da tempo, sono sicuro che tu abbia le risposte che cerco!”
“Prenditela con quei dementi dell’ordine, hanno deciso loro di farli sparire! Prima cercano di fermare il mio lavoro e poi vengono a leccarmi il culo! E nemmeno di persona, mandano te! Almeno hai da bere?”
“Eh? Hai finito le scorte d’acqua?”
“Vattene! Rimpiango di non avere soma in corpo, altrimenti ti farei sparire da qui! Dileguati! Evapora!”
“È importante, ho con me…”
“Non hai il vino e quella è la cosa più grave. Dimmi, rompiscatole sconosciuto, perché dovrei accoglierti nella mia casa?”

Se hai salvato Yoam vai al capitolo 7.
Se hai combattuto contro un lupo vai al capitolo 30.

Capitolo 16

Il vicolo del mercato è ancora più affollato del resto della città, cammini con difficoltà mentre lasci che i sensi assorbano quell’eccesso di stimoli: le sfumature della pelle di coloro che incontri, gli abiti esposti, gli oggetti sui tavoli; le lingue e i dialetti che ascolti, le urla dei venditori e dei bambini, i versi degli animali nelle gabbie; il miscuglio di odori di spezie e materiali, talvolta a te sconosciuti; il sapore di assaggi offerti; il calore e il contatto con i tanti corpi così vicini al tuo.

Se Darya ti ha parlato di una commerciante da cercare vai al capitolo 20.
Altrimenti vai al capitolo 32.

Capitolo 17

Il sole è tramontato da diverse ore quando decidi di accamparti per la notte su una radura vicino al sentiero. Lo spettacolo del cielo stellato non riesce ad alleviarti la malinconia, senti forte la mancanza di casa. Le guglie di Taidor, le più alte dell’impero; il viavai di persone nelle strade, anche a notte fonda; Erian che hai salutato più di tre mesi fa ed è difficile stare lontano da lei per tutto questo tempo. Ti senti sperduto: il compito è più faticoso di quanto pensavi e il sentiero che segui da giorni sembra avanzare all’infinito senza alcuna meta. Sarebbe saggio tornare a casa, nessuno ti rimprovererebbe scarsa dedizione al tuo lavoro, ma è la tua sete di conoscenza a farti portare avanti la missione.
Ti rendi conto che c’è qualcosa che scalfisce l’oscurità. Il sacco che porti legato alla cintura è illuminato, come se dentro qualcosa avesse preso fuoco. Lo apri per assicurarti che la sfera sia intatta. Ma è da quel misterioso oggetto poco più grande di una mela che scaturisce una luce innaturale. Lo afferri e guardi quella che normalmente è una superficie lucida e scura. All’interno iniziano a formarsi delle immagini prima sfocate e poi sempre più definite: volti e luoghi che non hai mai conosciuto si alternano sempre più velocemente a figure più astratte di forme e colori originali. Aridi deserti di una sabbia arancione; immense creature senza arti che sbucano dal terreno e gridano la loro rabbia; un viso grigio con gli occhi e gli zigomi allungati verso il basso: te, come se la sfera fosse uno specchio. Vedi la tua pelle bruciare fino a essere consumata, i tuoi occhi squagliarsi. Finita quella orribile visione, solo oscurità. La sfera è ritornata un oggetto inerte. Sconvolto da quelle immagini fatichi ad addormentarti e quando ci riesci il tuo sonno è tormentato da incubi.

Vai al capitolo 42.

Capitolo 18

Ti chiedi se il cuscino su cui sei seduto sia davvero così morbido o dopo tanti giorni di viaggio tu abbia dimenticato certe comodità. Taryn è stato davvero felice di ritrovarti. Ha voluto brindare con te e presentarti la sua bellissima moglie, Darya. Entrambi hanno insistito per offrirti il necessario per un bagno caldo e vestiti puliti. Ti senti rigenerato da quella accoglienza e sei contento di esserti potuto permettere una pausa, ti aspettano giorni difficili.
L’abitazione del tuo amico ha il soffitto basso e le mura di colori diversi e accessi, come è usanza delle genti dell’est. Da fuori arrivano di tanto in tanto le voci dei passanti, le loro ombre si infilano dalla finestra muovendosi per qualche secondo nel soggiorno per poi sparire. L’aria è densa dell’incenso bruciato per festeggiare il vostro incontro.
“Ti ricordavo più magro Kinn, con gli storici secondo me c’è proprio poco da fare!” ti sfotte mentre versa una tazza di tè, il tremolio della sua voce tradisce una certa emozione. La mano libera è tenuta sopra quella di sua moglie, da quando li hai visti hai notato che cercano sempre un contatto tra loro.
“Dovresti essere più gentile con il nostro ospite, caro” lo rimprovera lei sorridendo.
“Grazie Darya, probabilmente ora si è ingentilito ma ti assicuro che all’accademia sapeva prendermi in giro più pesantemente. Te invece sei maledettamente sempre uguale. Da piccolo sembravi un adulto, ora pari un ragazzino. La sabbia del tempo ti scivola addosso, ringraziamo Gaher!” rispondi abbassando la testa mentre esegui il saluto tipico del vostro ordine.
“Ringraziamo Gaher – ripete lui con gli occhi azzurri rivolti al cielo – Come stai, vecchio mio?”
“Ora meglio, è quasi un mese che sono in marcia! Nemmeno io credevo fosse così avventuroso lavorare per gli storici. Com’è servire gli amministratori?” chiedi, prima di sorseggiare il liquido ambrato.
Taryn alza le spalle. “Noioso eppure interessante. Specie in una città come questa, più sono a contatto con loro più la conosco”.
“Dev’essere strano essere a stretto contatto coi liberati. Sono stato a disagio quando mi hanno ordinato di coprirmi il braccio sinistro. Per me è normale essere riconosciuto e sapere chi ho intorno”.
“Davvero è così strano? Noi ci siamo abituati” ti chiede la donna fissandoti con i suoi occhi celesti.
Taryn si alza in piedi e si sposta verso la finestra, pensieroso. Alla luce i suoi capelli rossi sembrano più chiari. Hai sempre invidiato il suo corpo, più alto e robusto del tuo. Ora che sei seduto ti sembra ancora più possente e ti chiedi come sia possibile che non sia stato scelto dagli Aedar per altri ruoli più fisici. “In questo modo si cerca di evitare discriminazioni tra noi imperiali e i liberati ma come puoi immaginare non basta nascondere il tatuaggio della rivelazione. L’aria è sempre molto tesa, per fortuna sono vietate le armi”.
“A me sembra incredibile che qualcuno possa rifiutare il nostro sistema di vita. La discesa degli Aedar ha di fatto cancellato le guerre che si consumavano all’interno dei territori dell’impero. È ingiusto che possano accedere alla città e a tutti i suoi servizi, magari si recano anche al tempio di Maan”.
Darya scuote la testa. “Raramente un liberato chiede i servizi degli adepti di Maan. La maggior parte ritiene i loro riti volgare prostituzione”.
Taryn osserva la moglie un istante, quindi riprende: “Capisco che per chi viene da fuori è difficile da accettare, ma qui si convive e finché la situazione regge a Dyon riusciremo a evitare la guerra lungo il confine. D’altronde il modo migliore per conoscersi è vivere fianco a fianco”.
Poggi la tazza sul tavolino basso. “Per me è incomprensibile la loro mancanza di fede. Non stiamo parlando di divinità invisibili, che nessuno ha mai visto. Gli Aedar esistono e appaiano spesso. Continuamente si hanno notizie di loro azioni, reali, sulla nostra terra. Come si fa essere miscredenti?”
“Loro ne ammettono l’esistenza – ti spiega il tuo vecchio compagno di accademia – ma dicono che non sono i soli e che la vera storia è narrata nei libri proibiti”.
Poggi la testa al muro, ti senti a casa. “Parli delle favolette per spaventare i bambini la notte come le Furie Grigie o i Grandi Animali? Mia nonna conservava un libro e me le ripeteva spesso quando non riuscivo a dormire, ancora me ne ricordo alcune”.
“Donna coraggiosa, tua nonna! Come fai a sapere se sono favole? Gli Aedar hanno proibito i libri che parlano della storia prima della loro discesa. Perché nascondere il passato?” ti chiede Darya. Ora è lei che fissa il marito, mettendoti a disagio.
“Kinn, lo sai perché mi piace essere un servitore?” si intromette lui, facendo qualche passo e fermandosi dietro di lei, appoggiandole le mani sulle spalle.
“Lo hai sempre detestato, dicevi di voler fare il mercante per andartene sempre in giro!” rispondi evocando vecchi ricordi, ma ti rendi conto che il tuo tono giocoso stona, l’atmosfera è cambiata.
“Si matura col tempo. All’accademia noi siamo quelli che sgobbano di più per essere pronti a servire chiunque. Dobbiamo proteggere le persone per cui lavoriamo, ma ci serve anche la cultura necessaria per poter capire le loro esigenze. Abbiamo conoscenze in ogni materia, a differenza degli altri Ordini. Io credo che questo renda la nostra mente più aperta, più comprensiva rispetto alle diversità, non credi?”
“Io credo solo in Gaher e negli altri Aedar!” rispondi intimorito.
“Davvero – incalza Darya – pensi ci sia da temere qualcosa dai liberati e che le loro credenze non debbano essere rispettare?”

