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ItaliansBookitBetter incontra Giovanni Bitetto

Nome Giovanni 

Cognome Bitetto 

Nato a Andria nel 1992FB_IMG_1583882174380

Riviste effe – Periodico di Altre NarrativitàNazione Indiana, L’Indiscreto,  TerraNullius

Libri  Odi. Quindici declinazioni di un sentimento (effequ), Scavare (Italo Svevo)

Segni letterari scrittura raffinata, monologo interiore, tagliente analisi sociale, ambivalenza amicizia, trappole della provincia borghese, critica al sistema culturale ed editoriale nostrano, confronto tra filosofia e scrittura, fragilità e idiosincrasie, vicinanza alla malattia e alla morte

Citazione 

Non potevo più riflettermi in te, eri uno specchio incrinato e lontano nella memoria ancor prima che nello spazio. Nessun altro fungeva da banco di prova per le idee, tribunale giudicante delle mie azioni, confine da superare, sprone, anche nella collera, a migliorare. Dovevo fabbricarmi un nuovo avversario, con quel delirante esercizio di stile cercavo di ritrovarlo in me stesso, spezzettare l’ego fino a riconoscere l’ennesimo antagonista. Un rivale necessario ma innocuo, di cui avevo chiare tutte le criticità, e che avrei facilmente saputo sconfigger. Forse avevo individuato un modo semplice di venire a patti con l’ambizione: competere con me stesso per risultare sia lo sconfitto che il vincitore, sia il carnefice che l’innocente.

 

IBIB Come nasce l’idea di “Scavare” e come è avvenuto l’incontro con la casa editrice Italo Svevo?

GB Volevo raccontare l’ambivalenza insita nell’amicizia: da una parte la fratellanza e dall’altra la possibile competizione. Scrivendo ho capito che potevo toccare altri punti: la dicotomia fra scrittura e filosofia – i due protagonisti sono uno scrittore e un filosofo -, i diversi modi di reagire al dolore – o fuggire da esso -,le piccinerie del mondo culturale nostrano – quello editoriale e quello accademico. L’incontro con la casa editrice è avvenuto in modo molto naturale: ho mandato il più classico dei manoscritti. L’attenzione di Alberto Gaffi e di Dario De Cristofaro ha fatto il resto.

IBIB Il primissimo incontro tra i due amici, la cui storia è raccontata in Scavare, avviene durante una scena di violenza. Alle medie il protagonista viene picchiato in bagno da un gruppo di bulli e in quel momento vede passare quello che sarà il suo migliore amico per niente toccato da quello che sta accadendo. Mi è parso che la violenza (meno manifesta rispetto a questo singolo episodio ma più intesa come strisciante aggressività) e una certa reciproca indifferenza nei confronti dei reali bisogni dell’altro abbiano continuato a caratterizzare il loro rapporto anche successivamente.

GB Più che una violenza manifesta è una competizione intellettuale che si trasforma in dissidio. Da una parte c’è lo scrittore, il narratore, che sa di non poter arrivare a una verità certa tramite la letteratura; dall’altra il filosofo che, secondo quanto pensa lo scrittore, ambisce alla verità tramite il concetto. Il loro incontro-scontro è dettato da un individualismo malsano, frutto delle esperienze poco felici e del clima in cui vivono, che trasforma entrambi, agli occhi dell’altro, in uno specchio delle proprie frustrazioni. Ciascuno dei due cerca di imputare all’altro le idiosincrasie personali con cui non riescono a fare i conti.

IBIB In Scavare come nel tuo racconto “Il tunnel” racconti della scoperta, dell’ambiguità (in parte anche in “La rivista”), della rivalità e delle sfide continue che animano alcune amicizie. Sfide e traguardi da raggiungere per essere riconosciuto valido e degno di amicizia.

GB Primariamente riconosciuti agli occhi dell’altro, ma in senso lato riconosciuti agli occhi della società. L’individualismo che attanaglia i due non è frutto di un moto personale, ma è la risposta a una realtà di cui provano le contraddizioni. Prima un Sud il cui vuoto simbolico spinge molti a partire, poi una città dal forte patrimonio – Bologna – che nasconde però lo svuotamento di questo racconto, ridotto a cartolina per turisti. Entrambi, venuti da difficili esperienze familiari, cercano una catarsi nel pensiero. Ma il mondo culturale li priva ben presto di ogni meraviglia. Da qui nasce un doloroso dubbio: rimanere se stessi nella clandestinità o adeguarsi alla burocrazia del pensiero che detta il moto farsesco della cultura/società italiana?

IBIB Una delle cose che mi ha molto colpito leggendo Scavare è la scelta di non aver dato nomi a nessun personaggio del romanzo.

