ItaliansBookitBetter incontra Laura Fusconi (1)

ItaliansBookitBetter incontra Laura Fusconi

Nome LauraRisultati immagini per laura fusconi

Cognome Fusconi

Nata a Castel San Giovanni (Piacenza) nel 1990

Riviste effe, Verde Rivista, HorizonteFutura CorriereAchab, Rassegna di Oblique

Libri Volo di paglia (Fazi 2018)

Segni letterari voce chiara e riconoscibile, doppio binario temporale, legami tra passato e presente, tema dell’infanzia, passato che contamina il presente, i limiti imposti dalla morale comune, dialoghi e monologhi sapientemente usati, il dolore dei bambini, il dolore ereditato dai padri, senso di morte e perdita, inquietudine e ossessioni, storie popolate da fantasmi

Citazione 

Tommaso guardò Camillo e gli parve che lo sguardo dell’amico si spingesse oltre, fino alla scalinata dove tante volte s’era seduto con Lia Draghi.

“È colpa mia”, disse Camillo.

“Non è vero. Non è stata colpa tua” disse Tommaso.

Erano ormai due settimane che si appostavano là, ad ascoltare le grida di Gerardo Draghi che si perdevano nella vallata. Questione di giorni, avevano sentito dire, ma sembrava che non morisse mai.

 

da “Volo di paglia”

 

IBIB Ti andrebbe di raccontarci come nasce l’idea di “Volo di paglia”?

LF La storia di Volo di paglia è nata da tante suggestioni: arriva dalla mia infanzia e da vecchie fotografie. Sono cresciuta con tante storie, diverse ogni volta che venivano raccontate: con gli anni si sono sedimentate assieme ai ricordi, ai luoghi, alle voci di tante persone. L’idea di fondo è che il passato non può essere archiviato, soprattutto se implica dolore: l’unica via è affrontare onestamente ciò che rimane di irrisolto. 

IBIB In “Volo di paglia” come in alcuni tuoi racconti (Le bambole non muoiono, Cinque coniglietti e La figlia del padrone) ricorre il tema dell’infanzia. Perché hai deciso di servirti dello sguardo dei bambini?

LF Per un bambino tutto è ancora da interpretare, il mondo e le scelte degli adulti misteriose e incomprensibili, il futuro qualcosa di lontano che non li riguarda.

Mi piace scrivere dell’infanzia, dei mondi che i bambini creano e dei mostri che riescono a sconfiggere. Sono convinta che l’infanzia sia un momento cruciale, delicato, a prescindere dall’epoca storica: un dolore inferto ai bambini non finisce con l’infanzia ma continua nell’età adulta, e come un morbo infetta altri bambini e poi altri ancora finché non ci si decide a risolvere ciò che del passato è rimasto irrisolto. 

IBIB Il romanzo e i racconti sono ambientati nella Provincia e in particolare in campagna. I tuoi protagonisti vivono in piccole comunità circondati da spazi sconfinati ma allo stesso tempo costretti da quello che penserà la gente. Mi ha molto colpito questa discrepanza e l’idea che spesso siamo noi stessi (la comunità in cui viviamo) a porre dei limiti alle nostre libertà.

LF Quella che evoco in Volo di paglia è l’atmosfera della provincia in cui sono cresciuta. È davvero una realtà contraddittoria dove alla libertà dello spazio geografico si contrappone di frequente la ristrettezza della mentalità degli abitanti, una mentalità giudicante e talvolta caratterizzata da meschinità, pregiudizi e spesso da vigliaccheria. Mi sento di dire però che questo, durante il fascismo, rappresentava la mentalità più diffusa, indipendentemente dai luoghi. Questa situazione in qualche modo paradossale in cui a spazi aperti corrisponde una mentalità chiusa è qualcosa che rifiuto, ma che al tempo stesso mi affascina approfondire. 

IBIB Nel romanzo il passato lascia degli strascichi. Il dolore è percepibile anche a distanza di cinquant’anni e passa come un’eredità dai padri ai figli e ai nipoti che abitano la Valle. Quanto è importante conoscere il nostro passato e affrontarlo? Mara è forse l’unica che non si nasconde e scava anche nel passato per non arrendersi al dolore.

LF In Volo di paglia parlo di un male che dal passato contamina il presente: il dolore diventa tangibile, infesta i luoghi e contagia a distanza di cinquant’anni i nuovi abitanti della vallata. Penso che affrontare il passato è l’unica via, che insistere sulla memoria sia necessario per evitare di ripetere gli stessi gli errori: la memoria dovrebbe essere interiorizzata e fatta propria da ciascuno, in modo da costituire la base del presente. 

Mara è, di tutto il romanzo, il personaggio risolutivo: con la sua consapevolezza e con la forza di guardare in faccia i fantasmi del passato rende possibile il futuro e accettabile la speranza.