Se hai parlato con Jorg e ti ha chiesto di chiedere a Taryn di Taimenan vai al capitolo 29.
Se pensi che hanno ragione vai al capitolo 11.
Se vuoi rispondere che preferisci cambiare argomento perché ti senti a disagio a continuare quel discorso al limite del consentito vai al capitolo 23.


 

Capitolo 19

“Ho incontrato Gabrin al mercato e mi ha consigliato di parlare con Thuin, poteva darmi maggiori informazioni”.
Al nome del tuo confratello sbuffa. “Ecco, uno degli amici dei liberati, appunto!”. Indica un ragazzo più giovane di te dall’altra parte del tempio, quindi si allontana bofonchiando lamentele incomprensibili.
Alzi una mano per attirare l’attenzione di Thuin, che si avvicina. Ridacchia, vedendo il vecchio allontanarsi. “Che Gaher ti protegga! Non gli sono simpatico. Lui la considera una guerra, io credo si possa apprendere tanto dai liberati”.
Alzi le spalle. “Temo che per capire davvero Dyon ci si debba passare molto tempo e io sono arrivato solo da poche ore. Gli storici mi hanno chiesto di trovare Tyd, lo conosci?”.
“Di fama si, come tutti quelli che frequentano le terre a est. Ma nessuno tra gli imperiali saprà darti indicazioni su dove si trovi, da quando è stato cacciato evita qualsiasi rapporto con noi. La tua è davvero un’impresa ardua e io posso dirti ben poco. Anche se troverai la sua abitazione, sarà comunque difficile che accetti di parlarti, ha un pessimo carattere. L’unica speranza che hai è di aiutare i liberati quando ti capiterà l’opportunità o pensare come loro in termini di equilibrio. Dimentica i libri proibiti e le leggi degli Aeder, sei fuori dal loro territorio”.
L’ultimo consiglio ti lascia perplesso. “Dovrei violare le leggi per ingraziarmi un vecchio incattivito?”
Il tuo interlocutore scuote la testa: “Mica devi ammazzare qualcuno. Oltre le mura succedono cose che difficilmente riusciresti a immaginare. La maggior parte dei liberati vuole solo vivere in pace e spesso non gli è consentito. Capisco sia difficile per chi viene da fuori ma supera ogni pregiudizio, libera la tua mente da quello che ti hanno detto su coloro che vivono fuori dall’impero”.
Vorresti chiedergli altre informazioni, ma è tempo di andare: difficilmente Thuin ti potrà dire di più.
Alzi la mano per salutarlo “Grazie, terrò a mente i tuoi consigli.. Ora è meglio che vada. Che Gaher ti protegga!” lo saluti, per poi uscire dal tempio.
“Che Gaher ti protegga” ti risponde il giovane sorridente.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 20

Avanzi tra la folla senza badare troppo ai commercianti che tentano di attirare la tua attenzione, cerchi la liberata di cui ti ha parlato Darya. Presti attenzione ai suoni e senti una voce particolare che si distingue tra tutte le altre. Il banco della ragazza bionda sembra affollato, ma noti che pochi sono interessati agli oggetti in vendita, molti sembrano siano lì per altri motivi.
Riesci ad avvicinarti quel tanto che basta per gridare a d Adalden: “Mi chiamo Kinn, sono un amico di Darya!”
La giovane compie un gesto veloce con il capo e la strada tra voi si svuota, puoi arrivare da lei senza difficoltà. “Darya è nel mio cuore ma non basta avere un amico in comune per aiutare uno di voi”.
“So anche di lei, mi ha mostrato il braccio. Ti basta come prova di fiducia?”
“No. Ringrazia che le devo molto, ci sta dando una mano in questo momento di difficoltà. Dimmi cosa vuoi e vattene il prima possibile”.
“Devo andare nelle terre a est fuori dalla città. Sto cercando un certo Tyd”.
“Mai sentito. Posso darti qualche indicazione su ciò che troverai lì fuori. Poco dopo la città, la strada prosegue verso il Grande Verde, la foresta che segna il confine tra le terre liberate e l’impero fino al mare. Se percorri il sentiero sarà più facile che tu possa incontrare altri imperiali che cacciano o abbattono alberi, se segui l’Oirah lontano dai posti più battuti dagli esseri umani rischi di avere a che fare con gli animali. Meglio incontrare i lupi”.
“Sono imperiale, dovrei essere al sicuro tra la mia gente”.
Adalden ti guarda con disprezzo. “La tua gente mi fa schifo, quelli che vengono nelle terre liberate sono i peggiori. Ti consiglio di stare attento se dovessi imbatterti in imperiali in gita. Potresti avere brutte sorprese. Se vuoi evitare la foresta e scegliere un percorso più veloce, puoi dirigerti alle paludi di Helgarth. Ricordati che devi a tutti i costi evitare i terreni sabbiosi”.
Abbassi il capo in segno di gratitudine. “Posso ricambiare in qualche modo? Hai detto che siete in diff…”
“Sparisci imperiale, ho una reputazione da difendere – ti interrompe la commerciante – ringrazia Darya per le informazioni. Se troverò il tuo cadavere quando tornerò a casa fra tre giorni non lo deruberò”. La ragazza si volta e comincia a gridare di nuovo qualcosa riguardante le sue mappe, ignorandoti. Improvvisamente ti senti osservato e capisci che è il momento di allontanarsi dal mercato.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 21

“Agaroth mi senti?”
“Rubato la vita, gli anni, i ricordi, lasciato le voci. Le voci! Maledette!”
“Ti ricordi di Semah?”
“Mi insultano tutto il tempo, mi minacciano, gridano nelle mie orecchie. Semah è lontana, mai la rivedrò, me lo dicono sempre! Sempre!
“So che a Semah ci sono dei giardini famosi in tutte le terre occidentali, te li ricordi?”
“Si… e le fontane sontuose, c’è sempre acqua per tutti, abitanti e viandanti”. Sposta lo sguardo su di te, riconoscente. “Ti auguro di visitarli. Nessuno può dimenticare tale bellezza”.
“Io ho una missione da svolgere e non posso aiutarti. Ma mi prometti che farai quello che ti chiedo? Te lo ricorderai?”
Il vecchio annuisce serio.
“Bene, torna indietro e ritorna a Dyon. Basta che segui il sentiero per un paio di giorni. Quando sei in città, cerca Taryn. Digli che ti mando io. Ricordi il mio nome?”
“Kinn” dice soltanto Agorath, guardandoti riconoscente.
“Bravo. Lui ti aiuterà, ne sono sicuro. Ci rivedremo al mio ritorno”.
“Prometti di non andare sulla sabbia. È importante.”
Annuisci. “Prometto”.
“Se entri nella palude resta sul sentiero, evita la sabbia. Sei gentile anche se sono un fuggito. Prendi questo”. Dalla cima del bastone a cui si poggia è appeso con un frammento di corda un amuleto. “Tu non ci crederai mai, ma me lo diede un vecchio prima che arrivassi alle paludi, da queste parti. A me non è servito, forse a te sarà più utile. È prezioso. Io so che è prezioso.”
Abbassi il capo in segno di riconoscenza e stringi nella mano l’amuleto che ti porge Agaroth. Annodi la corda assicurandola al collo. “Grazie, ora devo andare”.
“Grazie a te Kinn. Spero ci vedremo ancora”. Studi per un istante ancora il suo volto segnato e il suo sguardo allucinato, quindi alzi una mano in segno di saluto e riprendi il cammino verso est.

Vai al capitolo 17.

 

Capitolo 22

Rimani fermo dietro al tronco. Vedi la freccia partire e colpire la schiena della ragazza che continua a urlare e implorare i suoi carnefici di lasciarla andare. Uno dei due si avvicina e la finisce con la spada. Ti dici che in ogni caso non avresti potuto intervenire in uno contro due.
“Torniamo alla prigione, se questa stronza avesse parlato avremmo potuto ritrovarci nei guai!”
“Figurati, falli venire quei porci di liberati, pensi sappiano combattere?” risponde l’arciere mentre si volta e inizia a tornare indietro, disinteressandosi della sua vittima.
“La prigione è segreta proprio per evitare rischi inutili” aggiunge uno dei due aggressori.
Resti in silenzio, protetto dal tronco e dall’oscurità fino a che i due non si allontanano abbastanza.
Aspetti che si allontanano quindi torni sul sentiero, evitando di avvicinarti al cadavere. Ricordi a te stesso che la tua missione è sapere di più sulla sfera e procedi verso est. Vorresti tanto tornare presto alla tua amata e pacifica Taidor.

Vai al capitolo 45.

 

Capitolo 23

Alzi le spalle, l’atmosfera è diventata troppo tesa e non hai voglia di rovinare il momento in cui hai ritrovato il tuo amico, dopo tanti anni.
“Vedi perché evito la politica? Perché si finisce sempre per discutere. Ti ricordi di come hai pestato Laren quando lui aveva insultato Dyon? Rimase in infermeria per una settimana!”
Taryn allarga le labbra in un sorriso, ma gli occhi trasmettono altre emozioni, sembrano tristi. “Come posso scordarmelo? Per punirmi dovetti pulire la sua camera e lavare i suoi vestiti tutto l’anno!”
Darya abbassa il capo e con una mano allontana quelle del marito dalle sue spalle. “Desideri altro té, Kinn?” ti chiede mentre si alza.
Continuate a parlare ancora qualche minuto dei vecchi tempi ma ti senti a disagio, l’atmosfera accogliente sembra essersi dissolta. Dai la colpa al tuo esagerato senso del dovere: è ora di rimettersi in cammino. Saluti Taryn e Darya e li ringrazi per la loro ospitalità.