GB Ho immaginato ogni personaggio come una maschera, e il romanzo come un palcoscenico su cui si avvicendano le varie parti in causa. Non mi interessa raccontare “semplicemente” una storia, mi interessa ragionare in maniera tematica di ciò che è evocato. Non mi interessa essere un narratore puro, vorrei riuscire a soppesare le scelte morali dei personaggi costruiti sulla pagina.

IBIB In Scavare, come in “Gabicce Mare”, c’è la famiglia, la disillusione nei confronti dei genitori (in particolare il padre) e allo stesso tempo della difficoltà a ritrovarsi adulti e padroni del proprio destino. Le maschere che indossiamo per cercare di non far prendere il sopravvento alle nostre paure.

GB Nella storia che racconto la famiglia è un orizzonte totalizzante. In un contesto di vuoto simbolico – come quello del Sud – l’unica istituzione a sopravvivere è quella familiare. Una cellula che molte volte si scopre essere cancerosa, infettare chi vive all’interno. Nell’animo dei protagonisti il primo moto verso il pensiero è dettato proprio da esigenze di fuga, la volontà di trovare una spiegazione ai conflitti che smembrano le rispettive famiglie. Il tentativo di una catarsi dal dolore che li porterà a ragionare in modo ambizioso, spingendosi verso nuove sofferenze.

IBIB Oltre a scrivere racconti per le riviste la tua maggiore produzione online riguarda le recensioni letterarie. Com’è oggi trovarsi dall’altra parte?

GB Quella di recensore e critico in senso lato è un’attività che ho iniziato ormai qualche anno fa. Ero giovanissimo e ispirato da un forte senso di meraviglia. Al giorno d’oggi, dopo aver letto la fetta più nobile della produzione contemporanea, sono molto meno entusiasta. Nonostante ci siamo ottimi titoli in giro è difficili che questi risaltino in mezzo a una produzione sovrabbondante. Non voglio dire che tutto sia mediocre, ma di sicuro è omologato, piegato a logiche editoriali e culturali che, nel migliore dei casi, tarpano le ali a ciò che inizialmente ha potenziale eversivo. Molti libri vengono castrati per esigenze di mercato, costretti in forme di presunta “leggibilità” che non ne rispecchiano la natura. Per questo – e perché è una fatica che spesso non viene adeguatamente retribuita – esercito sempre meno la penna sul piano critico.

IBIB Ti va di parlarci della tua esperienza con le riviste letterarie?

GB Il panorama delle riviste letterarie è variegato e non sempre roseo. Ci sono molte esperienze degne di nota, e sono quelle più longeve. Alcune, anche defunte, sono ricordate nella coscienza collettiva del mondo culturale. Tuttavia oggi è facile improvvisarsi critici: ovunque spuntano progetti fallimentari, privi di qualsiasi prestigio e autorevolezza. Ormai è l’intero mondo a funzionare così: nicchie che si parlano addosso e si autoconvincono di quello che dicono perché hanno un piccolo seguito. Il mio consiglio è di diffidare cento volte di ciò che si legge in giro: se un progetto culturale è valido lo dimostrerà il tempo, le cose fatte, la capacità di radicarsi e di portare avanti un discorso.

IBIB Secondo te dove si collocano le riviste e i collettivi di scrittura nel panorama culturale italiano?

GB In giro c’è tanta buona volontà, tanta passione che trova sfogo nei modi più disparati. Non tutti però mi sembrano centrati. Un grande male dei nostri tempi è la mancanza di gerarchie, di metri di paragone certi per testare la validità di un discorso o di un progetto. La nostra libertà sfocia nel bieco dilettantismo. Il panorama editoriale è frammentario, le case editrici saturano il mercato perché sanno che venderanno poche copie di ogni titolo, e dunque cercano di massimizzare i profitti. È facile pescare dal sottobosco delle riviste, in cui anche un idiota può avere il suo piccolo seguito. Non ci si aspetta di trovare il nuovo Calvino, ma di vendere un centinaio di copie sbandierando la gloria posticcia di qualcuno pescato da una nicchia a caso. Per questo dico che, se un lettore è avveduto, ci pensa dieci volte prima di dare credito a ciò che legge in giro.

IBIB Ti giro una delle domande che fa il tuo protagonista “scavare nel proprio animo o seppellirsi nelle cose del mondo”?

GB Per me seppellirsi nella cose del mondo significa accettarlo per come è, senza metterne in discussione il funzionamento. È la scelta di tante menti, anche brillanti, che preferiscono il lato ingegneristico – quello del “come” – piuttosto che quello speculativo più attento al “perché”. Con “scavare nel proprio animo” volevo intendere il contrario, un momento di riflessione che mette alla berlina le idiosincrasie di ciascuno, e genera una distanza fra noi e il mondo. In questo spazio dobbiamo operare, ragionando e giudicando, correggendo ciò che non va bene di questo universo che siamo chiamati ad abitare.

Grazie Giovanni!

 

 

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