La rubrica Echi – a cura di ItaliansBookitBetter – nasce da quel senso di malessere che il veloce scadere dei libri porta con sé. Esistono libri che hanno la colpa di essere pubblicati da mesi e cadono nel dimenticatoio, diventando invisibili, indipendentemente dal loro valore, solo in base al criterio del tempo che è passato. Il senso di Echi è quello di non permettere che accada, almeno per alcuni di loro, e far rivivere nella memoria libri vicini e distanti, ma mai passati.
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La vipera di Peringuey, nome scientifico Betis peringuey, è un serpente velenoso di piccole dimensioni. Una delle poche specie animali che riesce a sopravvivere nel deserto della Namibia. Per proteggersi dal sole rovente si interra negli strati più freschi della sabbia lasciando esposti in superficie solo narici e occhi. Nascosta tra la brillante sabbia bruna del deserto spuntano solo due fessure che sembrano tenere sotto controllo il mondo in attesa degli eventi.
Pensando alla vipera di Peringuey mi sono tornati in mente gli occhi di Lello che tengono sotto traccia il fosso e i suoi loschi movimenti. Il fosso divide il paese vecchio dalla zona nuova ed è il centro nevralgico delle giornate di Lello e degli altri protagonisti di “Tutte le promesse. Una storia apocrifa” di Raffaele Mozzillo pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Effequ.
Nel fosso si nascondono gli innamorati per baciarsi, i tossici per farsi, i ragazzini per giocare, i delinquenti gettano cadaveri e pestano persone. Il fosso è il luogo dove non esistono regole, ogni azione è permessa e s’impara ad adattarsi alla vita di merda che ti è toccata in sorte. Ed è lì che Lello impara a mimetizzarsi sullo sfondo per sopravvivere allo schifo che lo circonda.
I migranti schiavizzati nei campi, gli operai delle fabbriche decimati dal tumore, le vittime dei deliri di onnipotenza dei boss locali, lo spaccio di droga che impegna anche bambini e donne anziane sono la quotidianità di una periferia dimenticata da Dio e dagli uomini dove Lello vive la sua adolescenza. La domenica con i suoi riti: il ragù, la pennichella e la partita del Napoli ad illuderti che un giorno essere diversi possa essere possibile. Scappare, crescere in un posto lontano. Provare ad essere migliori. La presenza rassicurante di Nonna Parolisi che snocciola il suo rosario cantando la sua nenia in cerca di una protezione divina che sembra non voler arrivare. Lello che trova pace quando tiene la sua mano in quella di Mariarosaria, che le racconta le storie dei cartoni animati che lei non ha mai visto, che si sente lo stomaco in subbuglio quando la guarda, che si arrabbia quando lei non gli dà retta e che prova a proteggerla anche se pure lui ha paura.
Mozzillo racconta la storia di una periferia in cui un ragazzino impara a prendere le misure di un mondo marcio dove gli adulti portano solo brutture o assenza. Un racconto crudo in cui aleggia continuamente un senso di morte e di abbandono. Un posto cupo in cui fare come niente fosse è l’unico modo per stare al mondo. L’amore che riesce a mettere radici ovunque e la paura che in qualche modo ti sostiene.
Ogni capitolo è una promessa disattesa. Una speranza che ci sia un altro modo per campare.
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Raffaele Mozzillo è nato a Caserta nel 1974 e ha vissuto fino alla soglia dei trent’anni in una zona di confine tra la provincia di Caserta e quella di Napoli. Dopo una tappa a Dublino, si è trasferito a Roma dove lavora come editor e redattore per agenzie ed editori tra cui Newton Compton. Ha curato per Perrone editore, insieme a Enos Rota, l’antologia d’ispirazione tondelliana Cronache dagli anni Zero (2010). Suoi racconti sono stati pubblicati su Ellittico, Terranullius, Doppiozeroe Nuova Prova.
Animali e nome scientifici? Hai subito calamitato la mia attenzione.
Il veleno, che ognuno di noi si porta dentro, è da dosare come nelle vipere. Ultimamente poi ho anche letto “Io non ho paura” e il fosso che tu descrivi è la declinazioni di tanti fossi usati, troppo spesso, per nascondere, nascondersi e occultare quanto di più nefasto la società non accetta e rifiuta. È un mettere sotto al tappeto all’ennesima potenza.
Ma, al di là delle tua bravura nel riassumere immagini e incuriosire il lettore, sono molto contento che l’idea di Echi e i suoi contenuti siano presenti sul sito.
Al prossimo eco di lettura.