Se non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 24

Ti volti e ripercorri al contrario l’ultimo tratto del tuo cammino, ricominciando a costeggiare l’Oriah. Poco puoi fare per quel vecchio e ti dici che è meno sprovveduto di quel che sembra se è riuscito a sopravvivere da solo in questi territori. Cali ancora un po’ il cappuccio sul tuo volto e affretti il passo: devi camminare ancora molto prima di poter tornare a casa, a Taidor.

Continua al capitolo 17.

 

Capitolo 25

Tenti qualche combinazione ma non accade nulla. Provi ad urlare il nome di Tyd e a dirgli che è importante che ti apra. Prendi a pugni il cancello e tenti di scavalcarlo, riuscendo soltanto a cadere per terra, graffiandoti un braccio con l’erba. Aspetti fino a sera e ti accampi. Attendi tre giorni senza che accada niente. Vedi arrivare alcuni liberati e cerchi di convincerli ad aiutarti ma quelli ti costringono ad allontanarti perché tu non possa vedere la combinazione, quindi scompaiono dietro il cancello.
Le provviste iniziano a scarseggiare e decidi che hai sofferto abbastanza per questa sciocca missione degli storici.

Vai al capitolo 50.

 

Capitolo 26

“Forse l’unico che deve essere cacciato sei tu. Talmente arrogante che nemmeno ti sei presentato. Farò rapporto a Taidor, dubito che il tuo comportamento possa essere accettato”.
“Come ti permetti? Sono un tuo superiore, dimostra il giusto rispetto. Come puoi giudicarmi quando sei in questa città da poche ore? Forse è il caso che vai a farti un giro, magari capisci meglio la situazione”.
Quella di oggi è una giornata piena di prime volte per te. Mai ti era capitato di essere cacciato da un tempio. Alzi le spalle ti volti ed esci senza salutare. Gaher difficilmente potrà proteggere quel vecchio dalla sua follia.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 27

Ignori il furto e ti avvicini al banco da cui la ragazza bionda sta attirando l’attenzione.
“Avete mappe dei territori liberati ad est?” chiedi ad alta voce, per farti sentire.
La commerciante ti fa cenno di avvicinarti. “Ne abbiamo diverse, dove siete diretto?” e alzandole dal banco ti porge due mappe di grandezza diversa.
A te sembra che i disegni sulle carte siano diversi quindi cerchi di allungare il collo per vedere meglio, facendoti strada tra la gente che ti divide dalla ragazza. La folla sembra stringersi davanti a te, come se tutti all’improvviso fossero interessati alle mappe.
Quando sei abbastanza vicino, lei abbassa di colpo gli oggetti che ti aveva mostrato. “Te le do entrambe per dieci monete d’oro!”.
Hai poca voglia di contrattare sul prezzo, quindi infili una mano nella tasca per prendere il denaro e ti accorgi che è vuota. Non hai più nessuno vicino, tutti si sono defilati. Alzi le spalle, consapevole di esser stato derubato. “Preferisco fare un giro prima, ripasso più tardi per comprarle”.
La ragazza con i capelli biondi allarga le labbra in un sorriso: “Tornate quando volete, è un piacere concludere affari con stranieri come voi”.
Ti rendi conto che è meglio evitare complicazioni e ti allontani velocemente dal mercato.

Se non hai ancora fatto visita a Taryn e vuoi farlo, vai al capitolo 18.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 28

Sali la lunga scalinata in marmo e ti senti al sicuro, protetto dalla riproduzione di Gaher che ti osserva dall’alto dei suoi cinquanta piedi, statua a grandezza naturale come nella tua Taidor. Tra tutti gli Aedar, il protettore del tuo ordine non è il più imponente né uno dei più presenti. L’ultima apparizione certa risale a otto anni fa in un villaggio del nord. L’ordine dei servitori è debole senza il suo Aedar, anche se il vostro compito è fondamentale in quanto permette che tutti gli altri Ordini funzionino perfettamente. La società imperiale dopo l’arrivo e le rivelazioni degli Aedar è simile a un meccanismo complesso: funziona bene se ognuno fa la propria parte, decisa dalla cerimonia di Kennar tramite i dadi del fato. Il timore dei liberati è giustificato perché la loro esistenza lascia immaginare un modo di vivere differente: è la sabbia che può bloccare tutto il meccanismo.
Sali la scalinata e arrivi nell’anticamera, dove due servitori parlano davanti alla porta principale. Ti avvicini.
“Altolà, da qui in avanti è necessario scoprire il tatuaggio, è permesso l’ingresso solo agli appartenenti all’ordine”.
Alzi la manica e lasci vedere il braccio sinistro. Hai vissuto tra persone che mostravano chiaramente la loro identità, non riesci ad abituarti. “Ringraziamo Gaher!”
“Ringraziamo Gaher” ripetono i due, abbassando il capo.
Il tempio è una grossa sala circolare, con al centro una seconda statua più piccola della divinità protettrice del vostro ordine. Le mura sono dipinte con strisce dei dieci colori degli altri Ordini, che simboleggiano la versatilità dei servitori. L’aria è profumata da bastoncini che bruciano, non riconosci l’odore acre, probabilmente non l’hai mai sentito. Alcuni individui parlano a bassa voce in ordine sparso.
“Ringraziamo Gaher, cosa ti porta qui?” dice un confratello particolarmente anziano, con una lunga barba bianca, avvicinandosi a te. Dal colore del suo vestito capisci che è il responsabile del tempio, uno dei pochi del vostro ordine che non lavora per altri.
“Ringraziamo Gaher – rispondi all’uomo – sono Kinn di Taidor. Gli storici mi hanno assegnato una missione che mi porterà fuori dal territorio imperiale, tra i liberati”.
“Esagerano sempre. Servire è diverso dall’essere schiavi. Sono uno degli Ordini più potenti, ma questo non li esime dal rispettare i patti: è vietato affidare compiti pericolosi solo perché si ha poca voglia di svolgerli. Che succederebbe se uno di noi si rifiutasse?”
Sospiri. Sai che ha ragione e che gli storici avrebbero dovuto mandare qualcuno dei loro, ma al tempo stesso sei contento di aver viaggiato e conosciuto posti nuovi. “Se si spezza il patto l’impero cade nel caos, è certo. Nessuno ha voglia di conoscere la collera degli Aedar”.
Il responsabile alza le spalle. “E se fossero meno furiosi di quello che pensiamo? Guarda che succede in questa città! Le leggi che ci hanno dato sui liberati e sulla storia vengono violate, eppure rimangono in silenzio. Magari se ne andranno soltanto, portandosi via il loro dono più grande: la pace”.
“È difficile abituarsi alle regole di Dyon – indichi il braccio con il tuo tatuaggio, ora coperto di nuovo – ma è davvero così complicata la situazione?”
“Sono consentiti i matrimoni misti! Anche molti tra noi servitori sono diventati amici dei liberati. Prego perché l’equilibrio tenga! In ogni caso, cosa posso fare per aiutarti?”

Se al mercato hai parlato con Gabrin, vai al capitolo 19.
Altrimenti vai al capitolo 43.

 

Capitolo 29

Alle domanda di Darya alzi le spalle. “Io so troppo poco dei liberati, sono qui soltanto da qualche ora ed è vietato parlarne al di fuori di Dyon. Sono stato al tempio di Gahan e ho notato molta tensione”.
“Parli del vecchio Vothan?” ti chiede il tuo confratello.
Annuisci. “Lui esagera ma se si permette di parlare in quel modo è perché è consapevole che c’è chi la pensa come lui. Tensioni del genere possono danneggiare il nostro ordine e l’impero in generale”.
Darya scuote la testa, accarezza la mano del marito, tesa. “Confrontarsi con le diversità porta sempre a tensioni. Ma può essere anche una grande opportunità e grande fonte di conoscenza degli altri e di noi stessi. Ti senti cambiato da quando sei qui?”
Le rispondi: “Sono sconvolto! Le leggi che ho imparato a memoria quando ero piccolo sono messe in discussione, lo stile di vita di Dyon è inimmaginabile per chi viene da fuori. Per le strade sembro un campagnolo meravigliato dalla città. Jorg mi ha consigliato di venire qui per chiedere informazioni e ora riesco a capire il perché”.
La coppia rimane immobile in un silenzio teso e interrogativo. “Darya, che il tuo braccio sia tatuato o no sei la donna che ha reso felice il mio amico e tanto mi basta. Taryn, sei stato un fratello per me e sempre lo sarai, sono contento che siate felici”.
I volti contratti del tuo amico e della sua compagna sembrano rilassarsi. Le labbra di entrambi si allargano in sorrisi. “Sapevo che avresti compreso, sei più saggio di quanto pensi” dice lui. “È strano che Jorg ti abbia mandato qui, hai raccontato la tua missione ma non so come aiutarti”. Aggiunge lei, perplessa, fissandoti con i suoi occhi azzurri.
“Tyd è Taimenan” li informi, senza aggiungere altro.
Darya annuisce. “Si, conosco qualcosa che può servirti. Io sono nata dentro le mura e difficilmente esco, la sua casa è a est ed è aperta a tutti noi, tutti i liberati sanno come entrare. La porta d’ingresso ha una serratura particolare, per entrare devi girare le ruote del meccanismo fino a far apparire il numero 8”.
“Farò tesoro di quanto mi hai detto. Adesso devo davvero andare, vi sono debitore per tutte le vostre premure, che Gaher vi protegga!”
Ringrazi entrambi per l’ospitalità e indugi ancora qualche minuto in quell’ambiente così familiare. Ti fa bene vedere Taryn così soddisfatto della propria vita. Lui e Darya ti hanno dato una lezione di maturità.

