Nome Simone
Cognome Lisi
Nato a Firenze nel 1985
Sito Opere complete
Pubblicazioni Gabinetto Viesseux, Marcos y Marcos
Riviste Scrittori Precari, Pratosfera, A few words, L’inquieto, Verde Rivista, Crapula Club
Dal 2014 fa parte della redazione di Stanza251
Tra i fondatori del collettivo In fuga dalla bocciofila
Libri Un’altra cena o di come le cose finiscono (Effequ 2018)
Segni letterari ricorso al flusso di coscienza, predominio della prima persona, linguaggio denso di dubbi e d’incertezze, quotidiano ed esperienze dirette, inquietudine di fondo. Nube di pensieri che ci tormenta prima dell’azione, la voglia di cercare una strada, distrarre la paura che sentiamo
Citazione
“Ma le risposte che do loro non sono risposte, le risposte sono delle evasioni, le risposte non sono vere, sono giri di parole, perché una risposta non è mai una risposta, nel senso che risente di chi chiede e perché ce lo chiede, trasuda altrimenti, ti chiedo questo ma capisci da solo cosa ti sto dicendo davvero?, chi chiede sa già che cosa io risponderò, chiede solo per sentire confermato quello che vuole sentire”.
Da La convivenza pubblicato su Verde Rivista (marzo 2016)
IBIB Perché scrivi?
SL Terrò questa domanda per ultima…
Anzi, provo a risponderti subito, così che poi sarà tutto in discesa.
La verità è che se penso alla tua domanda non mi viene tanto una risposta, quanto a una strategia di risposta per guadagnare tempo. Risposta brutale? Risposta sincera/spiazzante? Risposta arguta? Ogni risposta possibile a questa domanda mi sembra sia secondaria a un’intenzione, quindi proviamo così:
che a volte mi è venuto spontaneo scrivere e molte altre (molte altre) è una cosa che io ho scelto di praticare. Quindi scrivo in parte perché mi viene e in parte perché io voglio e ho scelto di farlo.
IBIB Come ti sei avvicinato al mondo delle riviste? Quanto questa esperienza è stata importante per te? In generale credi sia importante per un giovane autore confrontarsi con il mondo delle riviste?
SL La prima esperienza è stata su un blog che si chiamava Lorem Ipsum, nome programmatico dal momento che non ci leggeva nessuno e vi scrivevamo cose illeggibili. Io a quell’epoca vivevo nell’isola di Malta e mi sentivo terribilmente isolato. Il blog era un modo per sconfiggere la solitudine. Poi tornai a Firenze e tramite Vanni Santoni entrai in contatto con Scrittori Precari. Da lì non ho più smesso di frequentare le riviste, vedendone chiudere ed aprire molte negli anni, fondandone una a mia volta con tre amici, su cui scrivo tutt’ora, che si chiama In fuga dalla bocciofila. Le riviste sono importanti per fare rete, per uscire dall’isolamento in cui vive ogni scrittore e ogni persona. Per un giovane autore, o almeno per me, le riviste sono state fondamentali, ma non so se valga per tutti o sia un metodo applicabile in generale.
IBIB Come nasce l’idea di “Un’altra cena o di come finiscono le cose” e come sei arrivato alla pubblicazione?
SL Nasce come reazione al mio ingresso nel mondo del lavoro, e con una conseguente diminuzione del mio tempo libero. Mi sono rimaste solo le cene, le ferie estive e le mattine a scrivere in biblioteca, quindi ho cominciato a scrivere di questi argomenti. Nasce da un limite e dalla volontà di confrontarmi con la forma romanzo. Nasce dall’incontro con Francesco Quatraro (Effequ) che a una presentazione, se non sbaglio di un romanzo di Francesco D’Isa, mi si avvicinò e mi diede il suo biglietto da visita, dicendomi che se mai avessi scritto qualcosa di più lungo di un racconto, avrebbe avuto piacere di leggerlo. Quel biglietto da visita fu per me una spinta e un invito, e così dopo un primo tentativo fallito, ho iniziato a lavorare a quello che poi sarebbe diventato Un’altra cena.
