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Giardinaggio pervasivo

 

“Si avvicina la bella stagione, presto cominceranno le fioriture in giardino, anche se quest’anno sento estranee le piante, come se non mi fossero più amiche. Dovrei stupirmi? Il giardino è rimasto lo stesso da più di vent’anni, ma quanto sono cambiata io da allora? Ero una donna piena di illusioni! Dovrei trasformarlo, renderlo un luogo dove il mio sguardo si posi con serenità, in cui io riesca…

«Tesooorooo! Che te serve?»

«Oh, scusami, Ada, mi ero distratta. Volevo fare gli gnocchi, ma non ne vedo».

«Me dispiace, tesò, se l’è finiti l’amica tua, come se chiama, quella gentile…» E guarda il collega dietro al banco, che annuisce sogghignando.

«Erminia».

«Eh già, proprio lei, quella che c’ha sempre ‘na parola bbona pe’ tutti. ‘A prossima vorta, famme ‘na telefonata mercoledì sera, te li metto da parte.

«Grazie, lo farò».

«Teso’, pe ‘na cliente come te…» 

Francesca sorride e si avvia all’uscita.

 

___

 

Angela sta raccontando alla madre dell’ultima riunione di condominio. Francesca, passata per un breve saluto, ora deve sorbirsi i suoi commenti recriminatori. Da quando sua figlia è diventata così lamentosa? Dalla finestra si intravedono gli alberi mossi dal vento.

“Già, l’albero di fico. Ho sempre nascosto quel tronco nodoso e contorto dietro arbusti fioriti, come se mi spaventasse, mi sembrava il simbolo di una vita che porta addosso i segni di un passato doloroso. Ma il mio sguardo è cambiato e ora riesco a vederne l’incredibile bellezza. Sposterò tutte le piante che lo circondano, diventerà il centro del giardino. E metterò una panchina sotto i suoi rami, ne farò un’area di medita… 

«Mamma, mi stai ascoltando?» 

Francesca guarda la figlia stupita.

«Certo, perché me lo chiedi? E sono d’accordo con te. Di sicuro non ha fatto una gran figura Rocchetti: lui stesso, quando ha traslocato, ci ha frastornato per giorni con i lavori di ristrutturazione, lo ricordo bene. Prendersela con i nuovi arrivati era fuori luogo».

«È quello che ho detto anch’io. Ma lo sai, le riunioni di condominio tirano fuori il peggio da ciascuno di noi. E infatti appena Rocchetti ha finito, ecco che attacca Erminia Giansanti che protestava…»

“Ho sempre dato un’attenzione eccessiva ai colori. Quest’anno pianterò petti d’angelo, gelsomini, gardenie, rose bangsia, il bianco non distrae e favorisce la riflessione. E ora che ci penso, sono tutti fiori profumati, sarà meraviglioso in primavera passeggiare…

«… cioè, ti rendi conto? E lo ha detto davanti a tutti! Io non so proprio come tu riesca ad esserle amica, una persona così sgradevole e infida!»

Francesca sorride.

«Angela, lo sai come la penso: Erminia non è una donna cattiva, è che ne ha passate tante, quelle traversie l’hanno indurita».

«Sempre a giustificarla, tu. Non ti ricordi quando sparse la voce che il signor Ubaldi aveva un’amante? Una bugia clamorosa, e solo per vendicarsi della moglie che…»

“Lascerò una macchia di colore solo sul balcone e anche lì ci sarà un cambiamento, piccolo, ma significativo: quest’anno proverò le surfinie come piante annuali; sì, è tempo di abbandonare le adorate le petunie. Certo mi mancherà la loro bellezza un po’ sgualcita; le surfinie al confronto sembrano di plastica, tanto sono perfette, dritte e resistenti. Sarà come sostituire Marilyn Monroe con Doris Day, già, ma almeno avrò il balcone fiorito per tutta l’estate e potrò dedicarmi interamente al giardino…”

«… e neanche quando poi è stata sbugiardata pubblicamente, ha avuto il buon gusto di chiedere scusa. Un’altra storica riunione di condominio. Mamma, ma mi stai a sentire?»

Francesca annuisce, un po’ spazientita.

«Ti sento, ti sento. È che mi ripeti sempre la stessa storia. Ogni volta si finisce per parlare di Erminia, sembra che sia la crociata della tua vita mettere zizzania tra di noi».

«No, mamma, è che sono preoccupata per te. Io non mi fido di lei. Tu finora non sei passata sotto le sue grinfie, è ovvio, sei l’unica che la difende. Ma se a un certo punto decidesse di farti del male…»

«Questa è bella: e cosa potrebbe farmi?»

«Dirti qualcosa che ti ferisca».