Se non sei ancora andato al mercato e vuoi farlo, vai al capitolo 16.
Se invece non hai visitato il tempio di Gaher e vuoi farlo, vai al capitolo 28.
Se credi sia ora di lasciare la città vai al capitolo 10.

 

Capitolo 30

Pensi a una risposta convincente ma non sai cosa Tyd possa volere. “Ho ucciso un lupo per arrivare qui!” è ciò che ti viene da dire, il combattimento ti è rimasto impresso, sei salvo solo perché hai avuto una buona mira.
“E dovrebbe impressionarmi? Vai a vantarti con i cacciatori e finiscila di torturarmi!”
“Mi stava attaccando!” continui, sbuffando. Ti stai stancando di parlare con una porta. “Ho sempre compiuto il mio dovere! Ho viaggiato per mesi per parlare con te”.
“Bene, mi hai parlato. Ora ritorna dagli idioti da cui prendi ordini per dirgli che non voglio avere niente a che fare con loro. E ti conviene sbrigarti perché mi viene a trovare un sacco di gente di queste parti e non gradiscono la presenza dei tatuati come te. Vattene, è la mia ultima parola!”
Provi a pregarlo di cambiare idea, gridi, sbatti i pugni sulla porta ma non ottieni più alcuna risposta. Dopo qualche ora ti rassegni e decidi di tornare indietro, la tua missione è fallita.

Via al capitolo 50.

 
Capitolo 31

Costeggi il letto dell’Oirah e dopo qualche minuto assisti a un cambiamento violento del paesaggio. L’odore che arriva alle tue narici è di putrefazione, come se ovunque attorno a te fosse pieno di corpi decomposti. Non riesci a vedere molto di ciò che ti circonda e forse è un bene. Hai paura di ciò che possano celare quei luridi acquitrini: cerchi di poggiare i piedi sui sassi più solidi. In breve tempo davanti a te appare un lago dalle acque scure. Ci sono due strade per aggirarlo: puoi andare verso destra, dove camminerai su una sabbia che appare molle e sgradevole o andare verso sinistra, dove inizia un sentiero di terra battuta che avanza tra i salici. Da quella direzione arriva un rumore acuto, quasi fosse un lamento.

Se voi andare a destra vai al capitolo 44.
Se vuoi andare a sinistra, vai al capitolo 12.

 

Capitolo 32

Cerchi di cogliere frammenti di conversazioni che possano esserti utili ma è difficile in quel caos linguistico, ti stupisci quanto sia arduo distinguere gli imperiali dai liberati quando tutti hanno il braccio coperto e non si può controllare il tatuaggio. Ti chiedi chi tra coloro che ti sono vicini e tra i mercanti che gridano cercando di attirare l’attenzione sia senza tatuaggio: è consentito entrare solo a Dyon e tu hai sempre vissuto a Ovest, dove è vietato nominare i liberati. Te li immaginavi più selvaggi e pericolosi. Una ragazza con i capelli biondi strilla qualcosa a proposito di mappe, ma sei troppo lontano per capire cosa venda. Ti viene incontro un uomo con vestiti occidentali, simili ai tuoi. Distratto da alcuni frutti che non riesci a classificare, non si accorge che un ragazzino con il volto coperto da un cappuccio gli infila una mano nella tasca.

Se vuoi intervenire vai al capitolo 5.
Se preferisci avvicinarti al tavolo con le mappe vai al capitolo 27.

 

Capitolo 33

Sei consapevole che stai sfidando la furia degli Aedar, ma non vuoi diventare un assassino. Anche se immagini che nel pieno della sua potenza Yoam possa fronteggiare interi eserciti, ora è un essere indifeso.
Studi la creatura, non sapendo esattamente come aiutarla. Chiudi gli occhi e ti lasci trasportare dall’istinto. Allunghi la mano destra fino a sfiorare l’organo azzurro. Percepisci un calore rassicurante e qualcosa dall’Animale Antico arriva dentro di te: una sensazione di gioia, di felicità nei confronti degli equilibri del mondo e dell’universo. Anche quelle putride paludi ti sembrano meno ostili, riesci a vedere il fascino dei loro misteri. Allo stesso tempo senti che Yoam prende parte della tua energia ma non senti dolore né stanchezza. Nonostante ciò che narrano le leggende, scopri come la forza vitale si rigeneri da sola, nel momento stesso in cui viene assorbita. Assisti al miracolo della rinascita dell’Animale Antico, fai appena in tempo a ritrarre la mano che il gigante si solidifica davanti ai tuoi occhi. Ti senti importante: dopo secoli sei stato tu a modificare il corso della sua storia. Le innumerevoli labbra della creatura si aprono contemporaneamente per celebrare quel momento con canzoni di gioia in lingue aliene. Gli occhi luminosi cambiano colore, diventando prima verdi e poi azzurri. Hai l’impressione che tutto l’ambiente attorno a te venga condizionato da quella rinascita: l’acqua del lago ritorna limpida, il terreno più solido e l’aria più salubre. Ma non hai il tempo per comprendere se è solo una tua impressione, ti rendi conto che Yoam comunica con te mentalmente, fornendoti le indicazioni per arrivare alla casa di Tyd. Abbassi il capo in segno di ringraziamento quindi procedi lasciando l’incontro più importante della tua giovane vita alle spalle. Solo una volta allontanato noti che i tuoi vestiti sono diversi, sembrano essersi rinnovati: gli strappi e le scuciture avvenute durante il viaggio si sono ricomposti, gli abiti sono nuovi, come se li indossassi per la prima volta. Per alcuni metri senti le voci che cantano gioiose. Sai che il tuo viaggio è ancora lungo ma ti senti felice.

Vai al capitolo 35.

 

Capitolo 34

Ti volti e corri più veloce che puoi, temi che i tuoi coltelli possano poco contro una belva del genere. Controlli quanta strada ti separa dall’animale e ti stupisce che la belva non ti stia inseguendo. Troppo tardi ti viene in mente che i lupi cacciano in branco. Riporti lo sguardo sulla strada e non riesci a trattenere un grido mentre altri tre Lupi dell’Ovest sopraggiungono nella tua direzione. Afferri i coltelli ma uno di loro ti morde il braccio. Si avventano su di te, le loro zanne ti lacerano ovunque. Ti chiedi quanto dolore può sopportare un uomo prima di perdere coscienza. Senti un grido “Attenti stanno attaccando”, ma ormai è troppo tardi L’ultima cosa che ricordi è il muso di uno dei predatori che si avventa sulla tua gola. La tua avventura e la tua vita finiscono qui nel Grande Verde.

Per un ultimo saluto, vai al capitolo 51.

 

Capitolo 35

L’entusiasmo per aver trovato Tyd si spegne subito quando capisci che non sarà così facile incontrarlo. Un cancello gigantesco, alto almeno due volte te e all’apparenza senza appigli su cui arrampicarsi, blocca l’ingresso a uno stretto corridoio di terra, delimitato dalla parete della montagna e da un profondo burrone. Duecento metri più avanti, in uno spiazzo più largo, intravedi una semplice struttura di legno.
Ci sono una serie di forumle accanto ad alcuni tasselli scorrevoli in cui sono rappresentati i numeri al posto della serratura. Ti rendi conto che solo la giusta combinazione riuscirà ad aprire il cancello.

322 + 231 = 224
61 + 24 = 44
7 + 6 =

Se trovi la soluzione vai al numero corrispondente
altrimenti vai al capitolo 25.

 

Capitolo 36

Camminate per diverse ore, scambiandovi solo qualche veloce parola. Laya scatta ogni volta che sente un rumore, nel suo sguardo vedi paura ma anche tanta rabbia. Arrivate ad un alto cancello, con un indovinello scritto sopra. Lei muove alcuni tasselli e parte un meccanismo che fa salire la grata . Accedete a una lingua di terra che arriva su uno spiazzo, dove c’è un casolare. Ti tieni sulla parte sinistra, vicino la montagna, mentre ammiri la vallata oltre il burrone.
Campi coltivati e piccoli borghi organizzati. Dalle strade più vicine distingui gli uomini che camminano, alcuni sopra a dei carri, altri a cavallo, qualcuno a piedi. Se alzi lo sguardo e lo porti verso l’orizzonte, riesci addirittura a vedere il mare. È la prima volta che ti trovi davanti a quella immensa distesa azzurra ti mozza il fiato. Avanzi studiando quella parte di mondo di cui gli Aedar hanno sempre negato l’esistenza a chi vive all’interno delle mura: le terre dei liberati, piene della stessa vita che hai trovato nelle città imperiali.
La giovane procede decisa, aprendo la porta del casolare ed entra.
“ Teimanan! Sei in casa?” chiede mentre anche tu varchi la soglia. È l’ingresso di un’abitazione: a terra, sugli scaffali, sul tavolo ci sono libri dai titoli mai visti prima.
“Chi è?” chiede una voce impastata dal sonno. Un uomo dai capelli radi e spettinati e con una lunga barba vi viene incontro. Vede la ragazza e corre ad abbracciarla. “Laya, sei salva! Iniziavamo a perdere le speranze!”
La giovane si appoggia allo studioso e per la prima volta hai la sensazione che si rilassi. Trattiene le lacrime a stento. “È stato terribile! Li voglio tutti morti quei bastardi! So dov’è la gabbia, andiamoci subito!”
“Dobbiamo essere cauti, non sappiamo quello che ci aspetta: sanno che conosciamo la loro posizione e che possiamo attaccarli”.
“Ma Teimanan! Ci sono altre persone lì dentro, è un incubo, li ammazzano tutti!”
Tyd annuisce, serio. “Lo so. E ti prometto che agiremo il prima possibile. Ora però devi riposarti. Lui chi è?”
“Kinn. Dice di venire da lontano per parlarti. Mi ha salvato”.
Alzi una mano in segno di saluto “Abbi pazienza, ragazzo. Concedimi qualche minuto con lei, quindi potremo parlare con calma. Ti sono grato per avercela riportata viva”.
L’uomo e la ragazza si allontanano nell’altra stanza. Senti che lui la rassicura ancora e le dice che deve riposare, la sua casa è un luogo sicuro. Torna da te: “Bene, ora possiamo parlare in pace”

Vai al capitolo 40.