IBIB Leggendo i tuoi racconti sul web emerge chiara la tua voce. Mi è subito sembrata netta e riconoscibile. Un’inquietudine di fondo, il ricorso al flusso di coscienza e il predominare di un personaggio o di una voce sulle altre. La cosa che mi ha molto colpito è che tu sia riuscito a portarla anche nel libro.
SL Le storie di cui parlo sono quasi sempre storie comuni. Quotidiane. Storie che però sono velate da un pensiero dubbioso o da un’incertezza. Penso che stia al lettore soffermarsi o meno su quella velatura, oppure lasciarsi trasportare solo dalla storia. Qualcuno mi ha definito scrittore “da camera”. Non ho mai scritto un racconto con delle esplosioni. Con delle sparatorie. Non essendo mie le storie “llamative”, direbbero gli spagnoli, che vuol dire vistoso, sgargiante, appariscente, o non particolarmente, credo che tenda a risaltare maggiormente riconoscibile la mia voce.
Sono un figlio unico, sono stato allevato con il dettame morale di esprimermi, e quindi sì, questo è il modo in cui scrivo e dai racconti l’ho portato anche nel romanzo, perché è proprio il modo in cui lo so fare meglio, o forse l’unico modo in cui so farlo.
IBIB In tanti hanno accolto il tuo libro come il manifesto dei trentenni in crisi. Una bella responsabilità per un esordio. Come ti fa sentire?
SL Mi fa un po’ sorridere. Io ho scritto il libro senza pensare a un pubblico, senza pensare a chi si rivolgesse. Ci sono dei temi che parlano senza dubbio della mia generazione, si potrebbe dire che affronti l’argomento a livello sociologico (penso ad esempio a questa mia generazione che forse non riuscirà mai a fare un mutuo per comprare la casa, e forse neanche vuole farlo, di case di proprietà in remotissimi angoli della Maremma Toscana che non si rivaluteranno mai). Mi fa piacere che il libro stia piacendo, che se ne parli, e che persone appartenenti ad altre generazioni lo leggano cercando di scorgervi il volto in ombra di questi giovani uomini e donne che sono i miei coetanei.
IBIB Quali sono le letture che torni a cercare e che credi ti abbiano formato?
SL Sono un lettore ad ampio spettro. Ho letto molti classici, leggo autori contemporanei, italiani e stranieri, di lingua spagnola in particolare. Ho letto molta letteratura per bambini e ragazzi quando ero un bambino e poi un ragazzo, ho letto sempre molto senza cercare di epurare le mie letture concentrandomi solo su autori sofisticati o alla moda. Il mio blog personale e il mio soprannome su internet è “Opere Complete”, e così mi sento io: non nell’accezione di “tutte le opere di un autore”, quanto tutte le cose della letteratura. I miei autori sono abbastanza riconoscibili nel mio modo di scrivere e sono i libri che trovavo da ragazzino sugli scaffali a casa dei miei genitori, alcuni direi abbastanza prevedibili (Hemingway, Buzzati, Kafka, Pavese) altri meno (La mia famiglia e altri animali di Durrel, o Venerdì e il Limbo del Pacifico di Tournier, o L’inventore di sogni, di McEwan). Credo che alla fine certi libri dell’infanzia mi abbiano segnato più di quanto io sappia, come in una teoria freudiana, e siano quello che tendo a ricercare, pur evitando in ogni modo di rileggerli adesso onde evitare delusioni.
IBIB Quali sono le riviste che leggi di solito?
SL Leggo Verde Rivista, Crapula Club, In fuga dalla bocciofila, A few Words, Street Book Magazine, L’inquieto, L’indiscreto, D di Repubblica per l’oroscopo di Marco Pesatori, Perfect Magazine, Stanza251, Ful, Valigia Blu. Scrivere queste liste sta diventando difficile come dire se vuoi più bene al babbo o alla mamma, o scrivere le dediche nei libri che hai venduto perché provi a metterci dentro tutto, e ti sembra sempre di aver scordato qualcosa.
Intervista a cura di ItaliansBookitBetter