Da fan dell’autore, a una prima lettura ho trovato Brando (Edizioni Efesto) un’occasione mancata. Seguo la pagina di Paolo Longarini da quando ancora si chiamava “Servitevi da soli” e raccontava degli incontri con i clienti più stravaganti e le loro richieste assurde. La pagina è cresciuta col tempo, come lo stile dell’autore, sempre più personale e riconoscibile, grazie anche alla sua vena citazionista. Ha un modo particolare di raccontare e gli riesce molto facile divertire o emozionare grazie al suo sguardo attento. Ma un romanzo, seppur breve, non è un post su Facebook, per quanto lungo.
Il libro ha spunti narrativi decisamente interessanti e racconta la storia di Alessio, un vecchio dal carattere apparentemente duro. Il vecchio sceglie di punirsi eliminando ogni possibile contatto con il mondo esterno. Le motivazioni di questa decisione vanno ricercate in una di quelle pagine buie della nostra storia con cui non abbiamo mai voluto fare davvero i conti. Il protagonista di Brando decide di assumersi le responsabilità a livello personale, diventando giudice e carceriere di se stesso. Paolo Longarini ci parla di una vita qualunque, Alessio potrebbe essere il nostro invisibile vicino di casa o l’anziano che incrociamo a volte per strada, di cui ignoriamo tutto, immaginiamo viva nel nostro stesso quartiere ma non sappiamo dove.
A mio personalissimo parere, la storia avrebbe meritato più spazio, e questo è il grande limite del libro. Si sarebbe potuto raccontare altre cose, ad esempio qualche ora in più di libertà tra quelle che si concede il misantropo protagonista, conoscerlo meglio, nei momenti di solitudine o assieme a Brando, il cane che dà il nome al libro. Anche i personaggi secondari necessiterebbero di un maggior approfondimento, a volte sembrano esistere solo perché funzionali alla storia. Nemmeno il gustosissimo Mammolo – piacevole racconto extra – basta per farsi perdonare la mancanza di riguardo per una storia troppo breve per le sue potenzialità (e diciamocelo, anche un editing più accurato). L’intuizione alla base è buona (ma se ne può parlare poco per non svelare troppo) e deve essere chiaro: il romanzo è valido e anche la struttura temporale non lineare dei capitoli funziona benissimo, con qualche pagina emozionante ed altre divertenti. Ma serviva più coraggio e crederci fino in fondo. Spero che Paolo Longarini proponga presto un secondo tentativo narrativo, perché per me non può nascondersi: ha talento e il suo è uno stile fresco e originale. Io aspetterò sempre Brando in una versione completa anche se difficilmente la mia richiesta sarà esaudita.
Voglio aggiungere una nota sulla premessa del libro: condivido in pieno il bisogno di non avere regole definite quando si scrive, il nostro collettivo non mette limiti di spazio per la pubblicazione, nonostante tutti ripetano che i racconti online debbano essere brevi altrimenti rischiano di non esser letti.
Per essere sintetici: leggete Brando, di Paolo Longarini, perché è un bel libro un po’ anarchico (almeno per quanto riguarda la numerazione dei capitoli) e tratta spunti interessanti in maniera scorrevole e vivace, ma soprattutto per immaginarvi quanto sarebbe stato notevole se il suo autore fosse andato avanti, prendendosi il tempo necessario per svilupparlo. Perché quello che c’è, merita davvero tanto.