 

Capitolo 37

Allunghi la mano fino a sfiorare la sua pelle. Lei inizia a urlare spaventata. Vorresti rassicurarla e dirle che sei suo amico ma non ne hai il tempo, il tuo corpo viene disintegrato. Senti la tua coscienza che scompare.

La tua vita e la tua missione finiscono nella grotta della disgregata, nelle terre dell’est. Vai al capitolo 51 per un ultimo saluto.

 

Capitolo 38

Rimani sullo stesso sentiero che percorri da giorni. Immagini che gli animali abbiano poca voglia di avvicinarsi ai posti più battuti dagli esseri umani. Hai la sensazione che quella foresta sia viva, ti senti osservato e al tempo stesso ti stupisci del silenzio. Il vento non muove i rami e le foglie, gli uccelli in cielo non cantano e anche i tuoi passi sono attutiti dalla terra.
Rallenti l’andatura perché quell’assenza di suoni ti rende nervoso, sei costantemente in uno stato di allerta. Cammini per diverse ore senza che tu riesca ad abituarti o che qualcosa cambi. Il grido che senti ti colpisce ancora di più.
“Aiuto”. È una voce femminile. Il rumore di rami spezzati indica che sta venendo nella tua direzione. Ti sposti dal sentiero e ti nascondi dietro un robusto tronco di abete, aspettando di capire cosa stia succedendo. Le tue mani si posano sull’impugnatura dei pugnali.
Una ragazzina, poco più che adolescente si avvicina sul sentiero. Quel poco che rimane dei suoi abiti è sporco, ed è ferita. Nonostante le visibili lesioni alle gambe e al corpo riesce a correre.
“Vi prego, aiutatemi! Non ho fatto niente!”
Mentre la giovane ti è vicina, appaiono altre due figure che la inseguono, molto più veloci. Una stringe una freccia in una mano e l’arco nell’altra.
“Forza piccola stronza, continua a correre che è più divertente!”
“Dai Miren, finisci la troia, ci siamo divertiti abbastanza. Ho voglia di tornare al campo a mettere qualcosa sotto i denti”.
L’uomo alza il braccio e lo tende verso la fuggitiva e con l’altra mano incocca la freccia. Hai pochi secondi per decidere cosa fare.

Se vuoi aiutare la ragazza, vai al capitolo 9.
Se preferisci nasconderti e aspettare che la giovane e i due uomini se ne vadano per continuare la missione vai al capitolo 22.


 

Capitolo 39

Afferri uno dei tuoi coltelli e senza che Yoam provi a difendersi, trafiggi la sua parte solida con la lama. E’ morbida, non percepisci resistenza sul ferro. Le bocche sugli arti si aprono tutte assieme come se urlassero ma tu non senti alcun suono. Il corpo dell’Animale Antico si dissolve davanti ai tuoi occhi, lasciando un piccolo fiore di pietra in terra, che raccogli. Immaginavi di sentire dentro di te l’orgoglio e la fierezza di aver ucciso una creatura come quella ma percepisci solo un vuoto enorme, hai persino dei dubbi se chiedere udienza agli Aedar per parlargli di questo assassinio. Ti volti e aumenti il passo, vuoi uscire da questa palude il prima possibile

Vai al capitolo 45.

 

Capitolo 40

“Bene, ora possiamo parlare in pace” ti dice Tyd. Siete nella stanza che l’uomo usa come studio: c’è una scrivania, piena di appunti e fogli scarabocchiati con disegni incomprensibili. Ti colpisce la grande quantità di libri: ne vedi sulle mensole, sulle sedie, in terra. Di quelli più vicini riesci a leggerne i titoli, a te sconosciuti.
“So che scorre cattivo sangue tra te e gli storici, ma volevano sapere qualcosa in più su un artefatto ritrovato negli scavi della valle del Farelund”.
Indica il sacchetto che porti appeso alla cintura. “È lì? Fammi dare un’occhiata”.
Annuisci, infili la mano nel contenitore di tessuto e stringi la sfera, quindi la porgi allo studioso che però indietreggia e si copre gli occhi.
“Sei pazzo? Coprila, non la fissare!” Esegui l’ordine, guardandolo interrogativo. “Potrebbe essere la sfera di Sygorax! Uno degli oggetti più potenti conosciuti nelle antiche ere! Solo quei maledetti pazzi potevano pensare di muoverla dal luogo in cui è stata rinvenuta!”
Ricordi la spaventosa visione notturna e ti preoccupi: “Cosa succede se la si guarda?”
Tyd scuote la testa. “Troppo tardi vero?” Annuisci, lui sospira. “È lei, quindi.”
“Una notte si è illuminata e all’interno si vedevano delle scene orribili”.
“Avevano a che fare con te?” Sposti di nuovo la testa su e giù senza parlare. “Dannazione!” grida l’uomo. “Mandare un giovane impreparato, possono essere diventati così incoscienti?”
“Nessuno sapeva cosa fosse”.
“Secondo te vengono a scocciarmi per qualche reperto senza valore? No, sono peggiorati da quando me ne sono andato. Hanno affidato a te la missione perché sei sacrificabile. Un servitore vale un altro, ecco cosa pensano. Maledetti!”
Scuoti la testa, diffidi del pensiero dello storico ribelle sui suoi vecchi compagni, ma eviti di insistere sull’argomento. “Cosa mi succederà?”
“Vedi, la sfera di Sygorax è stata creata molti anni fa, prima delle leggi degli Aedar, in un periodo precedente alla comparsa degli Animali Antichi. Parliamo di civiltà arcaiche, di cui abbiamo poche testimonianze su come fossero organizzate. Gli Aedar hanno peggiorato le cose, vietando di approfondire la storia prima del loro arrivo. Da quello che sappiamo, le società si sviluppavano intorno alla magia: il soma è ciò che ci rimane di quei tempi. Le stesse gerarchie sociali erano determinate in base al potere magico. Sygorax è famoso perché ha lasciato traccia del suo passaggio in una tomba sotterranea. Era un artigiano: creava artefatti che amplificavano il potere magico degli uomini. Come puoi immaginare erano molto ambiti perché permettevano una rapida scalata sociale. Sygorax era tra i pochi che riusciva a trasferire parte del suo potere negli oggetti. Purtroppo per lui però poteva solo venderli: l’effetto moltiplicatore non funzionava sul soma di colui che creava l’artefatto”.
“Io non ho soma nel corpo, lo hanno accertato quando ero ragazzino, prima della cerimonia di Kennar. Cos’è successo?”
“Alcuni oggetti, come questa sfera, erano particolarmente potenti. Sono stati pensati con una trappola all’interno, per evitare che venissero rubati: la sfera si attiva casualmente e lascia una maledizione su chi la guarda. Solo il proprietario conosce la procedura per cancellarla. E come puoi ben immaginare, il misterioso possessore di questo artefatto a forma di mela è morto moltissimi anni fa e si è portato con sé i suoi segreti”.
“Mi stai dicendo che morirò?” Ti torna alla mente il tuo volto che brucia, la pelle che si ingrigisce, gli occhi che si sciolgono.
“Quello che so è che salvarti è difficile. Riposati, tra qualche ora ci metteremo in marcia. Dovrei comunque andare a trovarla, è tanto che non passo da quelle parti”.
Ignori di chi stia parlando Tyd, ma ti limiti ad annuire in silenzio. Eviti altre domande sull’argomento, sei confuso e spaventato.

Se vuoi chiedere a Tyd qualcosa della sua storia vai al capitolo 52
Se preferisci riposarti vai al capitolo 14.