IBIB Uno dei tuoi personaggi Gerardo Draghi è un ras fascista che tiene sotto scacco la Valle. Un uomo violento, prepotente e razzista. Un uomo piccolo e meschino che giganteggia grazie alla paura che incute negli altri. L’unico a non farsi schiacciare è il parroco Don Antonio che viene guardato con ammirazione dai parrocchiani ma lasciato solo a combattere Draghi e i fascisti. In questo periodo in cui sembrano tornati di moda alcuni modi di fare si ha l’impressione che questo sia un Paese con una memoria terribilmente corta.

LF Credo che il fascismo continui ad avere successo perché giustifica e sdogana gli istinti peggiori che ognuno si ritrova dentro. Nel caso di Draghi il fascismo non ha niente di ideologico ma è semplicemente la possibilità di spadroneggiare, affermarsi come altrimenti non potrebbe fare. Per evitare che l’odio si riproponga penso che si debba mantenere altissimo il livello di attenzione e consapevolezza: ricordare e comprendere ciò che ci ha preceduto è il modo migliore per anticipare il futuro e fare le scelte giuste nel presente.

Don Antonio è una delle figure adulte più positive del romanzo. Immaginando l’ultimo incontro con il ras, ho voluto attribuirgli quella che ritengo che sia una delle doti più importanti di chi si professa cristiano: la capacità di sospendere il giudizio, lasciandolo a Dio, e di perdonare. 

IBIB In “Volo di paglia” ci racconti, senza edulcorarlo, il dolore dei bambini. In particolare del vuoto che lascia in Lia e Lidia il non sentirsi amati.

LF I bambini sono capaci di trasfigurare la realtà. Questo li rende meno fragili: è sufficiente che abbiano un punto fermo nella loro vita per affrontare anche i drammi più tremendi. Ma qualche volta i punti fermi vengono a mancare del tutto. Lia non può contare sull’affetto del padre, Lidia sull’amicizia di Luca.

Sono convinta che il passato determini il presente anche a livello familiare, nel bene e nel male: il dolore è una costante e l’unico modo di superarlo è affrontarlo.

IBIB Il tuo è un romanzo costruito su un doppio binario temporale: gli anni ’40 e la fine degli anni ’90. Come mai questa scelta?

LF Nel romanzo volevo indagare gli strani meccanismi per cui il presente si lega passato ed è da esso determinato: due bambini che, negli anni Novanta, giocano in una vecchia casa in rovina si ritrovano, inizialmente senza saperlo, a ripetere i giochi e a rivivere i dolori di chi, tra quelle mura, era stato bambino cinquant’anni prima. 

IBIB Una delle cose che accomuna i tuoi personaggi sia nel libro che nei racconti è la reazione ad un trauma. Nelle tue storie c’è sempre un elemento di rottura che cambierà il corso degli eventi e le vite dei protagonisti.

LF Credo che la vita di ciascuno sia scandita da fatti traumatici. È un po’ come se fosse caratterizzata da linee e punti, come nella comunicazione telegrafica: linee che rappresentano periodi di relativa calma e punti che scardinano equilibri apparentemente immutabili.  Questo andamento, che inizialmente può sembrare solo negativo, alla lunga, in qualche modo, diventa un’occasione. Se all’inizio mi spaventava, adesso lo vedo come un percorso di crescita. Voglio raccontare quei momenti lì, quegli equilibri saltati per aria, quei punti che cambiano tutto.

IBIB Come ti sei ritrovata a scrivere per le riviste? È stata utile come esperienza anche durante il romanzo?

LF Sono convinta che le riviste letterarie siano un’occasione per chi vuole scrivere, una tappa fondamentale nel percorso di un autore dato che rappresentano il primo momento di confronto con l’editoria e il pubblico. È stato molto utile scrivere per riviste durante la stesura del romanzo: mi ha aiutato a non ripetere più certi errori e soprattutto a diventare più consapevole del mio ritmo e delle potenzialità della scrittura stessa. 

IBIB “Volo di paglia” è stato il tuo esordio. Ti va di raccontarci come sono stati questi mesi. L’uscita del libro, il tour di presentazione, interviste, il rapporto con i lettori etc.

LF Sono stati mesi frenetici. Ho visto città che non avevo mai visto e ho conosciuto persone bellissime. Ogni volta che mi avvicina un lettore penso che si sia sbagliato, che in realtà voleva parlare con qualcun altro. Ci metto sempre un secondo in più a dirmi: “Sta parlando del tuo libro, Volo di paglia, ricordi? Quello che hai scritto tu”. Penso che non mi abituerò mai. Come non mi abituerò mai a parlare in pubblico: il panico pre presentazione resta ancora una costante.    

Grazie Laura! 

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