Ci sono luoghi che rispecchiano l’anima delle persone.
Posti che sembrano attirare, quasi naturalmente, una certa tipologia di esseri umani.
Gente che non ha nulla in comune se non un passato da nascondere, da tenere giù, in fondo.
Todd era nuovo in città, il benvenuto gliel’hanno dato una serata di pioggia e l’indifferenza della gente. Viene da lontano, scappa da se stesso sperando di non trovarsi neanche qui. Per bagaglio ha una valigia di pensieri, una stecca di Marlboro e una bottiglia di ricordi. Ma per un letto caldo è pronto a dar via tutto, tabacco compreso.
Dall’altro lato della strada c’è un albergo, l’insegna al neon ha un paio di lettere fulminate ma leggibili. L’aspetto è quello di una bettola, se tutto va bene dentro è anche peggio… ma non importa, forse è l’unico posto che potrà permettersi stanotte e va bene così.
Alla reception trova un ragazzetto di appena cinquant’anni che sogna di essere morto, accanto a lui mezza bottiglia di rum gli suggerisce com’è andata la serata. Aspetterà che si svegli, non ha fretta.
In fondo alla hall una donna dai capelli rossi con tutti i nomi del mondo gli fa capire di essere pronta a scaldarlo per qualche spicciolo e un paio di sigarette. Dietro di lei, seduto al bancone del bar, si agita un tizio che dice di essere il figlio di Elvis. Vuole arrivare in cima alle classifiche, ma al momento è solo in fondo alla sua vita.
Il portiere si sveglia, le urla del matto almeno sono servite a qualcosa.
Documenti, chiavi, firme e finalmente riesce ad arrivare in camera. Un buco che dovrà dividere con l’umidità e il senso di colpa. Chiudendo la porta della sua stanza, legge un piccolo cartello:
“Benvenuti a casa vostra”.
Si butta sul letto, si accende una Marlboro e per la prima volta, dopo tanto tempo, Todd scoppia in una risata liberatoria, forte, sincera. L’unica che si possa sentire in tutto l’edificio.
Il retrogusto è amaro, certo. Ma ci penserà in seguito, ora vuole solo riposare.
Domani lo aspetta la più grande rapina del secolo.
Copertina di Doctor Tale & Mister Shot
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Andrea Alfano legge sin da quando ne ha memoria, probabilmente anche da prima di saperlo fare. Da piccolo soprattutto fumetti, crescendo sono arrivati anche i libri ad arricchire una mente naturalmente predisposta verso il fantastico e l’insolito. La passione verso il fumetto lo ha spinto a lavorare nel settore, curando l’edizione italiana dei personaggi editi dalla DC Comics, realizzando un piccolo grande sogno.
Prima dell’avvento di Facebook apre Andrew’s Tavern, che successivamente si trasforma ne La Taverna dei Balordi, blog in cui raccoglie immagini, pensieri e soprattutto racconti brevi.
Scrive dalla mattina alla sera come forma di lavoro e di sfogo, come senso di libertà assoluto, a volte persino a occhi chiusi, immaginando i posti che sta descrivendo proprio in quel momento su un foglio bianco di word. Attualmente è il direttore editoriale di MegaNerd, un sito dedicato al mondo dell’intrattenimento.
Vorrebbe essere un supereroe, ma si sente soddisfatto quando riesce a non combinare guai.