 

Capitolo 41

Il talismano sembra riflettere e aumentare la luce degli occhi di Yoam, In poco tempo tutto è illuminato, osservi le macabre paludi come se fosse giorno: il lago pieno di misteri dov’è la creatura; le sabbie mobili appena oltre, con le loro minacce nascoste; gli scheletri degli alberi con i rami proiettati verso il cielo, quasi a supplicare qualche divinità floreale perché li trasporti in lidi più accoglienti; il gas verde che sale dalle pozze di melma che vedi a ovest. Ma la luce continua ad aumentare e il bagliore ti acceca.
Quando riapri gli occhi è tutto completamente scuro, di un buio nuovo. Non c’è più l’Animale Antico né le sue mille labbra che parlano. È scomparso il tanfo, lo sciabordio del lago e il freddo intenso che ti pungeva la pelle. Sei solo, nel vuoto. Parli ma non escono parole dalle tue labbra o almeno, non sei in grado di ascoltarle. Provi un passo, incerto. Il buio da cui sei circondato sembra denso, percepisci una forte resistenza a ogni tuo movimento.
Senza punti di riferimento non riesci a capire lo scorrere del tempo. Potresti essere in quella situazione da un secondo o da secoli e temi di aver perso per sempre la ragione. Poi un puntino bianco, lontano, si accende. Un secondo a destra, a qualche metro da te, di colore viola. Un terzo, un quarto, un quinto sempre più veloci. D’improvviso quel vuoto pullula di colori. Sei in mezzo alle stelle ma in un cielo nuovo, in cui non riconosci alcuna costellazione: cerchi senza trovarle il Barbaro, il Demogorgone, la Cacciatrice, che ti aiutano a orientarti nella notte. Sei meravigliato e stordito dallo spettacolo a cui stai assistendo e hai l’impressione che siano pochi, in tutta la storia, a esserne stati partecipi. Le meraviglie continuano: quello che sembrava uno spettacolare dipinto, prende vita. Migliaia di oggetti vicini e lontani iniziano a muoversi. Sfere che seguono orbite di milioni di anni, luci che si accendono per tempi infiniti o che si spengono per sempre. Temi che il tuo cervello sia troppo piccolo per assistere a una tale visione. Nel movimento continuo ritrovi le costellazioni a cui sei abituato. Tra le tante sfere, ce n’è una che ti colpisce di più, proprio vicina alle stelle che conosci. Diventa più grande e all’interno vedi i contorni della geografia che hai studiato nelle mappe delle terre libere. Percepisci una consapevolezza nuova: da qualche parte nella sfera che vedi ci sei anche tu, ora, in preda alla visione. Da punti lontani, fuori dalla tua portata visiva, arrivano dei grandi sassi in fiamme che vanno a finire proprio sulle terre che conosci. E capisci: gli Animali Antichi. Yoam, in grado di comunicare con il medaglione ti sta raccontando di come sono arrivati. Mormori un grazie che nessuno potrà sentire, mentre di nuovo ciò che hai davanti a te cambia. La sfera prima ingrandita diventa sempre più piccola e si riversano davanti a te una distesa infinita di luci, sfere, oggetti di ogni forma e colore in continuo movimento. Ti senti schiacciato dalla vastità che hai davanti, talmente piccolo e insignificante che inizi a dubitare dei tuoi stessi pensieri, come se ci fosse un’entità capace di guidare le tue scelte. Per un attimo, tra le stelle, intravedi la forma di un volto: gli occhi, un naso, le labbra. Ma non riesci a definire i lineamenti, quell’universo fantastico si spegne all’improvviso lasciandoti senza fiato. Sei di nuovo nella palude, ne ascolti i rumori, ne annusi l’odore di marcio, la puoi vedere. Davanti a te c’è Yoam che ti fissa con i suoi grandi occhi luminosi.

Vai al capitolo 4.

 

Capitolo 42

Ti sei svegliato di soprassalto e hai preferito camminare, sperando che la fatica allontani il ricordo della visione della sfera.L’alba è ancora lontana e il cielo carico di nuvole che nascondono le stelle ma decidi di rimetterti in cammino. Sapevi che la magia poteva essere innescata soltanto dalla presenza degli stregoni e dal loro soma, mai avevi visto uno spettacolo del genere e l’ultima immagine ti ha sconvolto.
Proseguendo verso oriente, gli alberi si fanno più folti e preannunciano che il sentiero verso est attraverserà la foresta. Il Grande Verde è una distesa lunghissima che sale verso nord fino ad arrivare al mare. L’Oirah devia leggermente a destra, verso sud, dove le sue acque limpide si mescolano all’acquitrino putrido della palude di Helgart.

Se vuoi proseguire il sentiero e dirigerti verso il Grande Verde vai al capitolo 6.
Se preferisci passare per la palude, un percorso rapido ma più pericoloso, vai al capitolo 31.

 

Capitolo 43

“Cerco di avere tutte le informazioni possibili prima di lasciare la città. Sai se c’è qualcuno che è dovuto andare oltre le mura e può darmi qualche consiglio?”.
Il vecchio sospira. “Alcuni hanno le informazioni che cerchi – senza volerlo lancia un’occhiataccia ad un ragazzo più giovane di te, dall’altra parte del tempio – ma pochi sono coloro che rimangono nemici dei liberati. Non mi fido di tutti, qui dentro!”
“Ma sono tuoi confratelli, come puoi mettere in dubbio il loro operato? Gaher stesso si è speso sulla fiducia tra noi nell’apparizione di Whodd…” rimproveri il custode del Tempio.
“Ho studiato per anni le parole del nostro Dio – ti interrompe l’uomo – Nessuno può farmi la lezione. Molti qui dentro condividono idee blasfeme, gli stessi che vivono senza rispettare ciò che gli Aedar hanno comandato sui liberati! Fosse per me caccerei più della metà dei servitori di Dyon, quanto vorrei saperli oltre il confine imperiale, vestiti di stracci come i loro schifosi amici a nutrirsi di topi e di bacche!”
Percepisci il suo odio e ti rendi conto di come Dyon sia un posto che mette alla prova chiunque arrivi. Non riesci a capire chi è dalla parte del torto e chi della ragione, ma sai che un comportamento come quello del custode è pericoloso: se manca la fiducia negli altri crolla tutto l’impero, la visione degli Aedar non reggerebbe.

Se credi che il comportamento del vecchio non sia degno di un servitore e vuoi dirglielo vai al capitolo 26.
se invece vuoi assecondarlo vai al capitolo 2.

 

Capitolo 44

Il terreno che calpesti è sempre più sabbioso e andando avanti inizi a percepire qualcosa di strano, come se ti mancasse qualcosa. Prosegui per bivi che sembrano sempre uguali per ore, senza sostanziali differenze Perdi la percezione del tempo e dello spazio fino a che ti chiedi per quale motivo ti trovi lì. Indaghi nella tua mente senza trovare risposte e ti rendi conto che continui a dimenticare qualcosa per ogni passo che avanzi. Provi a voltarti per tornare indietro ma il paesaggio è già cambiato e non riesci a orientarti. Guardi il cielo ma è coperto dalle nubi, comunque non ricordi più le costellazioni né la direzione che devi prendere. Vai a caso, in quel labirinto di acque putride ed erbe velenose, finché non hai memoria nemmeno del tuo nome.

La tua avventura finisce qui, perso e senza memoria nelle paludi di Helgart. Per un ultimo saluto vai al capitolo 51.

 

Capitolo 45

Per tre giorni continui la tua ricerca, attraversando colline, distese d’erba, campi coltivati. Nessuno ti fornisce informazioni utili per arrivare da Tyd. Quando stai per finire le provviste, ti rassegni e decidi di tornare indietro. Non sei stato capace di portare a termine la tua missione e ripercorri il tragitto al contrario. La quarta notte ti svegli di soprassalto, senti un forte calore, come se qualcosa stesse bruciando, ma tutto intorno a te è tranquillo. Il caldo aumenta fino a diventare dolore. Ti stupisci di come la tua pelle inizi a ingrigirsi per poi cadere. Il sacco che contiene la sfera, legato alla tua cintura s’illumina, ma le tue mani sono troppo sensibili, la carne viva ti procura un’enorme sofferenza ogni volta che tocchi qualcosa. Svieni prima che il tuo corpo bruci del tutto, vittima della maledizione della sfera misteriosa che porti con te.

La tua missione e la tua vita finiscono ad est, nelle terre dei liberati. Per un ultimo saluto vai al capitolo 51.

 

Capitolo 46

Nonostante il tuo passo veloce il tempo sembra fermarsi in questo luogo sempre uguale: tronchi si susseguono a tronchi. Ti rendi conto di avanzare solo grazie alle forme diverse dei rami e delle radure che intravedi nel buio di tanto in tanto. Hai la sensazione di essere osservato e cercando nell’orizzonte davanti a te ne hai la conferma: due occhi grigi ti stanno fissando. Riconosci un lupo dell’est: più grande del normale, l’animale è molto aggressivo e si riconosce per il suo pelo celeste. Porti le mani sui tuoi pugnali da lancio, non ti sei mai trovato in una situazione del genere.

Se vuoi affrontarlo vai al capitolo 13.
Se preferisci evitare lo scontro e scappare nella direzione opposta al lupo sperando cerchi prede più facili vai al capitolo 34.


 

Capitolo 47

Camminate per diverse ore, il boscaiolo è sicuro e conosce le strade. Si ferma alle pendici di una collina. “Da qui è facile, vai sempre dritto e sarai arrivato. Io torno indietro che gli altri mi rimprovereranno per aver interrotto il mio lavoro!”
“Grazie Diel, ti debbo la vita. Mi auguro di incontrati di nuovo quando tornerò a Dyon”.
“Spera di non incontrare un’altra di quelle bestiacce! A presto amico!” ti dice voltandosi e allontanandosi.
Finalmente hai raggiungo la casa di Tyd.

vai al capitolo 35.