 

___

 

«Ho saputo che la riunione di condominio è stata movimentata». 

Francesca prende la tazzina di caffè dalle mani di Erminia.

«Una manica di pezzenti».

«Su, sei troppo severa».

«Francesca, il tuo buonismo è stucchevole. Non so come fai a giustificare sempre tutto e tutti».

L’amica sorride, conciliante.

«La tolleranza ha i suoi lati positivi, dovresti provare qualche volta». 

La donna la guarda stizzita.

«Non usare quel tono con me».

Francesca riflette un attimo, incerta, poi decide di fare un tentativo.

«No, davvero: ascolta Erminia, non ne abbiamo mai parlato, ma io so quanto sia stato infelice il tuo matrimonio, e capisco che tu possa sentirti defraudata, ma riversare sugli altri questa amarezza…»

Erminia è stupefatta.

«Cosa? Tu mi stai compatendo? Non ci posso credere! Siamo pazzi?»

«Erminia, cosa dici?»

«Ma certo, quell’aria di superiorità, quello sguardo altezzoso, come ho fatto a non leggerlo prima? Sei la più pezzente di tutti i pezzenti».

Francesca non sa che dire e guarda l’amica allibita.

«Tu che parli a me di matrimoni sfortunati: inaudito! Cara mia, è ora che io ti apra gli occhi. Il tuo povero, adorato marito, scomparso così prematuramente, che continui a piangere e a venerare come fosse stato un santo, sappi che era un farabutto e ti ha riempito di corna. È corso dietro a ogni gonnella che gli passasse davanti, senza farsi il minimo scrupolo! Le tue vicine di casa, le tue colleghe, perfino le tue amiche».

«Ma Erminia…» 

«No, Francesca, adesso mi ascolti. Lo sapevano tutti, era la chiacchiera del quartiere. E tu, invece, niente, ostinatamente cieca, non ti sei mai accorta che….»

“E se lasciassi il prato incolto? Mi è venuto a noia quell’aspetto troppo ordinato. E con le continue tosature uccido tutte le specie selvatiche, le pratoline, il  tarassaco, la malva. Alla fine sopravvive solo la gramigna, e certo ha l’aspetto di un prato molto accudito, ma lo sto curando o gli sto facendo violenza? Potrei creare guide di pietre che disegnino i percorsi, lasciando il prato libero di crescere intorno…”.

«… e pure la portinaia, si è sbattuta. Quanti straordinari faceva, il tuo povero marito, eh? Ma li faceva proprio vicino casa, dietro la gabbiola al pian terreno. Anche con me ci ha provato, e certo io … Ah, mio dio!!!»

Erminia fa una smorfia di dolore e si porta la mano al petto.

«Che succede? Cos’hai?»

«Una fitta di angina! Ah, che male terribile! È più forte del solito. La medicina, dov’è la medicina?»

«Non lo so, non la vedo. Non vuoi sdraiarti?»

Francesca fa per avvicinarsi a Erminia, ma lei grida di nuovo.

«No, non mi toccare! Ah! E non stare lì impalata, corri a prendere la medicina!»

«Ma dove?»

«In camera. Oddio, mi sta bruciando il petto, non è mai stato così forte…». 

Francesca si precipita nella stanza da letto di Erminia. È la prima volta che ci entra. 

“Ma che stanza luminosa. E chissà dove affaccia”.

«Fai presto, mi sembra di morire! Sono sul comodino».

«Sì, sì, le sto cercando». 

Si avvicina alla finestra.

“Un giardino! Incredibile, non sospettavo che ce ne fosse uno così grande qui dietro, dalla strada non si vede. Ed è curato, certo, ma con sapienza, senza calcare la mano. Avranno un giardiniere o se ne occuperà uno degli inquilini?”

«Francesca, fa’ presto, non resisto più…».

«Sì, certo, te le porto subito». 

Si sporge oltre il davanzale.

“C’è un disegno meditato delle aiuole, non credo di sbagliare, le piante non sono messe a caso. Mi piacerebbe molto conoscere la persona che lo cura, magari potrebbe darmi consigli, potremmo scambiarci delle talee e poi…”

Il tonfo nell’altra stanza interrompe i suoi pensieri. Si gira verso il comodino.

«Ah, ecco la scatola, dev’essere questa. Ora te la porto».

 

Foto originale di Marina Cerquetti  in “zoomburst”

2 pensieri su “Giardinaggio pervasivo

  1. Il giardino è il filo per conoscere una donna mite e accomodante. Monocromia delle aiole, la bellezza di un tronco contorto, un risveglio su eventi passati e una sommessa fatale metamorfosi. Cara Fiorella la tua Francesca vale!! Bella scrittura spontanea senza enfasi e fronzoli, con sorpresa

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