 

Capitolo 48

Guardi il volto della ragazza mentre dorme. È piena di ferite e sicuramente ha vissuto momenti terribili. A breve la dovrai svegliare, è meglio rimettersi in marcia: sarebbe rischioso restare troppo nei paraggi. Finalmente il sole illumina il cielo e i raggi di luce si fanno strada tra gli alberi secolari, illuminando a tratti la foresta.
Avvicini una mano alla sua spalla ma la ritrai subito, preferisci chiamarla. “Scusami – dici a voce bassa – hai riposato due ore…”
“No!” ti interrompe lei, spalanca gli occhi e avvicina le braccia al corpo. “Lasciatemi stare, voglio andare a casa!”
“Ci stiamo andando, sei libera”.
Ti studia un istante ancora spaventata. Il suo volto cambia espressione e puoi vederne tutta la stanchezza. “Dovresti riposare di più ma…”
“Potrebbero tornare, non dobbiamo rimanere qui, lo so”. Si alza in piedi di scatto, almeno in parte sembra aver recuperato le forze.
“Dovevi portarmi dall’imperiale vostro amico, ricordi?” lei annuisce. “Come ti chiami?”
“Sono Laya, mia sorella maggiore vende mappe al mercato di Dyon, sicuramente l’avrai vista qualche volta”. Inizia a camminare senza aspettarti.
Ti alzi e ti scrolli la terra di dosso, quindi ti affretti a seguirla.
“Kinn?” Ti chiama senza voltarsi. “Grazie”.

Vai al capitolo 36.

 

Capitolo 49

Approfitti della fortuna e ti infili di soppiatto nella casa. L’ingresso è sporco e disordinato, sembra che nessuno metta a posto da mesi. Anche il resto della casa è nello stesso stato, scorgi finalmente qualcuno. Un uomo con radi capelli e una barba lunga dorme con la testa poggiata a una scrivania. In una mano tiene ancora la piuma con la quale scriveva, nell’altra strige una bottiglia.
Controlli che non ci sia nessun altro e ti siedi di fronte allo sconosciuto. Dopo qualche minuto inizia a muovere la testa, biascicando qualche parola.
“Che mal di testa, cazzo!” Alza gli occhi e si accorge di te. Si sistema sulla sedia strofinandosi gli occhi.
“E tu chi diavolo saresti?”
“La porta era aperta. Non mi caccerai, vero Tyd?”
L’uomo sorride. “Lo farei volentieri, te lo assicuro. Della tua storia non me ne frega nulla ma è già tanto se ho le forze per alzarmi da qui. Dammi un paio di minuti per riprendermi, poi mi dirai cosa ti spinge qui a turbare il sonno di un povero vecchio”.

Continua al capitolo 40.

 

Capitolo 50

Ripercorri il tragitto al contrario. La quarta notte ti svegli di soprassalto, senti un forte calore, come se qualcosa stesse bruciando, ma intorno a te tutto è tranquillo. La percezione di caldo aumenta fino a diventare dolore. Ti stupisci di come la tua pelle inizi a ingrigirsi per poi cadere. Il sacco che contiene la sfera, legato alla tua cintura s’illumina, ma le tue mani sono troppo sensibili, la carne viva ti procura un’enorme sofferenza ogni volta che tocchi qualcosa. Svieni prima che il tuo corpo bruci del tutto, vittima della maledizione della sfera misteriosa che porti con te.

La tua missione e la tua vita finiscono ad est, nelle terre dei liberati. Per un ultimo saluto vai al capitolo 51.

 

Capitolo 51

Questo racconto – che non ha alcuna pretesa di originalità – è dedicato a Joe Dever, morto il 29 novembre scorso e anche se in pochi lo ricordano, credo abbia fatto più lui per appassionare alla lettura i ragazzini di tanti polverosi insegnati di scuola. Prima di Arda, Westeros, Derry o Macondo, prima di tutti i mondi o le città letterarie, per me c’è stato il Magnamund di Lupo Solitario.
Per le giornate passate da Tuttilibri o in qualche altra libreria a cercare i librogame (nascosti sempre nei posti più assurdi), per tutte le volte che ho fatto scivolare la matita sulla Tabella del Destino fingendo di essermi sbagliato per pescare un numero più favorevole, per le ore passate ad andare avanti e indietro nelle pagine a esplorare possibilità nascoste. Per la Spada del Sole, che se l’avevi diventava tutto più facile e Ombre nella Sabbia che era enorme. Per Lupo Solitario, per Oberon e anche per i Guerrieri della strada. Per tutte le mattine, i pomeriggi e le serate passate sui tuoi libri.
Thanks Joe and goodbye.

 

Capitolo 52

Ti senti stanco e le rivelazioni della conversazione ti hanno stordito ma riesci a trovare le energie per saperne di più sull’uomo responsabile del tuo viaggio e forse, inconsapevolmente, della tua morte.
“Perché te ne sei andato via? Cos’è successo?”
“Sono dei pazzi! È proprio per evitare queste situazioni che bisogna studiare la storia antica! Non dobbiamo dimenticare chi eravamo e le nostre scoperte solo perché sono arrivati gli Aedar e ci hanno detto che era sbagliato farlo! Dimenticare è morire!”
“Quando hai intenzione di rientrare nell’impero? Ne hai parlato con i liberati?” continui.
“E cosa ti fa pensare che io desideri tornare in quella società di idioti, basata sulla totale assenza di volontà e sulla più cieca obbedienza?”
“Semplice, hai il tatuaggio ancora sul braccio. Potevi diventare un fuggito, la gente di qui l’avrebbe apprezzato”.
“Non sei così stupido quanto sembri – sorride Tyd – sarei voluto rientrare e diffondere i miei studi, una volta completati. Anche clandestinamente, se necessario. Ma serve ancora tempo e io invecchio. Temo che il mio lavoro venga dimenticato”.
“E la collera degli Aedar? Hai paura di quello che possano farti?”
L’uomo sorride. “Ma tu li hai mai visti? Io ho ottenuto udienza con Dwkbr, maledetto il suo nome impronunciabile!”
Ti alzi in piedi, stupito: “Davvero? L’Aedar del vostro ordine! Ma gira voce che non riceve nessuno da almeno trecento anni!”
“Ed era così ma insistetti fino a superare il suo isolamento. Incontrarlo fu l’ultimo disperato tentativo per convincere i miei compagni che era sbagliato cancellare la storia proibita, qualcuno doveva continuare a conoscerla!”
“E ti ha risposto?” domandi emozionato. Per un istante dimentichi il tuo triste destino e la maledizione, ascoltare la testimonianza di una creatura del genere riesce a distrarti.
Tyd ride. “Avrai studiato l’aspetto di Dwkbr, immagino. È un sasso largo quanto questo tavolo e alto mezzo metro. Ha cambiato colore, diventando prima rosso, quindi blu e infine viola. È rimasto immobile, sordo alle mie preghiere”.
Aggrotti la fronte, pensieroso. “È difficile capire gli Aedar, parlano linguaggi che non conosciamo!”
Lo studioso scuote la testa. “Dwkbr parla benissimo la lingua comune e nonostante le apparenze è stato uno dei più sanguinosi nella guerra chiamata “la battaglia di liberazione”. Avrebbe potuto rispondermi o uccidermi”.
“E perché non l’ha fatto?”
“Non gliene frega niente. È questa la verità. Gli Aedar ci hanno dato delle leggi ma nessuno di loro ha mosso un dito quando queste sono state infrante. Per loro è un gioco Kinn, un semplice gioco. Chissa quali sono le loro vere intenzioni? Siamo cresciuti pensando che quello dell’impero fosse l’unico sistema in cui poter vivere, invece guarda i liberati. Ora sono stanco di questi ricordi ed è meglio che tu vada a riposare, ci vogliono diverse ore di cammino per arrivare da lei”.
“Lei?”
Il padrone di casa si alza e si allontana.

Dopo esserti riposato, vai al capitolo 14.

 

Capitolo 53

“Sono qui, è un piacere conoscerti” le dici e lei sembra sorriderti un istante. Apre gli occhi e ti guarda. “Tatuato più vicino me” e allunga un braccio nella tua direzione.
Ti avvicini ancora e ti sfiora la fronte con le unghie, lunghe più delle dita luride.
“Io devo risolvere problema. Io no guarire te perché tu tatuato. Io guarire te perché dice Teimanan. Difficile”. Ti continua a sfiorare, muovendosi lentamente. Inizi a essere confuso, ti tornano in mente immagini vividissime di momenti dimenticati e si susseguono sempre più velocemente. Urli spaventato, vorresti scappare ma sei immobilizzato.
“Trovato, era facile! Risolto problema!”. La voce della vecchia ti sembra sempre più lontana e hai la sensazione che ogni parte di te scompaia, senza dolore. Anche i ricordi iniziano ad apparire più lentamente, fino a che ne rimane solo uno. Ti senti invisibile e impalpabile. “Eccolo!” grida la donna e ritorni a percepire il tuo corpo, i muscoli rispondono ai tuoi comandi. Tra le unghie la donna tiene stretto un sassolino nero. “Questa tua malattia, ora inoffensiva”. Avvicina la mano alla bocca e lo mangia. Quindi inizia a ridere. Indietreggi di qualche passo da quella strana creatura.
“Vattene via! Sei libero! Ti ho liberato!”. Le risate continuano sempre più convulse. “Risolto problema! Ora liberato! Io brava!”
“Tutto a posto Kinn?” ti grida Tyd dall’ingresso. La grotta comincia a tremare.
“Si, credo mi abbia guarito. Ma che succede?”
“Meglio allontanarsi il prima possibile!”
Ripercorrete la strada al contrario fino a riemergere alla luce del sole. I tuoi polmoni avevano bisogno di aria pulita. Dalla caverna continuano ad arrivare le risate della vecchia e altri suoni che non riconosci.
“Meglio evitare di sapere cosa succede lì dentro – consiglia lo studioso – la sua mente segue percorsi a noi misteriosi. Mai l’avevo vista così eccitata, mi sfugge qualcosa”.
“Mi hai detto che ha un grande potere. Non potrebbe dimenticare i giorni dello stupro? Magari riuscirebbe a essere di nuovo felice”.
“Ha talmente soma in corpo che per quanto ne so potrebbe anche ritornare giovane, se lo volesse. Credo sia una sua scelta ricordare nella mente e nel corpo. Così è sicura che non possa ripetersi una seconda volta”.
La voce della vecchia arriva dalla caverna. “Teimanan stupido, io furba! Io risolto problema! Lui libero! Io liberato lui!”
Chiedi a Tyd: “Perché ci chiama? Cosa c’è ancora?”
L’espressione dell’uomo cambia di colpo, si copre le mani con il volto. “È chiaro. Ti avevo detto che poteva essere pericoloso venire qui. Vivrai, ma il tuo destino è segnato per sempre”.
Indietreggi di qualche passo. “Cosa vuoi dire? Ha detto che la maledizione era stata cancellata…”
“Certo, lei ti ha salvato la vita. Ma te l’ha anche cambiata. Ancora non ci sei arrivato? Scopriti il braccio”.
Alzi la manica e in un primo momento credi di essere vittima di un’allucinazione. Il tatuaggio sul braccio, quello che ti definisce come servitore e che ti permette di muoverti all’interno del perimetro imperiale è scomparso. Pensi alla tua Taidor e a Erian, che probabilmente non vedrai mai più.
Tyd alza le spalle. “Addio, vecchio Kinn servitore imperiale. Benvenuto alla tua nuova vita, Kinn il liberato!” Nella grotta continuano a echeggiare le risate della vecchia.

Vai al capitolo 51 per un ultimo saluto.

 

 

Illustrazione originale di Erika Romano

9 pensieri su “L’ultima scelta

  1. Complimenti. Condividendo la passione per i libri game e i favolosi ricordi dei giorni spesi a leggere e giocare i loro mondi fantastici, non posso che apprezzare questo tuo omaggio a un loro grande autore.
    Il testo mi è piaciuto molto. Adoro il tuo modo di descrivere gli ambienti e trovo che tu abbia disegnato l’ordine dei capitoli e delle scelte con sapienza.
    Nonostante dei leggeri infodump iniziali, del tutto comprensibili in un testo che deve calarti nella parte il più rapidamente possibile, la lettura scorre naturale e lascia assaporare l’ambiente circostante senza sacrificare le impressioni e i pensieri intimi del protagonista.
    Intelligente scegliere un luogo a lui straniero, di modo da condividerne lo stupore di fronte alle novità.
    Il background sugli Aedar, la loro venuta e la loro forma, mi è piaciuta molto. Comprendo che, come indichi nel saluto finale, si possano trovare molte idee similari nella letteratura di genere, ma trovo che sia ingiusto denunciare una mancanza d’originalità verso te stesso. Il modo in cui esponi il mondo di Kinn è immersivo e affascinante e mi piacerebbe leggerne ancora, in forma di librogame o meno.
    Ancora complimenti, quindi, e che tu possa spendere il tempo in maniera tanto profiqua più a lungo possibile 🙂

    1. Ciao Karoo, grazie per il tuo bellissimo commento! A parte che quel poco che ho letto di tuo mi è sempre piaciuto, ma anche tu sei un appassionato del genere e quindi avessi fatto qualche errore grossolano ti sarebbe stato ancora più evidente. Ammetto che fino all’ultimo ho temuto di aver toppato qualche collegamento (alla fine ho dovuto correre per pubblicarlo nel mio mercoledì) ma fortunatamente non ci sono stati intoppi. Probabilmente per gli infodump qualcosa in più si poteva fare se mi fossi dato dei tempi un pochino più ampi. In generale temo che un po’ la fretta di vederlo pubblicato sia stata cattiva consigliera, con un po’ di calma forse sarei riuscito a limare un po’ i punti deboli.
      L’ambientazione l’avevo in testa da tempo per un racconto molto più lungo (il solito romanzo nel cassetto che nessuno scrive poi mai 😛 ) ma una cosa è avere idee in testa, un’altra è metterle su carta (o su schermo, in questo caso) e ho voluto provare ad ambientare un’altra storia, più piccola, in questo mondo che mi ero inventato anche per vedere se reggeva. Inoltre fino a ora mi ero sempre tenuto lontano dal fantasy, di cui ho un timore reverenziale enorme. Spero di tornarci con qualche altro racconto su questa ambientazione, di certo i feedback positivi come il tuo aiutano a superare la mia parte timida e riprovarci. Grazie!

  2. Condivido quanto scritto da karoo. Io stessa, che ho letto diverse versioni come parte del collettivo, sono riuscita a entrare nel mondo fantastico che hai pennellato non essendo assolutamente abituata a leggere questo genere. Mi sono divertita nella lettura e ho assaporato ogni scelta, tornando ovviamente indietro e rifacendole tutte per la curiosità 🙂 Ci hai speso tempo ed energie, e questo si vede. Di certo ci sarà sempre qualcosa di migliorabile, soprattutto in un testo così lungo e articolato, ma non credo sia importante. Tienilo a mente per il futuro, e basta… E comincia a pensare di scrivere ancora di Kinn e del suo mondo… lo richiedono a gran voce!!! 🙂

      1. Notti insonni!!!
        Scherzi a parte mi è piaciuto vedere la demolizione e ricostruzione del tuo racconto a bivi. È bello aver potuto partecipare a questo omaggio in un clima di scambi di vedute reciproche.
        Le cose più intime, te le ho già espresse per mail :p

  3. Ciao! Sono il curatore del blog Librogame Digitali e ogni tanto mi diletto a “digitalizzare” qualche breve racconto a bivi usando un software open source che si chiama Squiffy. Penso che il tuo bel racconto potrebbe facilmente diventare un’avventura Squiffy-talizzata, il che ne renderebbe la lettura più scorrevole. Se ti interessa contattami!

  4. Molto bello davvero, complimenti! Un italiano perfetto, che è sempre la miglior cosa, ed uno stile che mi ha ricordato molto Dever, sia per la scelta dei nomi sia nelle parti descrittive, costruite sapientemente ed utilizzando termini studiati, mai ripetitivi o banali.

    L’avventura poi mi è piaciuta, calarsi subito nel contesto non è facile, ma dopo pochi capitoli si intuisce la storia e i retroscena. Se si è stati dei divoratori di librigame come me forse risulta più facile seguire il percorso giusto, ma non sei stato mai noioso o ripetitivo.

    Ti manca solo una struttura con caratteristiche, un sistema di combattimento e qualche enigma (due cosette insomma!) per fare un seguito all’altezza di un vero librogame, che forse sono fuori moda (anche se stanno ritornando finalmente) ma che per quanto mi riguarda sono uno stile narrativo ancora attuale, facile da leggere ed immersivo come pochi altri.

    Spero vivamente che tu possa scrivere altri racconti e magari un seguito, perché io non sono certo un critico letterario, ma per me hai un talento che merita di crescere 😉

    In bocca al Lupo (solitario?) 🙂

    1. Lodovico, grazie il tuo commento mi lusinga tantissimo, addirittura ti ho ricordato Dever! In realtà non leggevo librogame da più di vent’anni, ho cercato di ricordare le atmosfere dell’epoca e da quello che dici sembra ci sia riuscito. In realtà recentemente, per curiosità, dopo aver scritto questo racconto mi hanno prestato il primo volume di Lupo solitario e il primo dei Guerrieri della notte. “I signori delle tenebre” mi ha fatto fare un salto nel passato incredibili, ogni immagine mi evocava qualcosa (soprattutto quel maledetto negoziante che non riuscivo mai a raggiungere da piccolo… ed era pure una truffa 😛 ). Ho notato che c’è molta azione e poche, pochissime descrizioni, tanto che tocca aiutarsi con le figure. Me lo ricordavo molto più descrittivo, invece è azione sfrenata.
      Per quanto riguarda i percorsi, potevano essere più dettagliati (alla fine in molti casi se non fai la cosa giusta, muori) ma mi sono dato un tempo. Considerando i feedback che mi arrivano (compreso il tuo) ci sto pensando a provare a scrivere qualcos’altro del genere. Magari partendo proprio da questa storia, ampliata il giusto e inserita in un sistema di gioco (anche se temo per me sia difficile pensare qualcosa di molto originale). Condivido la tua riflessione sui libri game, anche secondo me avrebbero ancora molto da dire e non credo molto al discorso che siano stati sostituiti dai videogiochi, c’erano anche quando li leggevamo noi e non sono sicuro che un Tetris o un Monkey Island trent’anni fa fossero meno attrattivi di un Assasin’s Creed, tanto per fare un paragone. Per quanto mi riguarda, a quei libretti devo molto dell’amore per la narrativa di genere e chissà, magari anche un po’ della spinta a scrivere, a essere io il protagonista delle storie viene da lì.

      Grazie davvero per il tuo commento e che il Lupo (Solitario) non muoia mai 🙂

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